[Lecce-sf] censura di guerra

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Autore: Silverio Tomeo
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Oggetto: [Lecce-sf] censura di guerra
Censura di guerra

        Codice militare di guerra anche per i giornalisti che raccontano le 
        "missioni di pace"


        L'Arci considera il disegno di delega al Governo per la riforma dei 
        codici militari approvato nei giorni scorsi al Senato un gravissimo 
        attacco alla libertà di stampa.
        La riforma prevede un'estensione del codice penale militare di guerra 
        anche alle "missioni di pace" e quindi la nuova normativa riguarderà per 
        esempio i servizi giornalistici sull'Iraq, visto che per il governo 
        siamo a Nassiriya in missione di pace. La guerra, per legge, diventa 
        parte della normalità quotidiana.
        Diventano pienamente operativi gli articoli 72 e 73 del codice penale 
        militare italiano che prevedono sia punita "l'illecita raccolta, 
        pubblicazione e diffusione di notizie militari". Viene punito con la 
        reclusione militare, cioè in un carcere militare, il giornalista che 
        "procura notizie concernenti la forza, la preparazione o la difesa 
        militare, la dislocazione o i movimenti delle forze armate, il loro 
        stato sanitario, la disciplina e le operazioni militari e ogni altra 
        notizia che, essendo stata negata, ha tuttavia carattere riservato". Il 
        giornalista che verrà accusato di questi reati potrà essere condannato a 
        una pena variante tra i due e i dieci anni di carcere, ovviamente 
        militare. Se poi queste notizie venissero "divulgate" la pena potrebbe 
        arrivare sino a venti anni.
        Ai militari verrà dunque affidato un potere assoluto e arbitrario 
        sull'attività dei giornalisti che seguono le missioni all'estero, 
        sistematizzando la censura e criminalizzando chiunque non accetti le 
        veline degli stati maggiori. Siamo ad un salto di qualità senza 
        precedenti. 
        Lo status di guerra permanente sta consumando la democrazia occidentale, 
        oltre che la vita di migliaia di civili iracheni. Censure avvengono 
        sempre più frequenti negli Usa che fu patria della libertà di stampa. 
        Autocensure da tempo caratterizzano l'informazione di guerra nel nostro 
        Paese. 
        Per non parlare dei giornalisti "arruolati", gli "embedded", del tutto 
        funzionali alla macchina propagandistica militare. Si rinuncia alla 
        democrazia in nome della lotta ai nemici della democrazia.
        L'indipendenza e la libertà di informazione subiscono un altro colpo 
        mortale, dopo i danni prodotti dalle conseguenze di quel conflitto di 
        interessi che non ha pari in altri paesi occidentali e che consegna 
        nelle mani del presidente del consiglio il controllo di gran parte dei 
        mezzi di informazione del nostro paese.
        Bisogna reagire, con determinazione. La libertà di informazione, il 
        diritto ad informare ed essere informati, previsti dalla nostra 
        Costituzione, vanno riaffermati e salvaguardati. E' una battaglia che ci 
        riguarda tutti, è una questione di democrazia.







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