著者: leonid ilijc brezhnev 日付: 題目: [Cerchio] dalla Francia
Ricevo dall?amico XXXXXXXX:
Al nostro autore, e direttore della collana "Orienti" della Bruno
Mondadori, XXXXXXX, è accaduto, all'aereoporto di Parigi, in partenza per
Dakar...
Alle sette e mezza del mattino del 15 dicembre ci imbarchiamo su un aereo,
Charter, Air Horizon, alla volta di Dakar. Appena entriamo sentiamo delle
urla dla fondo dell'aereo. Ci hanno assegnato la penultima fila per cui ci
avviciniamo alla sorgente delle urla e troviamo seduti in fondo due
poliziotti e in mezo, legato come un salame un giovane africano che urla
"je ne suis pas un esclave", "Lasciatemi", "Mamma", "Mi fate male". Ha gli
occhi fuori dalle orbite ed è paonazzo in volto, Urla come un disperato.
Preoccupati ci sediamo e i poliziotti ci dicono che non c'è problema, che
appena l'aereo si alza in volo lui smette. Le hostess ci sorridono. Passa
mezzora così', tre quarti, l'aero non parte e lui continua a urlare e
piangere. I poliziotti lo fanno sparire ogni tanto , piegandolo ( è
ammanettato dietro) e mettendogli un guanto dinanzi alla bocca e gloi
dicono che se non la smette sonop obbligati a fargli questo. I passeggeri
sono visibilmente sconvolti. L'aereo è pieno, ci sono bambini, famiglie. In
più noi siamo a ridosso e ogni volta che loro "puniscono" il clandestino si
muove tutto intorno a noi. I poliziotti ci rassicurano dicendo che fa la
commedia, che fanno sempre così. Siamo in varie persone ad alzarci, infine
io ed un giornalista presente andiamo dal comandante dell'aereo e gli
diciamo che non riusciamo a pensare di potere volare in queste condizioni.
L'amica che ho accanto si sente male, un senegalese che soffre di cuore si
aggiunge a noi e dice al comandante che ha paura e che non può volare così.
Gli chiediamo di farci scendere. L'aereo è ancora attaccato al tubo del
terminal. Lui dice che si occuperà della cosa. Dopo qualche minuto annuncia
che dati i suoi poteri ha deciso di fare scendere il clandestino e la
polizia. Poi viene da noi che ci siamo seduti e ci chiede di dargli il
passaporto perchè ha bisogno dei nostri nomi per sostenere la sua
decisione. Quando ci chiama più tardi per ridarci i passaporti dice di
venirli a prendere all'entrata dell'aereo. appena siamo lì, ci afferrano i
poliziotti che nel frattempo erano arrivati nel corridoio del tubo e ci
ammanettano. Veniamo trascinati fuori con strattoni, chiediano spiegazioni,
loro ci strattonano ancora. io sono in camicia e non ho diritto di
recuperare la mia giacca con tutte le mie cose. Ci mettono in una
camionetta e ci conducono al posto di commissaraito dentro all'aereoporto.
L' ci notificano che siano "guardes a vu", guardati a vista. Ci chiedono le
generalità e poi ci mettono, separati in cella. Chiediamo il motivo e loro
dicono che passeremo dei seri guai e che ci siamo messi in ina storia molto
pericolosa per noi. Veniamo perquisiti, ci fanno spogliare completamente e
poi rivestire e poi ci levamo tutto, occhiali, lacci, orologio, portatioli,
beni personali. dicono che abbiamo diritto alla visita di un medico e che
abbiamo diritto che loro facciano per noi una telefonata. Poi ci chiudono
in cella. io sono con altre sui persone in una cella di due metri per tre.
Per fare i bisogni ci fanno uscire e fare le nostre cose in una cella in
cui c'è un cesso alla turca.
Sono le 9 del mattino quando entriamo e saranno le 19 quando finalmente ci
fanno uscire.
Nessuno ci comunica durante tutto il tempo quando usciremo. Ci chiamano uno
ad uno ad essere interrogati. Prima io vengo condotto, ammanettato dal
dottore, a cui racconto a porta chiusa la mia disavventura e lui dice che
il tutto è surreale e dirà la stessa cosa ai poliziotti che mi hanno
accompagnato. Nel frattempo altri poliziotti raccontano che il clandestino,
evacuato, si è lanciato contro un pilone a punta per suicidarsi ed è in
ospedale. Arrivano notizie che l'aereo non è partito, che i passeggeri non
vogliono partire senza di noi. Il comandante farà poi con loro un gioco di
ricatto dicendo che così perderanno tutti il loro biglietto. L'aereo
finalmente parte alle 16, alcuni passeggeri sono nel frattempo scesi.
Sapremo che hanno dichiarato di essere tutti disponibili a testimoniare in
nostro favore. quando ci interrogano i capi d'accusa sono incitazione alla
rivolta e "entrave" ciè avere ostacolato un volo, poi viene corretto in
avere bloccato una procedura di espulsione. io sono accusato di avere
edetto agli agenti che quello che facevano era una tortura - cosa che non
ho mai detto loro - e che non capivo perchè utilizzavano un charter e non
un volo di linea normale o un volo militare. il poliziotto capo ( officier)
che mi interroga mi da ragione sull'ultima cosa. A lui ripeto la mia
versione e gli ricordo che nei diritti dei passeggeri c'è quello di
abbandonare un aereo che non è ancora partito se hanno paura o stanno male.
Torno in cella. Poi mi richiamano per prendermi le impronte e farmi le foto
segnaletiche. adesso sono scedato come un pericoloso dirottatore. Passano
alle ore in cella e finalmente ci liberano. Il posto è sporco, affollato, i
poliziotti sono chiaramente del fronte nazionale e manifestano un
atteggiamento razzsta verso le persone di colore che arrivano, e trattano
tutti con estremo disprezzo: la gente in cella sono maliani, camerunesi,
russe, cinesi che per qualche ragione non hanno i documenti a posto o
sono tipi sospetti. La legge Sarkozi prevede che possano essere detenuti
sena che si sappia di loro per ventiquattro quarantottore.
Quando ci rilasciano, ci dicono che probabilemnet non procederanno contro
di noi, che cioè non passeremo ad un giudizio, e che possiamo invece tra
qualche messe, quando si aprirà il processo o meglio l'istruttoria,
denunciare il comandante dell'aereo. Ci fanno firmare una dichiarazione di
rilascio e non ci danno alcun foglio che dimostra che ci hanno detenuto.
usciamo sconvolti e ci vediamo, in tre, noi tre dell'aereo e ci mettiamo
d'accordo di chiamare subito la televisione nazionale, France " e France 3
e di prendere un avvocato.
L'indomani alle 9 e 30 facciamo l'intervista che verrà diffusa più volte
durante la giornata e che include una intervista al capo della polizia che
dice che rischiamo 5 anni di prigione e settemila euro di ammenda. e che
siamo accusati di incitazione alla rivolta, di impoedimento di un atto di
espulsione e di insulti alla polizia. L'accusa di violenza nei loro
confronti viene subito ritirata.Lo stesso giorno scopriamo che una cosa
analoga era avvenuta il giorno prima e che l'aereo non era partito, ma che
è la prima volta che tre passeggeri passano dieci ore in cella per avere
manifestato il proprio malessere di fronte a quello a cui erano costretti
ad assistere.Le associazioni dei sans papier dicono che questo rappresenta
un giro ancora più a destra perchè fino ad ora veniva riconosciuto il
diritto dei passaeggeri a non volere volare con un volo dove c'era un san
papier riportato in patria.
XXXXXXXXX