Domiciliari per la coordinatrice del movimento NoRbm
che da anni conduce una battaglia contro l'azienda del torinese
Operazione contro gli animalisti
un arresto e 13 denunce
Gli investigatori: "Non indaghiamo sugli ideali dell'associazione
ma sugli atti vandalici e sulle minacce ai dipendenti"
Una manifestazione
contro la Rbm
TORINO - Un arresto e 13 denunce per altrettanti animalisti. Sono accusati
di associazione per delinquere finalizzata a danneggiamenti nei confronti di
un'azienda specializzata in ricerche biomediche con l'uso di animali. Agli
arresti domiciliari è finita Marina Berati, promotrice del movimento NoRbm.
La Rbm è l'azienda finita nel mirino degli animalisti e ha sede a
Colleretto Giacosa in provincia di Torino. L'operazione è il risultato di
una vasta operazione di polizia e due anni di indagini della Digos di Torino
contro attivisti del movimento animalista, che sarebbero responsabili di
vari attentati e atti vandalici contro l'azienda, i suoi dipendenti, e altri
stabilimenti della capogruppo Serono.
I provvedimenti sono stati emessi dal Tribunale di Torino in seguito a 40
perquisizioni tra Torino, Alessandria, Cuneo, Milano, Padova, Varese, Roma e
Firenze, in cui sono stati sequestrati computer, materiale informatico e
volantini.
Secondo quanto ricostruito dalla Digos, che ha lavorato con il commissariato
di polizia di Ivrea e con la polizia postale, le 14 persone, con età
intorno ai 30 anni. Sono tutte persone di cultura elevata con impieghi e
lavori stabili. Tutti aderiscono al movimento animalista internazionale Alf
(Animal liberation front).
Il provvedimento restrittivo nei confronti di Marina Berati è stato preso
per il rischio di inquinamento di prove. L'accusa, hanno sottolineato gli
inquirenti, non riguarda gli obiettivi e gli ideali del movimento animalista
che non sono oggetto di indagine, ma le minacce, le molestie e i
danneggiamenti subiti dalla Rbm e da numerosi dei suoi 180 dipendenti.
Molti negli ultimi tempi hanno avuto l'auto danneggiata con acido corrosivo
e i pneumatici tagliati. Altri hanno ricevuto minacce telefoniche o via
Internet. Da oltre due anni, con cadenza quasi settimanale, gruppi di
attivisti hanno presidiato i cancelli dell'azienda con proteste e
manifestazioni, sfociate in tensioni, denunce e provvedimenti della
questura.
(10 dicembre 2004)