Per un ambientalismo
socialmente responsabile
Ultimamente una maggiore attenzione ai problemi dell'ambiente, unitamente a tecnologie sempre più evolute, sta permettendo il conseguimento di diversi successi nel campo del risparmio energetico e delle risorse, delle energie alternative, dello riutilizzo, della gestione dei rifiuti, etc. Tali successi possono facilmente incoraggiare i governi a proseguire imperterriti l'attuale politica di sviluppo ad oltranza, essendo condotti a ritenere che un immutato modello di sviluppo economico, come pure demografico e tecnologico, possa essere realmente sostenibile.
In effetti i governi, che lo dichiarino oppure no, sono costretti a perseguire una crescita, ad ogni costo ed illimitata, per un motivo ben preciso e perfino legittimo. Essi non sono soltanto e semplicemente soggetti alle volontà dei vari potentati economici, ma devono ancor più fare i conti con la cruda realtà della vita: se non mantengono il proprio Paese al passo con gli altri una invasione ed una successiva sopraffazione totale non saranno per nulla cose di fantasia. Sostanzialmente è per questo motivo, per altro impossibile da trascurare, trattandosi di una vera e propria questione di forza maggiore, che non per pura e semplice propensione e volontà economica, che i governi, a volte, pur strano che sembri, perfino inconsapevolmente, continuano a perseguire una, solo apparentemente priva di senso, linea politica di crescita infinita.
E c'è da dire che gli ecologisti e gli ambientalisti, col loro lavoro di ricerca e promozione di fonti alternative, risparmio, riutilizzo etc., non fanno che permettere ai governi di continuare indenni su questa strada. Ora: non ci sarebbe nulla di male in questo, anzi il comportamento e pensiero degli ecologisti sarebbe solo da lodare, se purtroppo non fosse da considerare che essi, così facendo, ponendosi a stampella di uno sviluppo in realtà insostenibile, di fatto non solo autorizzano i governi a procedere già ora lungo tragici percorsi che non possono non condurre alla guerra ed allo sfacelo sociale, la minaccia di una invasione ponendo in secondo piano ogni altra cura e necessità, ma rafforzano i presupposti per giungere in breve tempo ad una catastrofe generalizzata ed irrevocabile.
Già ora le popolazioni dei Paesi industrializzati sono in netto eccesso rispetto alle risorse locali, essendo costrette perfino ad invadere altri Paesi per approvvigionarsene, e nonostante ciò i loro governi continuano a far di tutto pur di aggiungere altra umanità a quella, già accalcata, esistente, peggiorando vieppiù una situazione già estremamente critica.
Già ora le economie dei nostri Paesi sono ipersviluppate ben oltre le reali esigenze dell'individuo e della società, fino al punto da aver assorbito ogni nostro pensiero, ogni nostro respiro, e nonostante ciò i governi continuano a far di tutto per accrescerle ancora, spingendo ogni soggetto economico ad un comportamento competitivo esasperato, al punto da fargli dimenticare ogni buon senso e correttezza, e da fargli aggredire, fagocitare, in un vero e proprio raptus di cannibalismo, ogni essere umano, per trasformarlo in un cliente od in un accolito.
Già ora le tecnologie dei Paesi del Nord del mondo sono giunte ad un livello tale da rappresentare pericoli serissimi non soltanto se usate male o per errore ma anche semplicemente se vi si fa ricorso senza un necessario lungo periodo di decantazione, di sperimentazione, di riflessione; già ora le nostre tecnologie sono in grado di fornire ad ogni individuo, tanto nel bene quanto nel male, poteri che fino a qualche tempo fa non erano disponibili nemmeno ai sovrani più ricchi del mondo; già ora intravediamo la minaccia di una estinzione violenta della nostra specie ad opera di esseri artificiali da noi stessi creati, e nonostante ciò i governi continuano a richiedere macchine sempre più sviluppate, sempre più potenziate, il cui esito non può che essere incerto data la fretta con la quale vengono approntate.
Come possono esseri umani sempre più numerosi, ricchi, e potenti, sempre più compressi, disciplinati da un modello di vita che divora tutto e tutti, e dotati di tecnologie di livello sempre più elevato, non essere diretti verso processi di implosione di quella struttura sociale che finora li ha tenuti insieme, proiettati verso una disgregazione violenta, e certo non facilmente nè velocemente, e forse addirittura mai più, riparabile, dell'intero tessuto sociale?
In realtà, vi sono buoni motivi per ritenere che non si possa, quasi non si abbia il diritto di presentare quelli che appaiono essere i successi dell'ambientalismo, senza raffrontarsi con la questione di fondo: che la crescita serve, e continuerà a servire e ad essere perseguita, soprattutto per ineludibili scopi di difesa nazionale, e che senza la stipulazione di patti internazionali, concepiti per essere indissolubili, di autocontenimento demografico, economico e tecnologico, il nostro mondo è destinato sempre e comunque a scoppiare. Risparmiare e riutilizzare possono esser ritenute cose ottime non tanto oggi, perchè così come presentate autorizzano le società a continuare lungo direzioni immutate che conducono alla catastrofe, ma solo quando vi sarà abbinata una chiara e ben espressa volontà in favore di patti di autocontenimento allo sviluppo.
