[Lecce-sf] UCRAINA

Üzenet törlése

Válasz az üzenetre
Szerző: siempre@virgilio.it
Dátum:  
Tárgy: [Lecce-sf] UCRAINA
L'Ucraina è una posta troppo alta
di Giulietto Chiesa



Avevamo archiviato la Russia, sotto le diciture varie di partner dell'occidente,
inglobata, normalizzata, capitalista, democratica, addomesticata, inoffensiva,
un pò cadente, fuori moda, folklore ecc. Più o meno tranquillizzanti, tutte
le diciture, gli aggettivi e i gerundi. Eravamo certi di avere vinto, definitivamente.
Passata la tempesta odo augelli far festa.... I baltici glieli abbiamo portati
via e adesso sono in Europa, felici e contenti. L'Ucraina sarebbe caduta
come una pera al momento giusto di maturazione.


La Bielorussia di Lukashenko sarebbe stata un ossicino soltanto un tantino
più duro da sgretolare. Laggiù in Asia la guerra afghana di George Bush
era stata efficace: non tanto e non solo per far fuori i taleban ormai scomodi
e - com'erano sempre stati - anche repellenti. No, il risultato migliore
era stato quello di avere portato via dalle grinfie dell'orso ormai domato
tre repubbliche dell'Asia Centrale ex sovietica, e di avere piazzato basi
americane in Kirghizia e Uzbekistan... Più a ovest, detronizzato il vecchio
e un pò rintontonito Eduard Shevardnadze, anche la Georgia era ormai entrata
nell'area di influenza degli Stati Uniti e della Nato.

L'Azerbajgian aveva già cambiato padrone con la buon'anima di Gheidar Aliev,
ed era da tempo divenuto il luogo dove molti ex segretari di Stato Usa andavano
a tenere conferenze ben pagate, aprivano uffici di consulenza, benedicevano
gli affari delle grandi compagnie petrolifere. Ci si poteva dunque occupare
d'altro. Per esempio di dichiarare guerra all'Irak, e di esportare la democrazia
americana in tutto il resto del mondo. Poi, improvvisamente, ecco che il
leader del partner democratico e capitalista, senza nemmeno avvertire, senza
un minimo di cortesia, dopo aver tanto sorriso, dato e ricevuto pacche sulle
spalle a Bush e Berlusconi, a Chirac e Shroeder, a Blair e a tutti gli altri,
comunica freddamente al resto del mondo di avere armi strategiche del tutto
nuove, inedite, imparabili.

Informa i suoi dirimpettai d'oltre Atlantico - e, per conoscenza, anche
i vicini cinesi, che sono molto amici, ma anche molto grossi e sempre più
potenti - che la Russia ha missili capaci di sollevare 14, 4 tonnellate
di armamenti nucleari, ben distribuiti in dieci testate indipendenti ciascuno,
in grado di scendere a terra con traiettorie imprevedibili, velocissimi
e manovrabili, insomma così strani da rendere vano ogni tentativo di intercettarli
prima che giungano a destinazione. Cosa significa tutto questo? Putin Vladimir
Vladimirovic fa un pò di voluta confusione parlando di necessità di perfezionare
la lotta contro il terrorismo internazionale. Ma è del tutto evidente che
questo tipo di armi non ha nulla a che vedere con il terrorismo internazionale
(a meno di non supporre che Bush considera gli Stati Uniti come dei terroristi
internazionali, per la qual cosa avrebbe parecchie ragioni).

In realtà riafferma senza mezzi termini il ruolo della Russia come potenza
mondiale, con la quale occorre di nuovo fare i conti. Altro che partner
subalterno e pronto a incassare schiaffoni economici, politici e geostrategici!
Il presidente russo dice quello che l'Occidente aveva voluto dimenticare:
che la Russia è un paese dalle mille risorse, dotato di alta esperienza
tecnologica e militare, oltre che di profonda e diffusa cultura. Si può
essere poveri , perfino miserabili, si può avere un crollo di natalità,
o vertici di mortalità infantile, si può avere un sistema sanitario ridotto
ai minimi termini, o un elevatissimo tasso di alcolismo - e la Russia è
diventata tutto questo e molto altro ancora, in peggio, grazie ai riformatori
alla Boris Eltsin, applauditi freneticamente dall'Occidente mentre bombardavano
il legittimo parlamento nazionale - ma questo non è sempre sufficiente per
mettere in ginocchio un paese di grandi dimensioni.

E' vero quello che scrisse il marchese De Coustine, e cioè che bisogna andare
in Russia per capire cosa non può fare perfino colui che tutto può. Ma è
anche vero il contrario, se un paese ha dimensioni di scala sufficientemente
vaste. Bisogna andare in Russia per capire che un paese devastato e colonizzato
può conservare risorse immense per risalire la china. Certo non nel tenore
di vita delle sue genti, ma sicuramente nel campo tecnologico e militare.

Così si può dire che la Russia di Putin è un vero disastro sociale e democratico,
ma nello stesso tempo è in grado di costruire le armi più sofisticate del
mondo. Non c'è alcuna contraddizione tra le due cose. Anzi, a ben vedere,
esse sono complementari, e la seconda spiega bene anche la prima. Increduli
o inquieti molti osservatori occidentali pensano adesso che Putin stia barando,
o bluffando. Sbaglieremmo se ci cullassimo in questa ulteriore illusione.


