[NuovoLaboratorio] Milano: vietato Che Guevara

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Milano, alla fiera dell´artigianato vietati i gadget di Che Guevara


LORENZA PLEUTERI



MILANO - Niente Che Guevara, per favore. Via le magliette con la faccia del
Che, via le bandiere, via i calendari, i baschi, le spille. Il Comandante è
sparito dalla mostra mercato internazionale dell´artigianato in corso alla
Fiera di Milano, 110mila metri quadrati di esposizione, 2.200 stand, tre
milioni di visitatori entro stasera, quando si chiuderanno i battenti.
Nelle botteghe cubane ci sono i sigari confezionati e quelli arrotolati al
momento, c´è il rum, ci sono statuette lignee e altri oggetti tipici. Ma la
barbuta faccia del rivoluzionario, ad eccezione di un girello di cartoline
e di qualche pins sepolta sotto tutto il resto, è pressoché scomparsa.
I gestori dei tre padiglioni cubani raccontano che una funzionaria della
società che ha organizzato la mostra, la Ge.fi spa, braccio fieristico
della Compagnia delle opere, ha fatto loro firmare un documento, per
assumersi «l´impegno a non esporre e a non vendere capi di abbigliamento e
accessori con l´immagine del guerrigliero».
Alla bottega di Omar Arancilla, dove le magliette sono nascoste dietro il
bancone, le bandiere ripiegate, i portamonete girati sottosopra per celare
l´icona del mito di generazioni, il signor Baragas racconta: «Quella donna
è stata chiarissima, sono sicuro di non aver capito male, so ciò che
abbiamo firmato. E noi ci siamo rimasti particolarmente male perché quattro
o cinque anni fa, al contrario, ci avevano fatto allestire un intero
padiglione su Guevara, tutto per lui». In questi giorni se qualche cliente
insisteva, qualcosa passava di mano. Ma era sempre un Che sottobanco,
acquistato con trattative "clandestine".
Al padiglione "gemello" - dove al repulisti sono sopravvissuti quattro
portachiavi, una manciata di spillette e un ritratto artistico dipinto con
il tabacco dell´Avana - Francisco ed Eduardo si lamentano: «Pensavamo che
l´Italia fosse un paese libero, democratico. Invece la rappresentante
dell´organizzazione ci ha costretto a non mettere fuori le cose più
richieste dai giovani e dai meno giovani: magliette e bandiere con il Che,
l´alma de Cuba. Niente di niente. La scusa è che qui vogliono solo prodotti
d´artigianato, ma la ragione vera è un´altra. Vi siete guardati intorno?
Avete visto che cosa vendono gli altri? Alla fine, comunque, noi ci
rimetteremo. Rischiamo che l´anno prossimo non ci lasceranno più venire».
Antonio Intiglietta, presidente della Ge.fi, replica: «Non ci siamo mai
sognati di vietare l´esposizione di qualsiasi prodotto per motivi
ideologici o politici. Basta andare allo stand della Russia: le t-shirt di
Lenin, di particolare fattura, sono in bella vista. Il discrimine sta
invece nell´origine dei prodotti: diciamo sì a quelli fabbricati
artigianalmente, diciamo no a quelli di produzione industriale. Una nostra
collaboratrice, forse un po´ troppo zelante, agli espositori cubani ha solo
chiesto di rimuove la paccottiglia».
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"Eppure il vento soffia ancora...."

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