[Badgirlz-list] About Netart and cyberfeminism

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Autore: Errata
Data:  
Oggetto: [Badgirlz-list] About Netart and cyberfeminism
From: Sexyshock-list

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:: CORNELIA

"Non è che il femminismo non sia più incisivo per le
condizioni sociali
contemporanee, è solo che strutture di pensiero più
complesse e
costellazioni politiche più mobili hanno reso gli
approcci concreti
alla politica difficili da identificare e riconoscere
a livello di
massa. Questi nuovi punti di partenza… richiedono
nuove forme di
azione."
Cornelia Sollfrank

++

Nel febbraio del 1997 il Museo d’arte contemporanea di
Amburgo
annunciava
il bando di concorso per Extension, la prima
competizione
internazionale
di net.art promossa da un corpo istituzionale.

Il bando faceva esplicito riferimento alla net.art e
gli artisti
ammessi
alla competizione avrebbero ricevuto una password per
inserire le
loro opere direttamente sul server del museo.
Incuranti del dibattito che
si andava sviluppando da quasi un anno, i curatori
della competizione
identificavano tout court la net.art con la mera
esposizione di
materiali
sul Web.
Visti questi presupposti, l’artista tedesca Cornelia
Sollfrank2
decideva
di partecipare alla competizione con l’intento di
metterne in dubbio
l’autorevolezza
e di evidenziare l’incompetenza dei curatori. Forte
del sostegno
della comunità della net.art, Sollfrank iscrisse al
concorso duecento
artiste donne fittizie, ciascuna dotata di numero di
telefono, di fax e
di
un account di posta elettronica funzionante. L’artista
ricevette così
una
password per ciascuna delle donne registrate. Dal
canto loro, i
curatori
furono soddisfatti dell’alto numero di concorrenti
(circa 280) e
annunciarono
alla stampa una partecipazione di artiste donne che
superava i
due terzi del totale.

A questo punto, per realizzare effettivamente tutti i
progetti
presentati,
la Sollfrank avrebbe dovuto sviluppare una mole di
lavoro enorme.
Decise allora di affidarsi a un software – chiamato
Net.art Generator3
<www.obn.org/generator> – che ricombinava pagine Web e
file pescati
quasi casualmente dalla Rete, in base alle parole
chiave inserite in un
apposito
motore di ricerca. Grazie a questa macchina
generatrice di Internet
ready-mades, la Sollfrank produsse in pochissimo tempo
i duecento
progetti necessari.
Tuttavia, nonostante l’alta percentuale di possibilità
di vittoria, i
suoi
sforzi non furono coronati da successo: i due terzi
dei partecipanti
erano
donne, ma i tre premi in denaro andarono tutti ad
artisti di sesso
maschile.
Così, nel giorno in cui la commissione annunciò i nomi
dei vincitori,
Sollfrank diramò un comunicato stampa in cui rivelava
la vera natura
del
suo intervento, denominandolo ironicamente Female
Extension.

Con Female Extension Sollfrank dimostrava di aver
preso molto
seriamente
il tema del concorso, trattando Internet come
materiale e oggetto, a
partire da una radicale ridiscussione delle categorie
di autore unico e
originale.
Acquisendo la personalità di duecento donne, inoltre,
l’artista
aveva messo in crisi quella discorsività
materializzata che la filosofa
cyberfemminista
Allucquere Rosanne Stone definisce “il soggetto
fiduciario”:
quel complesso di elementi fisici e discorsivi, con
cui lo stato
moderno riconduce
ciascun soggetto a un corpo fisico, facilmente
reperibile nello
spazio e nel tempo.4 Si tratta di una capacità di
individuazione che si
realizza
tramite un sistema stratificato di mappe e codici, per
cui a ogni
cittadino
corrisponde una residenza, una data di nascita, una
dichiarazione
dei redditi, un certificato elettorale, un codice
fiscale, un’impronta
digitale,
una sequenza di Dna, un numero di telefono e così via.
Ma che cosa
succede se un soggetto adotta una personalità multipla
o se, al
contrario,
più individui assumono le vesti di una sola persona?
Sfruttando al meglio le potenzialità del mezzo
telematico, che
favorisce
una socialità sganciata dal locus fisico, Female
Extension sollevava
simili
interrogativi, turbando così il normale corso della
prima competizione
ufficiale di net.art. La manipolazione identitaria
aveva infatti, in
questo
caso, una finalità politica, essendo volta a
dimostrare l’incapacità
dell’establishment
artistico di cogliere e valutare le peculiarità della
nuova
forma d’arte.

