[NuovoLaboratorio] Il gioco dell'oblio

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Szerző: antonio bruno
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Tárgy: [NuovoLaboratorio] Il gioco dell'oblio

da Carta n. 42
IL GIOCO DELL'OBLIO

Il 20 luglio 2001 e il 27 gennaio 2005 sono separati da tre anni, sei mesi
e sette giorni. La prima data segna l'inaugurazione, diciamo così, di una
sorta di "ufficio matricola penitenziario" allestito in una caserma
diventata famosa, quella di Bolzaneto, alla periferia di Genova. La seconda
è la data indicata dal giudice Maurizio De Matteis per l'avvio dell'udienza
preliminare, primo atto di un procedimento giudiziario che coinvolge 47
persone - fra agenti penitenziari, poliziotti, carabinieri e personale
medico - per reati che dovremo tenere a mente: abuso d’ufficio, lesioni,
percosse, ingiurie, violenza privata, abuso d'autorità, minacce, falso,
omissione di referto, favoreggiamento personale. Bene che vada, l'udienza
preliminare durerà un paio di mesi, forse tre, come sta accadendo per la
Diaz (le udienze sono ancora in corso, e si è cominciato a fine giugno). Se
il giudice ordinerà il processo, saremo già a ridosso dell'estate che
segnerà il quarto "anniversario" del G8 genovese.
Chi reclama giustizia, dopo tanto tempo, sarà ai limiti dello sfinimento e
della sfiducia; gli imputati penseranno che la prescrizione dei reati, più
che un'eventualità, potrebbe rivelarsi una strategia processuale; lo Stato,
infine, comunque vada avrà perso un'occasione per mostrare a tutti che un
paese democratico si schiera sempre dalla parte dei diritti dei cittadini.
Avrà perso quest'occasione perché il 27 gennaio 2005 i 47 imputati
arriveranno in tribunale con i loro gradi, ruoli e carriere, per niente
compromessi da quei giorni infami. Per Bolzaneto si ripeterà così lo stesso
scenario che da mesi vediamo in aula nel processo Diaz: tutti a reclamarsi
innocenti, a scaricare su altri le responsabilità degli abusi, a confidare
nelle protezioni dall'alto e a sperare nell'incapacità dei magistrati di
farsi largo nelle melme delle ricostruzioni ufficiali e degli organigrammi
confusi o nascosti. La scelta compiuta ai piani alti della polizia sembra
una via senza ritorno: in tribunale - hanno deciso a Roma - si va alla
prova di forza. Non si fanno concessioni né autocritiche; la condotta
tenuta a Genova è rivendicata come legittima e corretta. Toccherà ai
pubblici ministeri e ai giudici, se ne saranno capaci, mettere in
discussione questi assiomi. L'idea di mettersi al servizio della
magistratura per accertare ogni responsabilità continua a non avere diritto
di cittadinanza. Poiché i fatti essenziali sono noti a tutti e
indiscutibili - almeno per Diaz e Bolzaneto - i vertici delle forze
dell'ordine si comportano quindi come un pokerista che "va a vedere" pur
sapendo di avere un "gioco" modesto in mano.
In queste condizioni il 27 gennaio partirà il procedimento su Bolzaneto e
sarà una strada in salita. A quattro anni dai fatti, si potrà giocare anche
la carta dell'oblio. Nel 2005 chi rammenterà più i racconti di decine di
persone sulle violenze, gli atti di sadismo, le minacce, gli insulti, i
maltrattamenti subiti? Per non finire nella trappola della rassegnazione
per stanchezza, dovremo fare uno sforzo e tenere a mente i capi
d'imputazione, dovremo rammentare anche il passo dell'ordinanza dei pm in
cui si contesta al medico Giacomo Toccafondi niente meno che la violazione
della Convenzione internazionale sui diritti umani, e dovremo rileggerci un
documento banale come la raccolta delle denunce di 82 persone passate per
la "cura Bolzaneto". Si trova a questo indirizzo -
www.veritagiustizia.it/docs/bolzaneto_pett.pdf - ed è un pezzo illuminante
della storia recente d'Italia. Comincia così: "Percosso con un forte pugno
allo stomaco; percosso al passaggio in corridoio con pugni, schiaffi e
calci; ingiuriato col ritornello 'Uno, due, tre viva Pinochet’; costretto
con violenza e minaccia a dire 'Che Guevara figlio di puttana’; insultato —
con epiteti quali zecca, figlio di puttana, stronzo, comunista di merda,
bombarolo di merda, devi morire lurido comunista — mentre gli sbattevano la
testa contro il muro ".
Lorenzo Guadagnucci

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"Eppure il vento soffia ancora...."

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(luglio 2001).
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