Caro Gabriele
allora che facciamo ? iniziamo una guerra al governo thay, magari
'umanitaria' ?
a che mira questo, in questo momento ? a sostituirci noi organizzazioni
occidentali ai governi locali?
l' entità della tragedia è apparsa subito a tutte le persone dotate di
capacità ragionative nella sua tragica ampiezza
guarda che non sottovaluto gli argomenti dell' articolo ma ogni cosa a suo
tempo e luogo : è utile sollevare ORA questo problema? e perchè non prima? E
ora, non dopo?
credo sarebbe utile ragionare assieme su questa e altri situazioni
con amicizia
Aldo
----- Original Message -----
From: "Gabriele Focosi" <focosi@???>
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Sent: Friday, December 31, 2004 1:22 PM
Subject: [Forumlucca] Le bugie del governo Thai
REPORTAGE DI REPUBBLICA.IT
Oltre duemila stranieri morti solo a Phuket
ma i conti non tornano. E non è la prima volta
Quei soccorsi ritardati
per le bugie del governo Thai
di RAIMONDO BULTRINI
PHUKET - "Riteniamo che l'ottanta per cento delle persone che risultano
scomparse siamo morte". Con questa dichiarazione forse poco diplomatica ma
realistica, il primo ministro thailandese Thaksin Shinawatra ha reso l'idea
di ciò che aspetta il mondo al prossimo risveglio da questo brutto incubo
che sembra non avere fine.
Le cifre sono agghiaccianti: 6121 scomparsi calcolati dalle diverse
ambasciate di circa 30 paesi, 3689 morti accertati fino a questo momento di
cui - secondo uno sconvolgente e inedito dato fornito dal governatore della
provincia più colpita di Phang Nga, Anuwat Maytheevibulwut - 2027 sarebbero
stranieri e solo 1662 thai. A voler seguire la logica numerica del primo
ministro, risulterebbero alla fine oltre 7000 morti. Ma ci si può fidare di
queste valutazioni? E soprattutto, il governo thailandese dice la verita'?
Anche in questa tragedia, come accade spesso per calamità di gran lunga
inferiori che hanno afflitto il pianeta, c'è stata una sottovalutazione
iniziale.
Tutti ricordano l'iniziale cifra di 200 morti calcolati in tutta la
Thailandia del Sud sulla base dei primi ritrovamenti. Ma è possibile
accettare la totale buonafede di un paese che ha costantemente
sottovalutato altre tragedie di diversa natura ma dalle possibili
catastrofiche conseguenze?
L'esempio più recente è quello dell'influenza dei polli, che nell'ultimo
anno ha provocato ufficialmente la morte di una quarantina di thai. E'
stato ormai accertato che per almeno due mesi nell'inverno scorso il
governo ha volutamente negato la presenza del virus H5N1 per paura delle
conseguenze sull'economia (la Thailandia è tra i piu grossi esportatori di
pollo e una delle mete turistiche più ambite) e sulla stabilità politica
del paese (lo stesso aveva fatto un anno prima la Cina con la Sars), con il
risultato che molte persone, specialmente bambini, si sono ammalate in
tutto il paese per aver avuto contatti diretti con animali morti
apparentemente di semplice influenza.
Quando tutto il mondo scoprì questa ennesima bugia istituzionale, il
premier Thaksin minacciò i suoi ministri di licenziamento se non avessero
"eliminato l'epidemia entro un mese". L'ultimatum è scaduto da due mesi e
sui giornali non si è parlato più dell'influenza aviaria se non per
riferire dei timori dell'Organizzazione mondiale della sanità di una
pandemia globale capace di minacciare la vita di milioni di esseri umani in
tutto il mondo con la mutazione del ceppo virale.
I ministri sono ancora al loro posto, ma molti si chiedono se l'epidemia
sia stata davvero eliminata. E, soprattutto, se un'epidemia che dimostra di
tornare più e più volte a colpire, possa in assoluto svanire per ordine di
un governo.
