Programmare il razzismo?
di Filippo Miraglia
La politica del governo Berlusconi in materia di immigrazione
continua a produrre disastri.
Dopo la sentenza della Corte Costituzionale sulle garanzie per gli
stranieri espulsi, il Governo, anziché adeguare la legislazione ai
rilievi dei giudici dell'Alta Corte, ha deciso di introdurre un
ulteriore elemento di discriminazione, affidando ai giudici di pace
la convalida delle espulsioni. Si è confermato in questo modo che
per i migranti esiste una giustizia speciale, con minori diritti.
Ancora. In questi giorni il governo ha avviato una consultazione,
con due anni di ritardo, sul documento programmatico triennale
sull'immigrazione.
Tutte le amministrazioni pubbliche, le organizzazioni e le parti
sociali sentite fino ad oggi hanno espresso pareri fortemente
negativi per l'approccio xenofobo e demagogico che lo caratterizza.
La gran parte di questo documento è infatti dedicata a quello che
viene chiamato "contrasto dell'immigrazione clandestina". Alla base
c'è una sorta di ossessione securitaria, frutto di una cultura
xenofoba che si vorrebbe egemone nel nostro paese e da cui
probabilmente si pensa di poter trarre vantaggi elettorali. A questa
logica rispondono per esempio le periodiche retate di immigrati
giustificate in nome della sicurezza e della lotta al terrorismo che
puntualmente si rivelano pure azioni di propaganda.
L'ARCI ha espresso un parere fortemente negativo su questo documento
così come sull'insieme dei provvedimenti e delle azioni del governo
sia a livello nazionale che europeo in materia di immigrazione.
Il proibizionismo, ossia le frontiere chiuse, l'impossibilità di
accesso legale sul territorio italiano, la gestione dei permessi di
soggiorno come corsa ad ostacoli, continua infatti a rimanere l'asse
principale delle politiche del governo.
Nessuno straniero sceglie di essere clandestino. Si fa ricorso
all'ingresso o al soggiorno illegale perché non ci sono altre strade
e il desiderio di star meglio, di vivere dignitosamente, così come
quello di salvare la propria vita fuggendo da situazioni di
persecuzione, è più forte di qualsiasi legislazione.
Il proibizionismo in materia di immigrazione ha già mietuto troppe
vittime. Il prezzo pagato in termini di vite umane (in questi giorni
si sta svolgendo il dibattimento presso il tribunale di Siracusa
sulla nave affondata nel Natale del 1996 al largo di Porto Palo, con
il suo carico di 283 morti, di cui ancora si sa troppo poco),
sfruttamento e persecuzioni (la detenzione nei CPT, le espulsioni di
massa, il lavoro nero e le percentuali altissime di incidenti e
morti sul lavoro) è diventato intollerabile.
Di fatto il centro destra sceglie di non governare un fenomeno
complesso come l'immigrazione, mettendo in campo regole impossibili
da rispettare, intervenendo solo sull'aspetto meno rilevante del
percorso migratorio, quello relativo alle irregolarità, che per
questo assumono però un ruolo determinante nella rappresentazione
sociale e nella cultura politica. Non c'è una gestione degli
ingressi, che vengono lasciati all'iniziativa dei singoli o delle
organizzazioni criminali, oppure ai meccanismi illegali consentiti
(si pensi ad esempio alle centinaia di migliaia di persone che
entrano per motivi turistici e poi rimangono a lavorare in Italia),
prevedendo per legge un meccanismo unico di incontro tra domanda e
offerta di lavoro "a distanza", di cui tutti riconoscono
l'inapplicabilità.
Del resto il governo stesso ne ha dovuto riconoscere implicitamente
i limiti visto che ha dovuto liberalizzare gli ingressi degli
infermieri e lo stesso dovrà fare per altre categorie di lavoratori.
L'unica strada è la libertà di circolazione, con un meccanismo
semplice di richiesta d'ingresso per ricerca di lavoro, senza quote
e senza ulteriori condizioni.
Le quote, come le frontiere chiuse, alimentano la clandestinità e i
morti.
Oggi la sinistra, lo schieramento democratico, deve contrapporre
alle politiche proibizioniste e razziste del governo e della destra,
un'idea forte di libertà e giustizia, basata sulla verità.
Se sono state necessarie in 4 anni due regolarizzazioni (o
sanatorie) che hanno prodotto più di 1 milione di domande, vuol dire
che le quote e le frontiere chiuse non hanno nessun impatto sulla
realtà, se non in termini di negazione dei diritti umani e dei
principi costituzionali, primo fra tutti quello all'uguaglianza e al
diritto d'asilo.
Il prossimo quattro dicembre saremo in piazza a Roma, insieme a un
largo schieramento di associazioni, comunità di migranti,
organizzazioni politiche e sindacali per chiedere "libertà di
movimento, diritti e giustizia sociale" per tutte e per tutti.
responsabile immigrazione Arci
-------------- parte successiva --------------
Un allegato HTML è stato rimosso...
URL:
https://www.inventati.org/mailman/public/forumlecce/attachments/20041123/219e3770/attachment.htm