Autor: Andrea Agostini Data: Temat: [NuovoLaboratorio] legambiente ecosistema urbano in italia 2005
da lanuovaecologia.it
Lunedì 29 Novembre 2004
ECOSISTEMA URBANO|
Il dossier 2004 di Legambiente
Lecco, Trento e Mantova. È il podio, tutto settentrionale, del rapporto
sulla qualità ambientale dei comuni capoluoghi di provincia. Male il
Mezzogiorno, con Reggio Calabria e Agrigento in fondo alla classifica. In
affanno le grandi metropoli
Lecco, Trento, Mantova. È il podio, tutto nordico, di Ecosistema Urbano
2005, il rapporto annuale di Legambiente sulla qualità ambientale delle
città italiane che da quest'anno si avvale della collaborazione de Il Sole
24 Ore. Con oltre 100.000 dati raccolti dalle amministrazioni comunali, i
suoi 26 indicatori (dalla raccolta differenziata al trasporto pubblico, dall
'abusivismo edilizio allo smog) ed elaborati insieme all'istituto di
ricerche Ambiente Italia, Ecosistema Urbano - giunto alla sua XI edizione -
stila una graduatoria delle città italiane: da quella dove la qualità
ambientale è migliore alla più arretrata.
Lecco ha raggiunto il vertice della classifica. Si piazza ad esempio seconda
dietro Verbania per la raccolta differenziata; alle spalle di Siena, Pavia e
Rieti per la qualità del trasporto pubblico; tra le prime dieci per quantità
di rifiuti prodotti e per numero di automobili in circolazione; in 33a e 44a
posizione per l'estensione delle Ztl e per la lunghezza delle piste
ciclabili. Poi tanti piazzamenti di metà classifica e anche un paio di
"scivoloni" sul verde urbano o sulla grandezza delle isole pedonali.
«Accomuna l'intero plotone delle prime - sottolinea Roberto Della Seta,
presidente di Legambiente - il fatto che siano tutte città medio-piccole,
del centro-nord (Livorno e Pisa le più meridionali), con una tradizione di
buona amministrazione e servizi pubblici abbastanza efficienti». Ma
Ecosistema Urbano svela anche l'altra faccia della medaglia: lo stress delle
grandi metropoli e l'impasse di quasi tutto il Sud. È l'Italia di Torino,
Napoli, Milano e Palermo: costruzioni illegali, servizi mediocri, emergenze
rifiuti, allarmi smog, carenza idrica. Ed è l'Italia di Reggio Calabria o di
Agrigento, ultime quest'anno e con un rendimento ambientale che nel corso
del tempo è sempre stato pessimo.
Il centro urbano siciliano, per esempio, non ha dati sulla qualità dell'
aria, non ha isole pedonali, non ha un efficiente sistema di depurazione
delle acque sporche, non ha un trasporto pubblico decente, non ha spazi
verdi apprezzabili. In "compenso" ha tantissime case abusive (14 ogni 10.000
abitanti quelle costruite nel 2003) che si spingono fin dentro l'area
archeologica della Valle dei Templi, a ridosso dei monumenti greci
dichiarati dall'Unesco patrimonio dell'umanità.
E che dire di Reggio Calabria, che butta senza nessun filtro nei torrenti,
nei fossi e nel mare l'85% dei suoi scarichi fognari, che può "vantare" un
millimetro di pista ciclabile per abitante, che consuma più elettricità
della media nazionale o che ha una concentrazione di nitrati nell'acqua
potabile quattro volte superiore al tetto suggerito dall'Oms per la tutela
della salute. L'insostenibilità urbana abita poi in tanti altri centri dalle
dimensioni metropolitane o di medie e piccole dimensioni: Nuoro, Frosinone,
Catania, Trapani, Ragusa, Vibo Valentia, Messina, Imperia, Sassari, Palermo.
ECOSISTEMA URBANO|Il dossier 2004 di Legambiente
NORD E SUD
L'ecomostro di Agrigento Il Mezzogiorno, salvo poche eccezioni, mostra un
volto ambientale sgradevole: dall'abusivismo al caos nella gestione dei
rifiuti. Meglio le città settentrionali, ma il loro primato è figlio della
mediocrità generale
Lecco guida una agguerrita compagine lombarda che vede altri due comuni tra
i primi cinque (Mantova è terza, Pavia è quinta) e altri tre nelle prime 20
posizioni (Cremona, la reginetta del precedente Ecosistema Urbano è 6a ,
Varese è 11a , Bergamo 13a). En plein per i due capoluoghi del Trentino Alto
Adige. A Trento il secondo posto, a Bolzano l'ottavo. La Toscana ne ha
quattro tra le prime 20: Livorno e Pisa sono rispettivamente 7a e 10 a,
Siena e Arezzo 16a e 19a. L'Emilia-Romagna realizza una doppietta con
Ferrara 4a e Parma 15a, così come il Piemonte (Cuneo al 9° posto e Biella al
14°), la Liguria (La Spezia 18a e Savona 20a) e il Friuli-Venezia Giulia
(Trieste 12a e Udine 17 a). Solo sei regioni piazzano capoluoghi ai primi 20
posti e sono le stesse (unica eccezione la Liguria) che non compaiono
affatto tra i 20 fanalini di coda.
