[Intergas] Le acque minerali fuorilegge

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Aihe: [Intergas] Le acque minerali fuorilegge
Vi invio questo interessante articolo tratto dal Manifesto di ieri. Sono
115 le etichette di acque minerali fuori legge.

Un abbraccio, Stefano


L'amaro calice delle acque minerali
Il ministero della salute con un decreto legge dichiara fuori norma 115
etichette
Da gennaio, Italia a secco Sospese le acque minerali che non hanno certificato
al ministero i livelli di antimonio, arsenico e manganese. Toccherà alle
Regioni prendere gli eventuali provvedimenti
LUCA FAZIO
MILANO
L'acqua del rubinetto è generalmente buona e (ancora) economica, mentre
l'acqua minerale in bottiglia è generalmente poco trasparente e costosa
(43 centesimi di euro per metro cubo contro 300-500 euro per metro cubo).
Detto così l'assioma potrebbe sembrare un po' ideologico e dunque tutto
da dimostrare. Ma questa volta è proprio il ministero della salute (con
decreto legge del 28 dicembre 2004) a mettere nero su bianco l'imbevibile
realtà: in questo momento nei negozi di tutta Italia sono in vendita 115
acque minerali fuori legge perché non hanno comunicato i dati relativi ai
parametri di antimonio, arsenico e manganese. Non è un semplice impiccio
burocratico, significa che più di un terzo delle marche di acque minerali
dovrebbe essere ritirato dal mercato perché probabilmente contiene sostanze
nocive in quantità superiori a quelle consentite per legge (dal rubinetto
di casa non può uscire acqua con più di 10 mg/l di arsenico, limite che
è stato imposto solo un anno fa anche alle multinazionali delle acque minerali).

Il decreto non è altro che un atto dovuto in seguito al recepimento della
direttiva europea 2003/40 che impone parametri più severi per alcune sostanze
pericolose per la salute, in linea con quanto previsto già da tempo per
l'acqua potabile. Prima del lungo elenco di marche inadempienti (consultabile
sul sito www.gazzettaufficiale.it) si legge: «in considerazione della mancata
ricezione dei certificati analitici entro il termine del 31 ottobre 2004,
è sospesa, a far data dall'1 gennaio 2005, la validità dei decreti di riconoscimento
delle seguenti acque minerali». Nell'elenco non figurano le marche dei pochi
gruppi che hanno in mano i due terzi della produzione (San Pellegrino/Nestlé,
San Benedetto Italaque/Danone, Uliveto/Rocchetta, Spumador, Norda e San
Gemini), ma non è escluso che alcune etichette diffuse a livello locale
rientrino nell'orbita delle multinazionali.

Le acque messe all'indice pescano nelle fonti di tutta Italia (Bari, Udine,
Sassari, Rimini, Modena, Cuneo, Napoli, Vibo Valentia, Messina, Brescia,
Vercelli, Savona, Lecce, Parma, Ancona, Arezzo, Como, Catanzaro, Massa,
Firenze, Siena, Padova, Bergamo, Ascoli Piceno, Treviso...). A questo punto
dovrebbero intervenire tutte le Regioni coinvolte dal provvedimento, sospendendo
la concessione per attingere le acque dalle fonti e stabilendo i tempi per
l'eventuale ritiro dei prodotti in commercio - a meno che alle aziende in
questione non venga concessa una improbabile proroga per mettersi in regola.
In attesa di ulteriori sviluppi (i Nas ancora non sono stati chiamati a
intervenire), per Giuseppe Altamore, giornalista di Famiglia Cristiana e
autore del libro Qualcuno vuol darcela a bere. Acqua minerale: uno scandalo
sommerso (Fratelli Frilli Editore), ce n'è comunque abbastanza per un brindisi.
«Finalmente - dice - dopo anni di comportamenti poco comprensibili, il ministero
della Salute ha deciso di stare dalla parte dei cittadini consumatori. La
pubblicazione dell'elenco delle acque minerali fuori norma è una scelta
trasparente e coraggiosa allo stesso tempo, ma per anni i consumatori hanno
bevuto qualcosa che forse ha causato danni alla salute».