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著者: Amnesty International - Lucca
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題目: [Forumlucca] Nuovo rapporto di Amnesty International sul Sudan
COMUNICATO STAMPA
CS169-2004

NUOVO RAPPORTO DI AMNESTY INTERNATIONAL SUL SUDAN: NESSUNA PACE SENZA
GIUSTIZIA

'Ho denunciato l'assassinio di mio fratello alla polizia, ma mi hanno
detto di rivolgermi all'esercito. Sono andato dalle forze di sicurezza e
pure loro mi hanno detto di chiedere all'esercito. In entrambi i casi, mi
hanno chiesto dei soldi e ho dovuto pagare 35 milioni di sterline
sudanesi. Quando, alla fine, il 20 agosto 2003, qualcuno ha contattato un
ufficiale di Saraf Omra, sono stato arrestato. I soldati mi hanno portato
in una base nei pressi di Kabkabiya, mi hanno picchiato, legato le braccia
e i piedi e lasciato appeso a un albero dalla mattina alla sera'.
(Testimonianza rilasciata ad Amnesty International nell'ottobre 2004 dal
fratello di un uomo, vittima di esecuzione extragiudiziale da parte
dell'esercito del Sudan)

Amnesty International ha dichiarato oggi che, per evitare un ulteriore
conflitto, e' indispensabile che i colloqui di pace sul Sudan si
concentrino sulle riforme giudiziarie necessarie per proteggere l'intera
popolazione del paese.

L'appello dell'organizzazione per i diritti umani giunge alla vigilia
della ripresa dei negoziati sul Darfur, in programma la prossima settimana
nella capitale della Nigeria, e dell'ultimo mese di colloqui di pace tra
nord e sud del Sudan, previsti a Navaisha, Kenya.

'I negoziatori devono guardare al di la' della semplice divisione del
potere e degli accordi economici. Devono rispondere alla legittima
richiesta di giustizia che proviene da milioni di vittime di gravi abusi
dei diritti umani. Solo istituendo un sistema legale trasparente e
indipendente, il Sudan potra' superare l'attuale crisi e raggiungere una
pace completa e duratura' ? ha affermato Paolo Pignocchi, responsabile
dell'unita' di crisi sul Sudan della Sezione Italiana di Amnesty
International.

In un rapporto reso pubblico oggi, Amnesty International denuncia che
centinaia di migliaia di persone nella regione sudanese del Darfur
continuano a vedersi negare la giustizia e rimangono indifesi di fronte a
uccisioni, torture, stupri e scorrerie che le costringono alla fuga.
Questa situazione stride profondamente con la diffusa impunita' di cui
godono i responsabili delle violazioni dei diritti umani, che vengono
persino incorporati tra le forze di sicurezza del paese.

Il rapporto descrive numerosi casi di arresti arbitrari, imprigionamenti,
morti in custodia, torture, processi iniqui e minacce: un contesto di
violazioni dei diritti umani che nega alle vittime l'accesso alla
giustizia nella regione del Darfur.

Amnesty International ha sottoposto al governo del Sudan una serie di
raccomandazioni, tra cui:
- l'abrogazione della legge che consente alle forze di sicurezza di
ricorrere alla detenzione prolungata in condizioni di isolamento e che
garantisce loro la completa immunita';
- l'abolizione della legislazione che viola gli standard internazionali
sui processi equi, comprese le disposizioni che impediscono a un accusato
di ritirare le proprie confessioni e ricorrere in appello contro il
verdetto e la condanna;
- l'introduzione di misure che assicurino l'uguaglianza di fronte alla
giustizia, un periodo di tempo adeguato per preparare la difesa e
l'assistenza legale gratuita, quando necessaria;
- l'immediato rilascio di tutte le persone imprigionate solo per aver
espresso pacificamente le proprie opinioni e di tutti coloro arrestati
arbitrariamente;
- una dichiarazione pubblica e inequivocabile che la tortura e i
maltrattamenti non saranno tollerati in alcun centro di detenzione e
saranno puniti dalla legge.

'Col pretesto del conflitto armato e la copertura dello stato d'emergenza,
il governo sudanese ha oppresso le vittime degli abusi dei diritti umani e
ha lasciato in liberta' i responsabili, tanto durante la guerra nel sud
quanto nel corso del conflitto nel Darfur. La comunita' internazionale
deve pretendere che i diritti umani fondamentali saranno pienamente
protetti dalle leggi sudanesi e assicurare che la presenza e il mandato
degli osservatori internazionali che si occupano di violazioni dei diritti
umani saranno rafforzati' ? ha sottolineato Pignocchi.

FINE DEL COMUNICATO
Roma, 2 dicembre 2004

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