Questo paradosso può essere direttamente collegato all'ultima ben più
immane tragedia che ha colpito la Thailandia e il mondo. Se infatti le
autorità avessero subito fatto capire ciò che non dev'essere sfuggito certo
ai suoi governatori e kanman, i capivillaggio, forse gli altri paesi
avrebbero potuto inviare prima team di soccorso e mezzi di recupero delle
vittime e, almeno in parte, evitare il rischio della prossima catastrofe
che sembra profilarsi all'orizzonte.
Nelle radio thailandesi questa mattina si sono succeduti decine e decine di
appelli dalle province più remote, quasi del tutto ignorate dai media
internazionali e dagli stessi mezzi di informazione thai. Un cittadino di
Ranong, dove i resort a cinque stelle sono molti di meno di quelli delle
stracitate spiagge di Khao Lak e Patong, ha chiesto al governo perché i
soccorsi sono giunti tanto tardi e in misura tanto irrilevante da aver
costretto gli abitanti a lavorare con le mani nude giorno e notte per
recuperare cadaveri e impedire infezioni.
A sua giustificazione il governo può certamente sostenere che l'entità
della tragedia è stata cosi immane che nessun governo, nemmeno quello col
più efficiente sistema di protezione civile del mondo, avrebbe potuto fare
nulla per alleviare radicalmente le conseguenze per la popolazione. Ma
l'episodio dell'ormai tristemente celebre resort Sofitel Laguna Magica di
Khao Lak con i suoi duemila turisti e thai in parte ancora schiacciati
sotto le macerie e i detriti creati dall'onda è significativo di ciò che
poteva essere fatto e non è stato fatto.
Solo la scoperta di un reporter della radio francese Europe 1 dopo due
giorni e mezzo di silenzio delle autorità ha infatti rivelato al mondo la
storia di questa tomba a cinque stelle che avrebbe potuto illuminare, da
sola, la reale portata della incomparabile tragedia in corso.
Non è dunque retorica stavolta sostenere che poteva essere fatto qualcosa
di più e meglio, molto meglio, pur nei limiti di un governo di un paese in
via di sviluppo che, come Sri Lanka, l'Indonesia, l'India, deve fare i
conti ogni giorno con un budget limitato e una tecnologia insufficiente a
proteggere i propri cittadini e ospiti preziosi per le rispettive economie
nazionali come sono i turisti.
Non è dunque senza una certa necessaria diffidenza che la comunità
internazionale dovrebbe valutare l'ultimo impressionante dato fornito dal
governatore di Phang Nga che parla di un maggior numero di vittime
straniere rispetto a quelle thai. Tra un paio di mesi infatti si terranno
le elezioni politiche nazionali nelle quali il partito del premier Thaksin
conta di riottenere la stragrande maggioranza assoluta nonostante una
diminizione del 16 per cento del Prodotto nazionale lordo e un aumento del
70 pe cento del valore delle azioni della gigantesca holding della sua
famiglia da quando nel 2000 il premier ha vinto la competizione elettorale
con un partito chiamato "i thai amano i thai".
Bisognerà vedere ora quali saranno però le conseguenze della rabbia degli
abitanti delle province più remote, dove i turisti sono una esigua
minoranza solo perché le grandi multinazionali alberghiere non hanno
richiesto le licenze per cementificare coste vergini con mostruosi o
eleganti resort a cinque stelle elargite a suon di euro e dollari pagati al
governo nazionale e a quelli locali.
Tenuti all'oscuro da mass media nazionali solitamente imbavagliati dalla
censura del partito unico "i thai amano i thai", gli abitanti della Terra
dei sorrisi potrebbero ancora credere nel governo di un tycoon
(proprietario di tv, giornali, reti satellitari, catene di supermercati
ecc) che ha promesso al popolo di far diventare tutti ricchi come lui.
Ma le vere favole dovrebbero essere tutte come quella raccontata dalla
nonna all'intelligente direttore dell'Holiday Inn di Phuket, che gli rivelò
attraverso una fiaba il terribile segreto dell'Oceano. "Quando il mare
mostra i suoi tesori - disse la donna al nipotino che il 26 dicembre ha
salvato cosi tutti gli ospiti del suo albergo - non restare imbambolato a
guardarli. Scappa, scappa più lontano che puoi". Cosi ha fatto il manager
dell'Holiday Inn. E cosi avrebbero potuto anche fare governi e protezioni
civili degni di questo nome.
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