[Cerchio] un "Borgia" alla Casa Bianca

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Autore: leonid ilijc brezhnev
Data:  
Oggetto: [Cerchio] un "Borgia" alla Casa Bianca
Alberto Gonzales, un "Borgia" alla Casa Bianca            
di  Bianca Cerri
18 Nov 2004    
Dopo le dimissioni di John Ashcroft, il presidente degli Stati Uniti, 
George Bush, ha scelto come suo successore Alberto Gonzales, un uomo che 
ricorda un po’ un Andreotti giovane, con le spalle curve ed il sorriso 
sornione, uscito apparentemente indenne da un decennio di convivenza con 
l’autorevole sponsor. Dell’attuale Consigliere Legale alla Casa Bianca ha 
fatto sere un fa un ritratto accurato quanto delicato Gianni Riotta, che 
non ci sentiamo di condividere. La cronaca politicamente corretta non è 
sufficiente per riassumere la personalità del futuro Guardasigilli degli 
Stati Uniti, meglio ricorrere alla storia e, più esattamente, ai Papi 
dell’Inquisizione con la pira sempre accesa per arrostire gli oppositori...


Più di un giornale americano di egregia reputazione si è spinto sino ad
assimilare Alberto Gonzales ai Borgia e non ci sentiamo di smentire
completamente la tesi, soprattutto dopo aver esaminato l’etica
professionale del futuro Ministro della Giustizia quando faceva il
consigliere in Texas. Passato alla Corte Suprema, dove tra i suoi compiti
c’era quello di esaminare le condanne a morte e riassumerne i punti
salienti per presentarli al Governatore ed, eventualmente, raccomandare la
clemenza in caso di dubbi sulla colpevolezza dell’imputato o di incapacità
di intendere e volere dello stesso, Gonzales ha completamente eluso le
mansioni a lui assegnate ed è logico pensare che la mancanza di etica
professionale abbia contribuito far giustiziare almeno 57 esseri umani che
potrebbero essere ancora in vita se i loro diritti fossero stati rispettati.

Un esempio per tutti: nel caso di Terry Washington, un afro-americano con
un quoziente intellettivo molto inferiore alla media, sarebbe stata
sufficiente la perizia psichiatra, che attestava l’incapacità di intendere
e volere dell’imputato, per fermare l’esecuzione. Infatti, anche le
crudelissime leggi capitali del Texas devono fare i conti con la maturità
psichica dei condannati, che non possono essere giustiziati a meno che sia
stato dimostrato che possiedono la maturità necessaria per capire la
severità della punizione loro imposta.

Risulta al di là di ogni dubbio che Gonzales abbia fatto comunque
giustiziare Washington così come altri imputati affetti da infermità
mentale o la cui colpevolezza non era stata provata al solo scopo di
toglierseli di torno e permettere all’amico Governatore George Bush di
crearsi la fama di uomo capace di stritolare i criminali con la sola forza
del suo pugno d’acciaio.

Per non farsi cogliere impreparato, Bush, raccontava ai giornali di aver
sofferto “una lunga agonia di dubbi ed incertezze” prima di decidersi a far
giustiziare un uomo e di aver deciso di farlo soltanto dopo aver vagliato
minuziosamente i rapporti di Gonzales. Lo ha scritto anche nella sua
autobiografia, che le carte in nostro possesso sono in grado di smentire:
non solo Bush mente affermando che tutti i casi siano stati “setacciati e
scrutinati”, ma possiamo assicurarvi senza tema di smentite che almeno 57
degli oltre 150 casi capitali per i quali l’allora governatore del Texas
firmò il mandato di morte non furono neppure letti.

Non esistevano invece dubbi sulla colpevolezza di Karla Tucker, la prima
donna messa a morte in Texas dopo oltre cento anni, ma Bush mentì anche in
questo caso affermando di aver inviato due lettere alla Corte Suprema ma di
non poter concedere la grazia proprio a causa della piena assunzione di
responsabilità dell’imputata, dimenticando che il procedimento di clemenza
è un atto politico che non ha implicazioni legali.