"Gli hackers sono artisti - e alcuni artisti a volta
sono hackers.
L'hacking ha a che fare con restrizioni, ma ancora di
più con le
regole. Questo è un parallelo con l'arte. L'unica cosa
che l'arte fa
veramente è rompere i modelli e le abitudini della
percezione."
Cornelia Sollfrank

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INTERVISTA:
http://www.rai.it/RAInet/smartweb/cda/articolo/sw_articolo/

0,2791,393%5E861,00.html




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Vns Matrix - html http://lx.sysx.org/vnsmatrix.html

È l’estate del ’91. Ai confini meridionali del deserto
australiano,
nella
città di Adelaide, quattro amiche spendono le loro
giornate cercando
soluzioni al caldo torrido e alla noia.
Creano quattro personaggi, Beg, Bitch, Fallen e
Snatch, scattano
fotografie, le lavorano in Photoshop,
e producono una serie di cartoline a sfondo sessuale
in stile anni
Venti.
L’immagine digitale apre nuovi immaginari, l’hype sui
computer è appena
esploso e il gruppo decide di abbandonare l’erotismo
per dare vita a
un collettivo “cyberfemminista”, termine coniato per
l’occasione. Nasce
così Vns Matrix il primo gruppo che esplora le
relazioni
tra le donne e i nuovi media, sia nella cultura
popolare sia nei
circuiti
dell’arte. Come ricorda Francesca da Rimini,
“all’epoca moltissime
donne già lavoravano con i computer, eppure nei media
popolari non
venivano
rappresentate; la letteratura cyberpunk, dal canto
suo, forniva
un’immagine stereotipata e bidimensionale dei
personaggi femminili.
C’era
inoltre una generazione di giovani donne che non si
sentiva più a suo
agio con la definizione storica di femminismo. Creando
Vns Matrix, noi
ci
inserivamo nell’immaginario pop creato dal cyberpunk,
per esplorare
nuove forme di rappresentazione e nuove opportunità
per le donne”

Alla pura invenzione fantastica, il gruppo affianca
sin dal principio
una riflessione teorica, che trova il suo esito nel
Manifesto
Cyberfemminista
per il XXI secolo (1991), tradotto poi in sette lingue
e reinterpretato
sotto varie forme, come un grande cartellone
pubblicitario o una
colonna
sonora. Nelle poche linee che lo compongono, si
proclama la nascita di
un nuovo soggetto, di una “fica futura”, che
scardinerà l’ordine
simbolico
e maschile del discorso dall’interno.
L’affermazione che tra la clitoride e la matrice vi è
una “linea
diretta”,
un nesso sostanziale, non è casuale. Il termine matrix
ha infatti una
doppia
valenza, sia come generatrice ultima della realtà
immersiva e simulata
del cyberspazio – secondo la vulgata cyberpunk – sia
come genitrice
biologica,
secondo l’etimologia latina della parola. Insomma tra
il cyberspazio
o, più in generale, tra la tecnologia e il femminile,
esiste una
connessione
profonda, che il femminismo storico, generalmente
tecnofobico,
aveva ignorato.

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Sulla net art:
http://www.ecn.org/hackerart/visionatotale.php?
ID=6362&argomento=net.art&autore=Lazzoni%20Nicola

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L'arte della connessione - di Marco Deseriis e
Giuseppe Marano
un libro che si puo' scaricare in pdf:
http://www.thething.it/netart/

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Questo e' in francese ma e' molto carino
http://www.ada-online.org/frada/article.php3?id_article=112






        
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