Ora gli aiuti e anche dopo
Un evento di questo genere nella storia dei terremoti ha una ricorrenza
statistica ogni 500 anni è quindi tra gli eventi più imprevedibili in assoluto
tra le catastrofi naturali .
Non possiamo prevederlo ma possiamo prevenirne gli effetti peggiori e cioè
avvisare per tempo le popolazioni lungo le coste interessate, quattro ore tra
linizio dellonda e larrivo sulle coste nella sua forma più terribile sono un
lasso di tempo per salvare qualche decina di migliaia di vite umane.
Se lo stesso evento fosse accaduto nella parte delloceano tra gli Stati
Uniti e il Giappone le boe che misurano le onde in mezzo al mare avrebbero
allertato su quello che sarebbe avvenuto e avrebbero consentito di mettersi in
salvo alla gran parte della popolazione.
La nostra Messina fu distrutta dal Sunami ben più che dal terremoto, la
Grecia ha il sistema di allerta con le Boe sulle onde anomale lItalia
ancora no .
Si dice che era impossibile allertare zone che non hanno energia elettrica,
arretrate ecc. ma davvero gli alberghi non erano imbottiti di telefoni
cellulari
satellitari? O i comuni o le prefetture o le strutture sanitarie o le chiese o
le moschee? Purtroppo non se lo aspettavano ed è normale che così fosse, ma non
è normale che quello che è possibile dallaltra parte del pianeta quando come
in questo caso non comporta certo la distruzione di risorse troppo onerose non
venga fatto anche per laltra parte.
Così è stato purtroppo e ora siamo di fronte ad una tragedia che riguarda tre
continenti e decine di milioni di esseri umani, occorre agire e non abbiamo
dubbio che si agirà da parte delle nostre istituzioni per affrontare la prima
emergenza (abbiamo superato la situazione di paesi che ancora oggi non
conoscono
neppure la sorte di interi arcipelaghi) ma non siamo affatto convinti che
sapremo o vorremo affrontare anche la seconda emergenza ovvero dotare queste
popolazioni di impianti di potabilizzazione, di strumenti per la rimessa in
produzione dei suoli agricoli, di barche e mezzi per pescare, di
comunicazioni e
infrastrutture minime di piani di rinascita economica.
Per la seconda emergenza, quella in cui le notizie da questi paesi
diventeranno un fastidio e dalla prima serata passeranno necessariamente in
seconda e poi negli speciali fame nel mondo, occorrono risorse, tante risorse,
occorre coinvolgere il nostro sistema economico in uno straordinario piano per
rinascere dal fango salato che soffocherà i sopravvissuti . Ci piacerebbe
sperare che il nostro leader attuale prenda in mano la situazione, giri per le
cancellerie occidentali mettendo in borsa mezzo punto di PIL Italiano e
chiedendone altrettanto a tutti gli altri paesi occidentali, lo sosterremmo
come
facemmo quando la stessa cosa promesse e poi non mantenne alcuni anni fa,
allora
trionfò la real politik ora forse la sua e la nostra coscienza è in condizione
di capire che non possiamo fare altro.
E giusto e ci conviene, potremmo attrezzarci per uneconomia di pace e non
di guerra, potremmo dotare questi paesi di sistemi di produzione energetica
rinnovabile potremmo ricostruire una agricoltura di sussistenza e non a
monocoltura, potremmo far si che nelle zone dove il terrore e la morte ha
colpito possa nascere una società che sconfigga la fame e si difenda dalle
devastazioni, così avviene nei boschi dopo lincendio la vita ritrova nuovo
vigore purché abbia lacqua per ricrescere, tocca a noi mostrare che ci
sentiamo
appartenenti alla nostra patria umana: la terra.
Fabio Roggiolani
Capogruppo dei Verdi Toscani in consiglio regionale
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