La Repubblica.it
Venezia, 11:57
Petrolchimico, processo d'appello: 5 condanne
La Corte d'Appello di Venezia ha parzialmente riformato la sentenza di 
primo grado che aveva assolto i 28 imputati del processo per le morti e le 
malattie provocate dal Petrolchimico. Dopo 40 ore di camera di consiglio i 
giudici hanno condannato cinque dei 25 imputati rimasti ad un anno e mezzo 
di reclusione, per l'omicidio colposo di un operaio e hanno dichiarato il 
non doversi procedere per questi stessi imputati e per altri per 
intervenuta prescrizione in relazione alle morti, alle malattie e ai reati 
ambientali.
I condannati, tutti ex dirigenti Montedison, sono Emilio Bartalini, Renato 
Calvi, Alberto Grandi, Piergiorgio Gatti e Giovanni D'Arminio Monforte. Gli 
stessi sono invece stati assolti dall'accusa di omissioni dolose di cautele 
negli ambienti di lavoro fino al 1975, perché il fatto non costituisce 
reato, mentre si sono visti riconoscere la prescrizione, insieme ad altri 
imputati per l'omessa collocazione di impianti di aspirazione dal 1974 al 
1980. I cinque condannati dovranno pagare anche un risarcimento danni ai 
familiari della vittima e le spese processuali dei due giudizi.
"Una sentenza equilibrata". E' il commento del pubblico ministero di 
Venezia Felice Casson, che ha istruito l'inchiesta sul Petrolchimico 
sostenendo l'accusa anche in appello, ha commentato la decisione dei 
giudici di secondo grado.
"Purtroppo - ha osservato Casson - la giustizia è arrivata troppo tardi. E' 
un processo che si sarebbe dovuto fare vent'anni fa. Vent'anni fa avrebbero 
condannato tutti, come conferma la sentenza di oggi".
Roma, 13:03
Petrolchimico, Legambiente: dimostrato il reato ambientale
La sentenza della Corte d'appello di Venezia sulle morti e le malattie 
provocate dal Petrolchimico di Porto Marghera "dimostra il reato di 
disastro ambientale". E' il commento del presidente di Legambiente, Roberto 
Della Seta per il quale "la revisione della sentenza di primo grado che 
aveva assolto i 28 imputati conferma la consapevolezza dei vertici del sito 
industriale del reato di disastro ambientale denunciato da anni anche dalla 
nostra associazione".
"Ma ancor più grave - prosegue Della Seta - viene dimostrata la relazione 
tra il modo di impostare e condurre l'impresa e le pesanti conseguenze 
sulla popolazione e i lavoratori, fornendo uno strumento in più per il 
futuro: una riconversione della logica industriale - conclude il presidente 
dell'associazione - che garantisca il rispetto della salute dei lavoratori 
e dei cittadini, dell'ambiente e della legge".
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