[Lecce-sf] Fw: Sciopero. Coi padroni.

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Autor: Gaetano Bucci
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Temat: [Lecce-sf] Fw: Sciopero. Coi padroni.

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From: Angelo Ruggeri
To: Angelo ; Gaetano Bucci ; andreacatone@??? ; Area Oltre ; Paolo Barrucci ; Pier Paolo Frassinelli ; G. P. Patta ; Cini ; Angelo Ciampi
Sent: Tuesday, November 30, 2004 6:46 PM
Subject: Sciopero. Coi padroni.


                                                        Centro Il Lavoratore


Dell'antisociale "uguaglianza" liberale di Bertinotti e dello sciopero generale non "contro" ma "con" i padroni. Dopo Melfi, il sindacato torna a imporre "Fiat, Punto e Capo"? 
E la Fiom, che fa la Fiom?  per dirla come Vittorini chiedeva di Boccadutri, prototipo 
operaio per cui Gramsci era pronto al carcere e la sinistra di oggi è pronta solo al governo.
 Dunque Bertinotti è passato definitivamente all'anticomunismo, dicendo nei giorni scorsi che bisogna partire da Bobbio perchè dopo la caduta dell'Urss ha parlato dell'uguaglianza come riferimento della "sinistra", dimenticando del tutto che per Bobbio l'uguaglianza è solo quella "formale" e non gli importa di quella "sostanziale" che, anzi, avvera e  ha avversato come ogni liberale. Secondo l'idea corrente di una "sinistra" che pensa che il comunismo era l'Urss (anche per chi restando o smarcandosi dal Pci aveva detto che non era tale quello dell'Urss contro cui si schierava), in una "reductio ad unum" del rapporto tra ideologia socialista e varietà delle interpretazioni storico-politiche, attestate dalle elaborazioni dei vari partiti comunisti legati da un internazionalismo sempre più sfilacciatosi. Per cui tale c.d. "sinistra" ha paura persino di dire che il comunismo non si identifica con l'URSS, contro la "reductio ad unum" del comunismo che, secondo i "revisionisti" della storia del '900, dovrebbe addirittura stravolgere il senso di quella che è stata una contrapposizione frontale tra comunismo e nazismo (nazifascismo) proprio nella concretezza delle vicende civili, politiche e sociali, oltre che sul terreno teorico e culturale.             Non stupisce quindi che Bertinotti sia ora il più fedele alleato e la più sicura stampella di Prodi - noto uomo di "sinistra" firmatorio con gli altri cicago boys e professori "americani" di tutti gli appelli liberisti a favore di liberalizzazioni e privatizzazioni, della delega di ogni politica economica alle imprese e della subordinazione di stato sociale, pensioni, sanità, scuola, diritti individuali e collettivi al mercato. Prendendo il posto di quel Di Liberto che finì col governo D'Alema a bombardare la Jugoslavia, dopo che ci si era presentato a suo tempo dicendo "sono stufo di insegnare a Cagliare (diritto privato!, n.d.r.) e sono venuto a Roma per fare carriera politica...",  conformandosi come ormai tutti gli attuali vertici di partito della sinistra  allo "apoliticismo animalesco" dell'individualismo proprio di chi "pur essendo uomo di partito" vuole "essere capo partito per grazia di Dio o dell'imbecillità di chi li segue", come Gramsci scrive nel Q.15. 
Contro il governo. Coi padroni. 
Stupisce un poco, invece, che si assista oggi ad uno sciopero generale che è l'esternizzazione del fatto che la Cgil e i sindacati riuniti in quella che davvero rischia di sembrare la "triplice", non sono più per la lotta di classe, per cui scioperano contro il governo e coi padroni, al traino del Marranello presidente della Ferrari, della Fiat e della Confindustria Luca di Montezemolo, stipulando un patto sociale corporativo, vero e proprio compromesso di classe a favore dei padroni,  con cui contano di sedersi insieme a tavola in un rapporto tra vertici sopra la testa dei lavoratori che, dopo  quelli che a Melfi gli erano scappati, adesso mirano a rimettere tutti sotto chiave.  
Mostrando di non saper nemmeno "assimilare" il bipolarismo che proclamano e difendono intendendo che sia vincere le elezioni, al cui scopo sacrificano uno sciopero generale che i lavoratori invece attuano come protesta e ribellione contro la drammatica ed "europeista" riduzione del loro salario effettivo, del potere d'acquisto e il super sfruttamento organizzati entrambi col concorso, la complicità e l'omertà dei vertici sindacali a favore di un capitalismo speculativo e finanziario che toglie ai poveri per incrementare percentuali, ad un tempo, di profitto e di sprechi senza precedenti. 
E la Fiom, che fa la Fiom? 
Sorprende invece che la Fiom dimostri di non sapere bene cosa fare, che anche i più avanzati non rispondano e invece di dissociarsi o almeno alzare forte critica contro uno sciopero del genere, dimostrino che allora non c'è autonomia, col rischio che anche come nell'esemplare "caso Melfi" prevalga l'episodico sull'organico, perchè evidentemente non c'è marxismo, che non è l'antagonismo della c.d. "sinistra radicale" (sic!)
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