...proprio così, mia carissima Haidi, non saremo i soli...e
nessuno se ne preoccupa...ti abbraccio
Carlo
Si può votare Burlando?
di Haidi Giuliani
Cara Liberazione,
ancora scossa, e commossa, dalla foto di Felicia in prima
pagina, che fa di te un grande giornale (se ancora qualcuno
avesse dei dubbi), ho letto la deliziosa intervista a
Fabio, di Aldo Nove. Deliziosa perché sdrammatizza le eterne
divisioni della nostra sinistra; perché molte e molti di noi
hanno viaggiato cantando le canzoni del proletariato; perché
molte e molti di noi sono figli misti, di borghesi e
proletari; molti e molte di noi si sono sempre dichiarati
comunisti, pur essendo anarchici in fondo all'anima. E anch'io ho
sempre votato, se non altro per rispetto dei compagni che
sono morti per regalarci questo diritto. Eppure alle
prossime regionali non potrò farlo, in coscienza, non potrò andare
a deporre il mio voto contro il candidato ligure di
centrodestra perché dall'altra parte non c'è nessuno che
garantisca una alternativa autentica e degna di questo nome. Cara
Liberazione, non sarò la sola, eppure nessuno se ne
preoccupa, a quanto pare.
di Piero Sansonetti
Cara Haidi,
ti ringrazio per le tue parole così gentili nei confronti
del nostro giornale. Ci hanno fatto davvero molto piacere.
Perché sono belle e generose, e soprattutto perché le hai
scritte tu.
Però ti dico con franchezza che non condivido le ultime
righe della tua lettera. Conosco Claudio Burlando e so che è
una persona perbene, so che da trent'anni è impegnato in
politica, ha militato ed è stato dirigente del Pci e dei Ds, è
stato amministratore e sindaco di Genova e poi deputato al
Parlamento e ministro. E' lui il probabile candidato della
"Gad" alla presidenza della regione Liguria, ed è lui la
persona alla quale ti riferisci nella tua lettera, e della
quale dici: "non potrò votarla". Naturalmente io capisco i
motivi che ti spingono a dire questo. Non sono motivi
personali. Burlando è uno degli uomini più importanti del gruppo
dirigente ds e quindi di quell'apparato che nell'ultimo
decennio ha guidato il partito più forte del centrosinistra, e
alla fine degli anni '90 ha governato l'Italia. In che modo
ha governato l'Italia, in quel quinquennio?
segue a pagina 23
segue dalla prima pagina
Male. Non ha realizzato nessuna riforma, ha assistito
all'aumento dei profitti e delle rendite e all'impoverimento dei
salari, ha favorito la politica di globalizzazione
liberista dell'Occidente, e in particolare degli Stati Uniti, ha
fatto una guerra, ha varato norme sul lavoro (si chiamava il
"pacchetto Treu") non molto migliori della successiva Legge
30 del governo Berlusconi, ha confezionato una pessima
legge sull'immigrazione e istituito i Cpt, che sono i campi di
concentramento per gli immigrati. Diciamo la verità: ha
spianato la strada al centrodestra. In genere si imputa al
centrosinistra di Prodi, D'Alema e Amato di non avere fatto la
legge sul conflitto di interessi, cioè di non avere tolto a
Berlusconi un po' di televisioni e quindi un bel pezzo di
potere mediatico. Sarà anche vero, ma certo non è il
misfatto peggiore dei governi dell'Ulivo. Fissarsi sulla questione
delle Tv, o sui guai giudiziari (ora in qualche modo
risolti) di Berlusconi, vuol dire restare dentro
un'idea di politica un po' berlusconiana, cioè quell'idea
che considera fondamentali due cose: la capacità di
spettacolo e le norme del gioco. Nell'ultimo quindicennio il
dibattito politico in Italia si è ridotto solo a questo: come
apparire in Tv e come riformare le varie leggi elettorali.
Cioè - elevando un po' i termini della questione - si è
discusso su chi ha il diritto di governare. E non si è discusso
invece su come governare. E mentre si discuteva di quei
problemi - di regole, e tv, e processi - la struttura della
società italiana è cambiata radicalmente, il potere dei
lavoratori si è ridotto drasticamente ed è quasi sparito dai
luoghi di lavoro, il sindacato ha perso la sua forza, la
ricchezza si è trasferita in quantità robuste dai ceti più
deboli a quelli più ricchi, il precariato (cioè il lavoro senza
diritti) si è esteso a macchia d'olio, è passata una
riforma della scuola che reintroduce il classismo (spinge la
scuola italiana a prima della riforma del 1963) e
prefigura una futura società a mobilità sociale-zero, la
politica dell'immigrazione è diventata una pura e semplice
politica di ordine pubblico, dove il diritto dell'immigrato
è pari a niente e il solo problema è quello di difendere i
diritti e la tranquillità e le convenienze dei "bianchi".
