著者: francesca 日付: 題目: [Incontrotempo] ancora su questo 6
inoltro dalle sexyshock di bologna
>Scriviamo, anche se con un po' di ritardo, in merito al dibattito sulla
>rete PreCog e di conseguenza sulle proposte operative nazionali.
>
>Rispetto a PreCog il punto dolente, come immaginerete, e' il 6 novembre.
>Ci siamo trovat@ ad un bivio (tra i tanti, ma per ora parliamo di questo)
>in cui prima o poi una rete "in movimento", raggiunto un livello
>esponenziale alto, finisce prima o poi con l'arrivarci:
>qualita' dell'azione rispetto a quello che lascia e modifica concretamente
>sul territorio oppure efficacia dell'azione, utile al raggiungimento di
>una visibilita' mediatica per prendere parola.
>
>Il 6 mattina e le scelte con cui si e' deciso di gestirne l'azione e la
>comunicazione non ci hanno deliziato, perche' la condivisione e la "cura"
>delle modalita' e della comunicazione, (mayday style), sono state in quel
>momento considerate marginali rispetto agli obiettivi e alla fregola
>pigliotutto conflittodiocan del noglobal militante.
>Va bene che dobbiamo guardare avanti, ma sarebbe meglio girarsi ogni tanto
>per vedere che cosa si lascia (o si perde) dietro di noi mentre si
>continua a camminare in avanti.
>
>Che cosa ha comportato il 6? I riflettori di brutto, ma su cosa?
>sulla sovrapposizione identitaria tra disobbedienti/noglobal e san precario.
>La sovrapposizione identitaria ha riempito lo spazio mediatico.
>La diatriba con rifonda ha riempito lo spazio mediatico.
>Non la parade decisa e preparata con ammore.
>Non la voce dei precari. Ma quella dei portavoce.
>E' differente no?
>San precario da essere un santo laico capace di allargare la
>partecipazione a piu' fedeli, il 6 novembre e' entrato in una chiesa.
>Che sia veneta o siciliana poco importa, rimane il fatto sostanziale che
>la costruzione di una moltitudine non riconducibile a facili ed escludenti
>etichette si e' data una zappata sui piedi.
>E mentre noi ne parliamo in lista questa sovrapposizione sta ancora
>viaggiando...
>
>Ma dai giornali torniamo a noi.
>Alla rete quindi alle relazioni, alle modalita' e alla comunicazione.
>
>Chi con i media ha costruito il suo patrimonio non puo' cadere in ingenuita'.
>La responsabilita' di destrutturare il concetto di rappresentanza di una
>parte su tutto, proprio perche' hai scelto di essere nodo di una rete
>inclusiva e trasversale la si deve assumere in toto.
>
>Non e' per niente utile sottovalutare e banalizzare le analisi che si
>stanno facendo sul 6 tentando di ridurle a faide personali o sindrome da
>paranoia disobbediente. E non e' nemmeno utile rispolverare la matassa dei
>nodi forti e nodi deboli, (chi fa di piu' e chi meno, c'e' chi e' bravo a
>parlare ai giornali e chi no, forbice mangia carta ecc), perche'
>trasformare la rete in un luogo di mediazione tra i nodi o le reti sarebbe
>un bel depotenziamento. Nelle reti ci si connette nn si fa sintesi. Se non
>ci fossero tempi e valutazioni differenti invece che di moltitudine si
>parlerebbe di massa. E invece che di rete si parlerebbe di soggetto unico.
>
>Poi rispetto alle prossime iniziative nazionali e in particolare sull'8
>marzo:
>i punti segnalati da Cristina e Alex sono completamente condivisibili (del
>resto e' quello su cui sexyshock lavora), ma nn si puo' parlare di un 8
>marzo quindi di un evento nazionale PreCog senza prima chiarirsi sul 6
>novembre e la situazione della rete (l'una riflette l'altra).
>
>Bello, bellissimo sarebbe se vi fosse una grande sensibilità su questi
>"temi", così ampia da non essere solo il patrimonio "ideale" delle realtà
>che compongono le moltitudini, ma anche uno degli assi portanti della loro
>speculazione e azione. Ma di fatto non è.
>
>Un tutù o una maglia rosa non fanno "pink" se non c'è orizzontalità e
>condivisione tra i vari segmenti su pratiche precise. Praticare il pink
>senza i suoi presupposti essenziali (altrimenti un colore varrebbe
>l'altro) ovvero la trasversalità dei percorsi e delle appartenenze, la
>rete, quella vera, praticata a partire dai territori e dalla qualità delle
>relazioni (e non da un'agenda) sarebbe veramente grave.
>
>Riappropriarsi di una data (l'8 marzo) come se fosse neutra e morta,
>quando è ancora oggi una data importante, sentita e praticata dai
>movimenti delle donne sarebbe un po' una svalorizzazione delle reti
>sensibili. Sempre, e ancor più in questa fase di lotte di genere,
>prescindere da un'internità o dall'avere una relazione forte con chi
>lavora quotidianamente su queste vaste questioni di genere o glbtq è porsi
>come "rappresentanti" o "coagulatori" di soggettività che esistono,
>palpitano e che non chiedono portavoci, ma reti.
>
>Quindi che fare?
>Come ci siamo dett@ anche all'incontro a venezia, la rete PreCog nn e' una
>macrostruttura, un bacino in cui confluire da cui trarre sintesi politica.
>Fortunatamente non dobbiamo elaborare e uscire per forza con una posizione
>comune.
>Le reti ci permettono di desiderare e praticare percorsi differenti senza
>divorzi (non siamo la Famiglia Movimento), di mettere a valore le
>specificità dei territori e delle pratiche, di godere delle differenze.
>L'importante e' che non ci siano ambiguita'.
>
>
>:** Betty
>
>- esso + sesso
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