[Incontrotempo] Ospizi:"lager" o servizi di qualità?

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Autor: Domenico Ciardulli
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Assumpte: [Incontrotempo] Ospizi:"lager" o servizi di qualità?
(pubblicato oggi 4 gennaio 2005 su corriere della sera e unità online)

OSPIZI: "LAGER" O SERVIZI DI QUALITA' ?

A proposito di ispezioni NAS nelle case di riposo, dalle quali emerge incuria e abbandono, vorrei fare qualche considerazione.
C'è chi trae da queste cronache di "malassistenza" degli anziani conclusioni affrettate, imputando ai parenti (figli, nipoti) la delega ad altri attraverso i ricoveri.
La tesi semplicistica è: occorre far rimanere gli anziani in casa propria, anche quando non possono più badare a se stessi. Chi non la vorrebbe una soluzione del genere? In un libro dal titolo "Amparo dove vai, storie romane di badanti e badati" con la prefazione del sindaco Veltroni, si racconta la storia di Giuseppe e Letizia, un avvocato ottantenne e un'anziana maestra i quali, con i loro assistenti Amparo e Ousmane, una filippina e un senegalese, vivono amorosamente in un luogo simbolico della città e della storia: Villa Torlonia, ex dimora nobiliare settecentesca, ex dimora privata di Benito Mussolini.
Questa storia rappresenta senza dubbio una dimensione romantica ma bisogna fare i conti con una realtà sociale ben diversa dove il diritto al reddito e all'abitare sono venuti meno. Dove l'esecuzione degli sfratti è implacabile e non risparmia nessuno. Dove le famiglie si frantumano nelle separazioni e nei divorzi in percentuali anno per anno sempre più preoccupanti.
Allora perchè "estremizzare" asserendo che la felicità passa dalla permanenza in casa propria se molto spesso un anziano non ha una casa propria?
Perchè le amministrazioni non dovrebbero farsi carico di soluzioni alloggiative decenti, umane e accoglienti e di servizi di qualità?
Perchè a farsi carico della solitudine degli anziani dovrebbero essere i loro congiunti quando già tante famiglie sono loro stesse seguite dai servizi sociali per motivi di reddito, di separazioni, di minori a rischio..?
Certo, la serenità e lo stare bene dipendono anche dal periodo di vita "precedente" e da come lo si è trascorso.
Su questo, il ceto, i soldi, la cultura, l'istruzione, la fortuna dividono di netto anche la terza età.
Io ho conosciuto anziani felici di starsene in disparte e in autonomia, di non gravare sui propri cari. Starebbero ancora meglio se potessero usufruire di servizi pubblici decenti e non appaltati a questo o a quel privato che spesso trova nell'ospizio la "gallina dalle uova d'oro".
La soluzione pertanto è, a mio avviso, la classica via di mezzo: Occorre senza dubbio potenziare i servizi domiciliari per evitare, per quanto possibile, i ricoveri, ma occorre offrire agli anziani anche piccole comunità residenziali degne di questo nome e inserite nel tessuto cittadino, ma soprattutto gestite direttamente dai Comuni e/o da aziende municipalizzate.
Ciò si potrà avverare quando i nostri amministratori capiranno che le Politiche pubbliche devono essere Politiche per i cittadini.
Domenico Ciardulli
Educatore Professionale Coordinatore dei Servizi






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