Nel 1999 mi capitò di visitare, tra i primi giornalisti occidentali ammessi
a quelle zone un tempo segretissime, una delle città "Arzamas". Se non ricordo
male aveva il numero 11. Città segrete fatte apposta perchè gli scienziati
che vi lavoravano non potessero mai entrare in contatto con gli stranieri,
le spie, i disturbatori della pubblica quiete come i giornalisti che fanno
il loro mestiere (sempre più rari). La città stava andando a pezzi, gli
edifici non erano stati riparati da molto tempo, come l'asfalto delle strade.
C'era la casa dove Andrei Sakharov aveva lavorato per diversi anni, quasi
sepolta tra le frasche mai potate, anch'essa quasi in rovina. Ma i laboratori
dove ancora si lavorava, anche, in qualche caso, su progetti finanziati
dagli americani, erano lindi ed efficienti. Poveri nel loro aspetto esteriore,
ma tenuti a lucido.

E gli scienziati che ancora li abitavano, pagati con stipendi che avrebbero
fatto vergognare un lavascale di condominio italiano, erano ancora permeati
di un orgoglio inossidabile. Credo che siano stati loro a fare quello che
oggi Putin sbandiera come un suo successo. Non credo quindi che sia un bluff.
Del resto era da almeno due anni che circolavano voci su diverse innovazioni
russe: dai sommergibili atomici, ai nuovi caccia bombardieri supersonici
Sukhoi, ai nuovi missili che, a quanto scrivono le riviste specializzate
in armamenti, sono già stati messi in vendita segretamente agli iraniani
e ai cinesi. Missili di crociera di cui si conosce anche il nome: Moskit
, e che la Nato ha già catalogato come SS-N-22 Sunburn , che viaggiano a
velocità Mach 2,1 due volte quella del suono, trasportando a scelta un carico
nucleare di 200 chiloton ovvero una testata convenzionale di circa 400 chili,
con un sistema di guida che gli permette bruschi e improvvisi mutamenti
di rotta (ecco la novità che potrebbe riguardare le testate multiple dei
missili balistici intercontinentali).

Se Putin disponesse davvero di queste nuove armi ecco che l'equilibrio strategico
dovrebbe essere ridefinito d'accapo in quasi tutte le sue componenti. Resta
da chiedersi perchè mai Putin ha deciso di tirare fuori dal cappello a cilindro
le sue sorprese proprio adesso. Fino all'altro ieri aveva taciuto; adesso,
all'improvviso, fa la frittata. Perchè di una frittata si tratta, cioè di
un processo irreversibile che non può più ritornare alle uova d'origine.
Una risposta forse c'è nella crisi che si è aperta a centro dell'Europa,
e precisamente in Ucraina. Non è una disputa da poco e Putin ha parlato
dei suoi nuovi missili appena prima che esplodesse con il contestatissimo
esito dell'elezione presidenziale. Non è un caso.

L'avvertimento doveva servire a dissuadere gli Stati Uniti e l'Europa dal
forzare la situazione a loro vantaggio, dal tirare la corda oltre il limite
di sopportabilità che Putin può permettersi. Perchè anche lo zar ha i suoi
problemi. L'Ucraina è la sua carta massima, la sua briscola più decisiva.
La zar vuole ricostruire la Grande Russia. Non gl'importa niente del socialismo,
ma pensa agli slavi e ortodossi di Russia, Ucraina, Bielorussia e Kazakhstan,
cui magari aggiungere i cristiani non cattolici di Armenia e, in prospettiva,
di quella Georgia divenuta da poco americana, ma che rimane appesa alle
scelte della Russia in Abkhazia e in Ossetia del Sud. Tutto questo era fin
troppo chiaro anche due anni fa. E Putin cedette mezza Asia Centrale ex
sovietica per avere in cambio l'autorizzazione a questo disegno. Non so
se Bush gliela firmò.

Quello ch'è ora evidente è che un precipitare dell'Ucraina fuori dalla sfera
d'influenza russa e il suo ricadere, con un grande tonfo, nel campo occidentale,
nella Nato, nell'Europa, sarebbe la fine della grandeur putiniana. Con tante,
forse troppe ricadute negative anche sulla figura del nuovo zar, disinnescato
in casa propria dall'imperatore che non fa più sconti a nessuno. Ecco perchè
adesso i missili fanno comodo: politicamente. Per dire a Washington che
non può andare troppo oltre se non vuole innescare una drammatica contrapposizione.
E' troppo presto per cogliere tutte le ripercussioni della mossa di Putin.
Ma una è già fin troppo chiara: la politica del disarmo, inaugurata da Gorbaciov,
è stata ormai cancellata del tutto. Ricomincia al contrario una grande,
triplice, corsa al riarmo.

Bush dovrà inventarsi un'altra cosa rispetto allo scudo spaziale che è già
obsoleto prima ancora di essere entrato in funzione, e dopo che è già costato
circa 20 miliardi di dollari. Ovvio che qualcosa troverà, perchè a ogni
arma, prima o poi, corrisponde un'arma uguale e contraria, oppure disuguale
ma altrettanto efficace. I cinesi se ne stanno acquattati, ma stanno facendo
esattamente la stessa cosa, ben consapevoli che questa Russia che risorge
militarmente (e solo militarmente) dal pantano, dovrà anch'essa rimanere
sotto controllo. Il mondo bipolare ha impiegato cinquant'anni per andare
in pezzi; a quello unipolare, per andare in frantumi, sono bastati quattro
anni.

(in uscita sul mensile Galatea) sul sito www.megachip.info