A proposito del trasferimento della ricchezza, leggevo
questo dato, in un bel libro di Raul Mordenti intitolato
"Rivoluzione": nel 1990 i salari erano il 47,3% della ricchezza
nazionale e i profitti e rendite il 52,7. Oggi le rendite
sono il 60 per cento e i salari il 40. Lo traduco in parole
un po' brusche e antiche: i lavoratori hanno trasferito un
quinto dei lori stipendi nei portafogli dei padroni.
Questo processo di "corsa a destra" è iniziato prima del
governo Berlusconi. Il centrosinistra ha le sue
responsabilità. E credo che siano proprio queste considerazioni che ti
spingono a dire: non posso votare Burlando. E poi immagino
che ci sia un'altra considerazione e un ricordo che brucia
troppo. La vigliaccata del 2001, a Genova, quando i ds
lasciarono da solo il popolo dei "gi-ottini", cioè dei ragazzi
che manifestavano contro Bush, assistettero al massacro
della polizia, e quando seppero che i carabinieri avevano
ammazzato Carlo decisero di non partecipare alla manifestazione
di protesta del giorno dopo, e diedero ordine alle sezioni
del partito di bloccare i pullman.
Lo so, Haidi. Non puoi mica dimenticartele queste cose.
Conosco quanto è grande, granitico e sereno il tuo dolore.
Qualcuno dei ds, più tardi, ti ha chiesto scusa. Molti non lo
hanno fatto.
Eppure io dico che devi votare Burlando. Ci sono varie
ragioni per farlo. Dobbiamo battere il governo Berlusconi per
impedire che l'Italia diventi una delle punte di diamante
della svolta bushista. Dopo la vittoria dei repubblicani in
America è iniziato un processo di esaltazione di tutti gli
estremismi della destra: quelli religiosi, quelli sociali,
quelli di politica internazionale. Dall'America ci arriva
questo messaggio: costruiamo delle società blindate dal punto
di vista sociale ed ideologico, che permettano una
concentrazione della ricchezza, del pensiero, delle libertà, nelle
mani dei ceti forti: questa è l'unica garanzia di ripresa
dello sviluppo (e della produzione della ricchezza);
l'alternativa è l'anarchia, la sconfitta nella guerra che
contrappone mondo ricco e mondo povero, la fine dei privilegi
dell'occidente; dobbiamo difendere i privilegi dell'occidente,
dobbiamo farlo con le armi in pugno e senza preoccuparci dei
costi.
La destra italiana è attrezzata ad accogliere questo
messaggio. A mettersi in prima fila nella "guerra" dei ricchi del
mondo contro i poveri e i dissidenti. Qual è il rischio?
Una volta si diceva: la barbarie. E' una parola inesatta, i
barbari non erano poi così male. Il rischio è una vera e
propria crisi di civiltà, una guerra planetaria, uno scontro
feroce che coinvolge miliardi di uomini e manda alla malora
il pianeta.
E siccome il rischio è questo, la gente di sinistra non può
restare in una posizione di testimone saggio dello sfacelo.
Altrimenti la Storia la travolge. Dobbiamo porci il grande
problema di come possiamo partecipare al governo di una
transizione che porti il nostro paese fuori dalla corsa a
destra e gli permetta di diventare un protagonista della
battaglia per fermare il suicidio collettivo. Non è così?
Io credo che qui in Italia i partiti della sinistra - penso
soprattutto a Rifondazione - debbano avere questa
generosità. Il centrosinistra non può farcela da solo. Ha una
cultura troppo subalterna al vecchio liberismo, è imprigionato
nella nostalgia degli anni novanta, gli manca una struttura
di pensiero, di analisi, gli mancano i collegamenti
internazionali necessari per avviare una stagione di transizione e
di liberazione da questa fase dissennata e aggressiva del
capitalismo occidentale. Non ha una guida, un'idea di
governo. Se la sinistra si tira indietro, non accetta le sue
responsabilità, non offre se stessa e le sue idealità
politiche, allora ci sarà una sconfitta rovinosa per tutti.
Haidi, bisogna sporcarsi un po' le mani.
Abbiamo preso un "appuntamento" - fammi usare questa gran
parola: con la Storia - e bisogna rispettarlo, se no
perdiamo il nostro ruolo. Non è un appuntamento a una festa, no,
di sicuro non lo è: ci saranno tantissime cose che non ci
piacciono, ostacoli, spigoli, delusioni, ci sarà anche molta
gente poco raccomandabile: ma dobbiamo essere lì. E
scendendo a cose un po' più misere, a Genova dobbiamo votare
Burlando.
Non so se ti ho convinto, Haidi; spero di sì. Ma anche se
non ti ho convinto ti voglio bene lo stesso. Moltissimo
bene.
Piero Sansonetti
www.liberazione.it
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