Autor: Paolo Bellino Data: Temat: [Cm-roma] gente a rota, fixa
"Mi chiedo Come mai sempre più gente si sta interessando alla ruota fissA? "
allora, siccome proprio ieri alla snia sentivo parlare di fazioni pro e contro, di mormorii su mode e modajoli, di patologie&contrazioni psicoaddominali varie, mi va di ripetere alcuni concetti che dovrebbero sfatare e/o fissare (eheheheh) alcune cose. chi non vuole non legga, non sarò breve, e sarò pure un po' peda(la)nte. (nunzio, tu devi leggere, poi t'interrogo).
perché pedalare con la ruota fissa?
a) quel tipo di movimento é quasi una preghiera. il movimento fluido e continuo innesca una respirazione tipica della meditazione, una sorta di mantra che scaturisce naturale, e senza l'emissione di alcun suono. galleggi sull'asfalto in uno stato mentale che é contemporaneamente di distacco dalla realtà E assoluto contatto con la realtà.
b) la distrazione semplicemente non é ammessa, senza alcun decreto ad importelo ma la realtà dei fatti: non devi far male e non devi farti male, devi fare ciò che devi -spostarti per andare da A a B- e ne sei consapevole ad ogni frazione di secondo. la pena é immediata: evitabile se fai ciò che devi ma inesorabile se non aderisci corpo e anima a questa semplice verità.
c) viaggi leggero, su un mezzo che pesa il meno possibile: il peso totale é il tuo corpo più il mezzo che lo potenzia nel movimento, ad un prezzo in termini di energia spesa assolutamente ridicolo rispetto agli analoghi risultati ottenibili con altri mezzi.
d) non finisci di meravigliarti di quanto cambi il tuo ambiente circostante, quello che pensavi di conoscere a memoria. non é più lo stesso, asperità e pendenze -soprattutto le discese: la fatica maggiore, mentre prima fischiettavi con i pedali fermi ora trattieni con muscoli prima ignoti l'avanzamento dell'insieme uomobici- hanno un'altro aspetto e soprattutto diventano familiari, concretissime, ognuna con la sua caratteristica, come fossero umane.
e) il tuo mezzo é assurdamente crudo. un filo di ferro sapientemente angolato, a vederlo da lontano; dall'alto quasi invisibile, di lato il disegno di un bambino molto concentrato sulle linee dritte e sulla miracolosa curvatura delle ruote.
concentrazione. fluidità. modulazione dell'avanzamento. si é contemporaneamente motore, cambio e freno. cominci a prevedere l'accadibile. valuti velocissimamente una serie ampia di possibilità e punti su quella più probabile, in meno di niente. un viaggio sul filo senza la rete sotto. impari ad apprezzare la non ricerca del rischio, in tempi che ancora propongono adrenalina ad un tanto al chilo, mentre ora la utilizzi solo quando serve, come giusto, come dovrebbe essere. l'inciviltà si allontana dalla tua persona con un passo deciso: sei responsabile al grado massimo della tua azione. l'opposto dello sciagurato no limits: coscienza del limite, come mai prima. ma, allo stesso tempo, dimostrando sul campo che ciò che si pensa impossibile é in realtà solo un'altra cosa rispetto a ciò che conoscevi. calabrone e elicottero non possono volare, secondo la logica. tu accartocci la logica e vai.
FAQ
"la ruota fissa serve a fare della città un velodromo".
Chi vuole (io vuole) sì. Ma ovviamente non é obbligatorio, né la pedalata fissa serve a questo. La bici a ruota fissa non é necessariamente un missile urbano: lo é a varie condizioni, essenzialmente:
a) il rapporto
b) le gambe
c) la voglia.
E questo vale per qualunque bici.
Tra le mie varie fisse ne ho una che uso per ragioni di famiglia: é un telaio da passeggio, con manubrio olandese e sella brooks. Niente freni. Come ho già avuto occasione di dire, ci porto a spasso o a scuola o in giro per la spesa le mie figlie, una o due alla volta. Rapporto 42-21, ci puoi dormire su.
"ti voglio vedere quando incontri un ostacolo improvviso".
Che ci si creda o no (la risposta comunque é no ahimè) l'ostacolo improvviso non esiste. Non so più come dirlo. Io mi sono cappottato due volte all'inizio della mia avventura, una perché un signore ha deciso di cambiare improvvisamente traiettoria e sono finito su un prato, l'altra perché una mia amica ubriaca che mi precedeva in bici (ubriaco anch'io) ha fatto la stessa cosa. Ma non mi é più capitato, e non per fortuna: continuo a girare ubriaco con la fissa, e la gente continua a cambiare traiettoria all'improvviso. Solo che ora non é più improvviso, ma prevedibile. Si sviluppa, anzi si affina, il sesto senso dell'imprevedibile che può essere previsto. Le macchine, poi, sono ancora più prevedibili.
"ahahah, ti voglio vedere in montagna".
Ma é una gara? Io dico di no, a meno che non si voglia organizzare un contest, peraltro inutile. Si tratta di esperienze diverse. E' stupido mettere a confronto mezzi diversi su percorsi più o meno specializzati, o mostrare con orgoglio la superiorità presunta del proprio mezzo. La bici a ruota fissa non é superiore o inferiore per prestazioni alle altre, é solo un tipo di pedalata (e che pedalata...) diversa. Provare per credere: oppure affidatevi all'emozione degli altri: quando arriva qualcuno che dice "ho provato la fissa, che ficata/stronzata" (ma il secondo commento non l'ho ancora visto), ci sarà pure un motivo. Così come ci sarà un motivo per veder crescere questo fenomeno, a partire quasi da zero. apritevi almeno al dubbio che qualcosa di "potente" ci sia, in questo nuovo/vecchissimo modo di pedalare.
"é impossibile frenare all'improvviso"
a) falso
b)ripeto, non ce n'é mai un bisogno vero.
La prima cosa da imparare (se non si ha il freno) é la "contropedalata" come si dice in gergo da pista: si rallenta resistendo con le gambe alla rotazione dei pedali. Poi, con tempo, voglia, pazienza, si impara a bloccare: i pedali alle dieci e venti, gamba tesa, la ruota si blocca e sgomma: si va in derapata. Frenata un po' più lunga, ma considerate che non si va mai al di sopra della velocità determinata dal rapporto: in discesa non ti lanci, e non raggiungi mai velocità notevoli.
Riconoscete, o almeno cosiderate, che fino a qualche mese fa non se ne parlava proprio. Adesso non solo se ne parla ma si creano anche 'ste fazioni pro/contro. Magari perché siamo "i soliti italiani" (oddìo che palle...). Credo invece che stia nascendo un fenomeno nuovo in Italia, e ci stiamo girando tutti intorno come scimmiette incuriosite.
se é moda, non posso nè voglio fare niente per controllarla. ma c'é qualcosa di più del semplice sentirsi fico, e mi aspetto che chi si definisce "critico" esca da logiche personalistiche (simpatie/antipatie) e si interroghi sul valore anticonsumistico e contemporaneamente gioioso di questo mezzo: la negazione del "voglio di più", l'affermazione del "voglio di meno".