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02.01.2005
Oggi è atteso in Italia un volo con 60 superstiti italiani, tra gli ultimi.
Per gli altri dispersi ad una settimana da quel 26 dicembre infausto la
speranza è sempre più esigua. Le autorità tailandesi stanno chiedendo ai
turisti nelle zone colpite di tornarsene a casa. In alcune parti di queste non
è rimasto nulla. Questo è quanto si presenta ai primi soccoritori o agli
emigrati in altri paesi che tornano per cercare di capire cosa è accaduto ai
propri cari. Nella notte un forte sisma ha colpito ancora la provincia di
Aceh. I separatisti Tamil denunciano che i soccorsi sono ostacolati e impediti
nelle zone sotto il loro controllo. Soccorsi ancora inadeguati e in alcuni
casi la somministrazione degli aiuti risulta disumanizzante. Alla Francia
dallUE il coordinamento degli aiuti dei paesi europei. Mentre i 70 milioni di
euro dellaiuto italiano pare siano fatti anche della riconversione del debito
estero da parte del nostro governo per i paesi colpiti. La previsione ONU di
150.000 vittime è ancora valida. Si parla comunque di vittime accertate. E se
si diceva che il numero reale dei morti resterà sconosciuto, ieri il nostro
Ministro degli Esteri Fini ha restituito a tutti lamara realtà: tanti corpi
non saranno più trovati. I riconoscimenti ormai impraticabili, saranno
possibili solo in tempi lunghi attraverso la comparazione del DNA. Il peggio è
dunque arrivato. Insieme a Scelli che ieri era seduto al tavolo del
coordinamento in Farnesina. E Bertolaso? Non pervenuto. Gli americani che dai
loro satelliti avevano "visto" tutto quello che stava per accadere, una
settimana fa hanno deciso che visto che non era nel cortile di casa si poteva
stare a guardare, omettendo di fatto lallarme. Ora con gli elicotteri della
loro marina stanno sfollando profughi indonesiani nellAceh. Unaltra medaglia
per la guerra "del buon cuore" voluta da President Bush per recuperare
immagine di fronte al resto del mondo che da una settimana non sa più niente
di quel che accade in Iraq, dove la marina USA è implicata in più di una
indagine per le torture a prigionieri di guerra. Oggi un giornalista indiano
ha scritto sul suo giornale di come sia assurdo che il "Call Center del mondo"
non abbia saputo gestire una chiamata di allarme alle sue popolazioni. Una
delle tante contraddizioni sottolineate da questa catastrofe che, accaduta in
una parte del mondo, parla del tempo presente di tutto il pianeta. ( fdt.org )
02 gennaio 2005 ore 12.00
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