Dissequestrati i siti RdB/CUB sul precariato (Lavorivariabili e RedLab)
Ma la vicenda per noi non finisce qui...
Dal pomeriggio di ieri martedì 30 novembre lavori variabili e red-lab sono di nuovo on-line dopo più di una settimana di sequestro ordinato dalla Procura di Roma.
Cosa è successo: la magistratura di fronte ad una denuncia per diffamazione contro il nostro sito web non si è limitata a disporre la rimozione o il sequestro dell'articolo ritenuto"diffamatorio" come richiesto dallo stesso querelante ma, con insolita velocità, decide il sequestro del sito, dando ordine alla polizia postale di oscurare tutto e senza comunicare nulla alla redazione ed al sindacato che hanno aspettato giorni prima di ottenere le informazioni sulle motivazioni del provvedimento.
Si è colpita pesantemente la libertà di informazione e, in questo caso, anche le libertà e diritti previsti per una associazione sindacale: mettendo così il bavaglio a tutte le notizie, i documenti, le informazioni utili che riguardano il variegato settore dei lavori precari, flessibili e del lavoro nero che ha visto nella giornata del 6 novembre uno dei punti più altri di rappresentazione.
E' stato un provvedimento di sequestro che ha pochissimi precedenti, e che giustamente ha suscitato dure proteste anche nel mondo dell'informazione; il Congresso della Federazione Nazionale della Stampa ha votato una mozione all'unanimità esprimendo «la propria preoccupazione per il ripetersi di interventi censori contro realtà informative che assumono la precisa funzione di dare voce ad un pezzo di società, i cui diritti ad un lavoro stabile e giuridicamente protetto sono negati».
Le motivazioni del "sequestro d'urgenza preventivo e probatorio": Giulio Ernesto Russo, presidente dell'associazione "Casa dei Diritti Sociali" di Roma (e dirigente del Centro Servizi per il Volontariato del Lazio) ha querelato per diffamazione il sito per aver pubblicato comunicati su una vicenda che ha visto contrapposti il titolare dell'Associazione (e la cooperativa sociale legata a questa) e i lavoratori della cooperativa. I comunicati riguardano una vertenza che dura da anni; la prima fase si era conclusa con il passaggio di tutti i cococo a lavoratori dipendenti ma oggi 30 lavoratori su 70 rischiano il licenziamento, alcuni sono stati posti da settembre a zero ore e c'è un ritardo di 4 mesi nel pagamento degli stipendi per gli altri.
La "Casa dei Diritti Sociali" si occupa di sostegno ai migranti e ai senza fissa dimora per conto del Comune di Roma, e a dispetto del nome, appena gli operatori si sono organizzati sindacalmente son subito cominciati i problemi: il diritto di protestare per i propri diritti contrattuali e sindacali, per il tipo di servizi offerti dalla coop, per le condizioni delle strutture, per il cibo e per l'igiene, non ha trovato cittadinanza. Guarda caso, tra gli operatori che saranno "allontanati" ci sono proprio le persone che si sono distinte nelle denunce e nelle lotte. Insomma, si tratta evidentemente di licenziamenti politici.
Giulio Ernesto Russo è un esponente di quella sinistra del no profit, inserita nel movimento e nelle istituzioni, che non si preoccupa molto della coerenza delle proprie azioni ma molto della propria rispettabilità: noi riteniamo che vi sia la necessità di andare in fondo alla questione pubblicamente e politicamente, chiamando in causa anche il Comune di Roma, che in quanto committente avrebbe il dovere di vigilare per far rispettare la Delibera 135/2000 che prevede la rimozione degli appalti là dove non vengano rispettati i contratti collettivi di lavoro.
Per questo proponiamo alle realtà politiche e sociali romane una iniziativa di dibattito e di confronto sui temi e le questioni sollevate da questa grave vicenda da tenersi nei prossimi giorni.
Nel frattempo ringraziamo tutti coloro che ci hanno manifestato la loro solidarietà, a partire dalle decine e decine di siti che hanno diffuse le notizie su questo sconcertante episodio.
Roma, 1.12.04
RdB/CUB
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