Pur strano che possa apparire inizialmente, come del resto non può non apparire ogni nuova tendenza ai suoi inizi, ogni ecologista, ogni ambientalista del mondo ipersviluppato, ogni rappresentante istituzionale, ogni operatore economico, ogni giornalista, chiunque insomma voglia presentare una nuova risorsa o tecnologia o successo ambientale, in ogni suo comunicato, dovrebbe introdurre il suo pensiero o la sua azione dicendo qualcosa del tipo: "premessa la urgente necessità di istituire dei patti internazionali di autocontenimento allo sviluppo demografico, economico e tecnologico, premessa la urgente necessità di accordi tesi a creare le condizioni per una pace stabile e duratura, quindi: una densità demografica ottimale dei nostri territori, una economia tesa non a sovrastare bensì ad equilibrare, una tecnologia consapevole, misurata e sicura, ed invitando quindi il mio e l'altrui governo a non considerare quanto segue come un incentivo ad un cieco, ulteriore sviluppo, avrei da raccontarvi che ...". Si tratta di una consapevolezza ed un uso che devono divenire felicemente e costantemente presenti nelle menti e nei cuori di ognuno, ed a questo scopo, dovremo ampliare, ben oltre l'attuale, la nostra visione delle cose.
Dobbiamo rammentarci infatti che la situazione in cui viviamo è infinitamente, tragicamente triste: i Governi sono ormai composti quasi esclusivamente da persone che professionismo e specializzazione hanno reso praticamente inette, non essendo in grado di concepire una benchè minima strategia degna di questo nome al fine di risolvere i problemi, per altro enormi, cui si trovano a far fronte; per dirne solo una fra le tante, gran parte dei sociologi, i quali avrebbero dovuto analizzare i problemi della società per venirne a capo, hanno invece preferito mettere a tacere la loro coscienza, barattandola, in cambio di laute provvigioni ed ingiustamente onorati impieghi a vita, coi fautori dello sviluppo ad oltranza, per cui si limitano ad analizzare la società ad esclusivi fini di mercato; e, solo per dirne ancora un po', anche gran parte della popolazione, la cosiddetta gente comune, si ritrova ad essere in uno stato di profondo istupidimento, chi a causa dei tanti giocattoli e passatempi resisi disponibili, chi per le incredibili moli di lavoro che deve sopportare per procurarseli, chi se non ormai semplicemente per procurarsi di che sopravvivere.
E' evidente che in una situazione del genere non vi sono grandi possibilità che la nostra società ne venga fuori illesa. Il contributo di ogni persona dotata ancora di coscienza è dunque preziosissimo, ed in particolare gli ecologisti, gli ambientalisti, che hanno sì dimostrato, perfino ampiamente, di avere una buona sensibilità, ma non hanno avuto finora molto interesse nella sociologia ed ancor meno per i problemi della difesa nazionale, essendosi posti loro stessi dei limiti tramite un loro statuto associativo o personale, oggi sono chiamati a compiere un piccolo passo avanti, poichè è la situazione stessa che lo richiede con urgenza.
Coloro che così spesso hanno la responsabilità di far da gruccia ad uno sviluppo irresponsabile, coloro che concentrati sui problemi dell'ambiente, dimenticando che tutto, tutto è interconnesso, trascurano questioni altrettanto importanti e le lasciano ad altri abituati a risolvere ogni cosa con la forza, coloro che manifestano in continuazione per la pace senza però proporre una valida politica che la possa concretamente realizzare, costoro hanno il dovere di allargare i propri orizzonti fuggendo dalle gabbie della loro e di qualsiasi altra specializzazione, sia professionale che politica, hanno il dovere di allegerirsi del peso delle piccole cose, e di concentrarsi massicciamente, continuamente, su obiettivi di reale valore, obiettivi determinanti per cui valga davvero la pena di vivere, quali, e forse soprattutto, i patti di autocontenimento allo sviluppo economico, demografico, tecnologico, per ricondurre una economia imposta dalle leggi della guerra, un'economia perseguita per lo più a fini di difesa nazionale, ad una economia governata dai principi della pace, perseguita a fini di benessere e legittima evoluzione comuni.
Questo, sempre che essi vogliano davvero dare un loro valido contributo affinchè una situazione già oggi terribile non si sviluppi nel peggior incubo, per estensione e coinvolgimento, della nostra storia. Altrimenti, se perfino coloro che hanno le migliori intenzioni non compiono un passo avanti, cos'altro ci resta, anche se finora non è mai, mai accaduto, se non sperare tutti negli dei, che abbiano pietà di noi una buona volta?
Danilo D'Antonio
Laboratorio Eudemonia
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PASR V1.3 19/11/35