Matera è il primo tra i capoluoghi meridionali: siamo però già alla
posizione numero 29. Speculare, e dunque opposta, la situazione in fondo
alla graduatoria saldamente in mano alla Sicilia (7 capoluoghi sui 15
gradini più bassi), alla Calabria e alla Sardegna (entrambe con 3 città tra
le peggiori). Tra le grandi città Bologna è la prima al 23° posto e Palermo
l'ultima (92 a), tra le metropoli vince Roma (55 a posizione generale), che
allunga il passo rispetto a Milano e Napoli (relegate all'81° e all'84°
posto).
Su 12 capoluoghi che non effettuano un monitoraggio della qualità dell'aria
o non sono in grado di delineare un quadro attendibile 12 si trovano al Sud.
E se cerchiamo fra le città (56) che effettuano un monitoraggio completo ne
troviamo solo 10 del Meridione. Il 60% delle città che depurano meno della
metà dell'acqua di fogna è al Sud, nella graduatoria della raccolta
differenziata la totalità delle città che già si è adeguata ai limiti di
legge è settentrionale: la prima città del Mezzogiorno che incontriamo è
Teramo, al 43° posto, col suo 24,8%. Le ultime 28 posizioni poi, quelle
sotto il 10%, sono tutte, per il Sud e per il Centro. Per non dire del
trasporto pubblico: tra le metropoli la peggiore è Napoli, tra le grandi
città Bari, tra le medie Latina, tra le piccole Ragusa.
ECOSISTEMA URBANO|Il dossier 2004 di Legambiente
Se Milano piange, Roma non ride
Milano Deludenti le performance delle grandi città: Napoli e Torino
arrancano e anche il capoluogo lombardo fatica. Solo la Capitale fa qualche
passo in avanti rispetto allo scorso anno. Nemico numero uno: lo smog
Roma da un anno all'altro guadagna 11 posizioni e si piazza al 55° posto
staccando Milano e Napoli, le altre due città che superano in Italia il
milione di abitanti. Nella Capitale migliora la depurazione, il trasporto
pubblico, cresce la superficie delle Ztl. Negativo a Roma il ciclo dei
rifiuti: il 10% di raccolta differenziata a fronte di una produzione annua
pro-capite di 654 chilogrammi di spazzatura, mezzo quintale in più della
media nazionale. Pessima la qualità dell'aria, come a Milano e Napoli,
frutto anche qui di uno stallo nelle politiche sulla mobilità.
Ed è proprio nel campo della mobilità che si registrano nelle grandi città i
deficit maggiori, figli di una congestione delle grandi arterie, di valori
di inquinamento atmosferico e acustico preoccupanti per la salute. Venezia e
Bari sono le uniche due città a rientrare nel limite di 54 microgrammi per
metro cubo previsto per il biossido di azoto relativamente al 2003, mentre a
Genova, Roma, Firenze, Palermo e Bologna ci sono aree critiche dove si
supera di oltre il doppio il valore di 40 microgrammi per metro cubo. Solo
Catania riesce a rimanere al di sotto del limite di 43,2 microgrammi per
metro cubo previsto per il Pm10.
D'altronde Roma, Torino, Milano, Napoli hanno una densità di motorizzazione
incredibile, con un record nella Capitale di 76 auto ogni 100 abitanti. Chi
sta facendo qualcosa, nel campo della mobilità, lo fa mettendo in campo
"toppe" troppo sfilacciate per poter coprire la voragine. C'è chi punta
sulle targhe alterne episodiche - come Roma o Bologna - chi sugli stop
estemporanei della circolazione - come Milano - chi sul blocco delle non
catalizzate o dei vecchi diesel. Di infrastrutturale c'è davvero poco, anche
se vanno segnalati positivamente i casi di chi - come Firenze - sta puntando
su ampie isole pedonali e Ztl. A livello nazionale si ripropone una politica
di opere pubbliche tutta fatta di asfalto, a livello locale il trasporto
pubblico è una cenerentola, i bus sono considerati al pari delle automobili:
viaggiano quasi sempre sulle stesse strade (e non in corsie riservate) con
tempi di percorrenza spaventosi, inesistenti puntualità ed efficienza.