Con buona pace di Bush, la domanda di grazia arriva sulla scrivania del
governatore solo DOPO la conclusione dell’iter legale e non prima e
l’esecuzione di Tucker era stata programmata proprio in modo da fare
scalpore. Gonzales non mentì affermando di aver vagliato il caso Tucker,
anche se rimane un mistero perché abbia scelto di esaminare proprio una
condanna che si prestava molto meno di altre alla concessione della grazia.

Pochi giorni prima che Tucker lasciasse il braccio della morte per essere
trasferita ai Walls, dove avvengono le esecuzioni, Alberto Gonzales, pur
sapendo che Tucker non aveva scampo, rassicurò il Nunzio Apolostico che lo
aveva contattato su incarico del Papa con la confortante promessa di una
clemenza che Bush non aveva nessuna intenzione di concedere.

Alan Berlow, giornalista dell’Atlantic Monthly, afferma che anche nei casi
David Stoker e Billy Gardner, sia Gonzales che Bush violarono pienamente le
leggi capitali del Texas perché entrambi i condannati non erano in
condizioni di intendere la severità della pena e persino un giornale di
destra come il Chronicle di Houston propende per la stessa ipotesi. La
mancanza di riguardo per la legge di Alberto Gonzales non è limitata alle
vicende penali, perché il suo curriculum rivela anche numerose violazioni
ai Trattati ed alle Convenzioni Internazionali compiute dopo il suo
ingresso nell’amministrazione Bush.

Ma qual è il motivo per cui il presidente stravede per Alberto Gonzales,
quali sono le caratteristiche di quest’uomo che si avvia a diventare il
primo Guardasigilli di origine ispanica degli Stati Uniti?.

Beh, intanto la fantasia, come ha dimostrato quando si è trattato di
aggirare l’Act of War, un trattato sottoscritto nel 1996 . Gonzales ha
consigliato al suo Capo di raccontare al pubblico che, con l’allarme
terrorismo in atto, non andava più considerato valido l’articolo 3 dell’Act
of War che vieta espressamente l’uso della forza nei confronti dei
prigionieri di guerra, la pratica della tortura ed impegna i paesi
firmatari, tra cui gli Stati Uniti, al rispetto dei diritti basilari dovuti
ad ogni essere umano.

Con inventiva tutta latina, Gonzales ha poi dato ai giornali una sua
personale versione dell’Act of War, tornando a reiterare che l’emergenza
terrorismo autorizzava l’America a fare praticamente ciò che vuole ma la
tortura, con buona grazia del fantasioso consigliere, resta tristemente la
stessa in ogni epoca e l’Act of War non fa eccezione neppure per i potenti.
Mesi fa, Colin Powell, l’ex Segretario di Stato sostituito proprie in
queste ultime ore da Condoleeza Rice, aveva avvertito il Presidente
dell’assurdità del comportamento di Gonzales ma Bush si era risentito ed
aveva iniziato a fare carta straccia delle leggi internazionali, anche
grazie all’ausilio dei “nuovi linguaggi”, che gli consentono di tirare
fuori dal cilindro presidenziale frasi e definizioni coniate a caso come
“combattenti illegali” ed altro per giustificare la mancata osservanza
delle leggi.

Un giornalista è arrivato a definire “pornografica” la legalità di Gonzales
davanti alla sua sfacciata negazione delle torture ad Abu Ghraib e al
vergognoso rifiuto di ammettere la responsabilità del governo in una storia
che aveva fatto inorridire il mondo intero.

Ora che sta per diventare Ministro della Giustizia, l’ex giudice ispanico è
divenuto ancora più sornione e dichiara apertamente che sulla sua agenda
esiste un’unica priorità: il diritto inattaccabile degli Stati Uniti a
“difendersi”. Il resto del mondo non deve seccarlo perché l’America è uno
strumento di Dio che non viene a patti con i combattenti illegali e resta
il paese più democratico del mondo.

Chi non è d’accordo, può andare a farsi torturare o giustiziare: offre
Alberto Gonzales…..

Bianca Cerri