Auteur: rafael@acrobax.org Date: Sujet: [Incontrotempo] contributo sul 6
una giornata particolare quella del 6 novembre, con un portato rivendicativo
chiaro: reddito x tutt@.
una giornata di comunicazione concepita come azione in comune dalla mattina, in
centinaia dentro l'ipermercato panorama e dal pomeriggio, in migliaia per
riprenderci le strade della metropoli romana con una comunicante e desiderante
street parade.
Un appuntamento per tutti i precari, disoccupati, senza casa, migranti,
studenti, lavoratori autorganizzati: una scommessa per la ripresa di parola
degli invisibili e border line di questa societa' globale. Un fiume in piena
per gridare la propria rabbia contro la precarieta' della vita sempre piu'
estesa a tutti gli ambiti sociali, dal lavoro alla casa, dai saperi ai
trasporti.
Una precarieta' generalizzata ed emergente per milioni di persone che chiude la
comunicazione tra i soggetti sociali e che obbliga tutti alla solitudine della
incomunicabilita' e del silenzio. Una condizione di precarieta' diffusa che
chiude gli spazi di partecipazione, che nega il tempo per desiderare, che
stringe i bisogni in un buio vicolo cieco.
Una precarieta' dai mille volti e piani, dalle mille sfaccettature e sfumature:
uno sguardo della guerra globale, nella sua declinazione quotidiana, nella sua
manifestazione deterritorializzata e pervasiva. Una precarieta' insopportabile,
che mistifica la scelta di vita della liberazione dell'uomo dal lavoro,
rovesciando la flessibilita' in ricatto, trasformando attraverso un'alchimia
negativa, l'oro in merda. Il re mida dei signori della guerra e dell'impero:
che trasforma la scelta in ricatto, la flessibilita' in endemica precarieta'.
Una precarieta' contro la quale vogliamo rivendicare nuovi diritti dentro la
riconfigurazione di un'avanzata cittadinanza sociale. A partire da un reddito
garantito e incondizionato, slegato dalla prestazione lavorativa, attraverso
una quota monetaria diretta e una indiretta sotto forma di "servizi": casa,
salute, saperi, trasporti, etc. Un reddito di cittadinanza per combattere il
ricatto e l'emarginazione, ma anche e soprattutto per ricompensare la
produttivita' permanente di cui siamo quotidianamente portatori: quando
studiamo, ci vestiamo, comunichiamo e guardiamo la tv. Un reddito di mille euro
al mese, per tutti i disoccupati, precari, migranti e garantiti, per rifiutare
il lavoro e scegliere i desideri, per rifiutare la nocivita' e scegliere la
qualita' della vita, per rifiutare di lavorare per la guerra globale e
scegliere la cooperazione sociale, per contrapporre un mondo ad un altro...
Eppure... non basta agitare solo con campagne "politiche" la rivendicazione di
nuovi diritti senza porre questo discorso sul livello di produzione di pratiche
e di liberazione d'autonomia, ovvero dentro una dimensione immediatamente
riappropriativa. Non basta perche' chi e' senza casa non aspetta la legge sul
reddito o i finanziamenti dell'edilizia residenziale pubblica, ma occupa le
case. Non basta, perche' chi e' stufo di pagare la metro comincia ad
organizzarsi e a fare lo sciopero del biglietto, non basta perche' chi e'
stanco di pagare i libri se li fotocopia, chi vuole ascoltare la musica
gratuita la scarica dalla rete e moltiplica la pirateria: non basta poiche' e'
necessario generalizzare lo scontro dentro un rafforzamento progressivo dei
rapporti di forza nei territori.
E cosi' la mattina del 6 abbiamo deciso di fare quest'azione di autoriduzione
del 70% generalizzato a tutti i presenti dell'ipermercato, perche' abbiamo
voluto cominciare a dare un segnale a tutti, governo e opposizione, precari e
pensionati: ovvero che anche la spesa come la casa costa troppo, e che e'
giusto chiedere un'immediato sconto forfettario del 70%, che non se ne puo'
piu'... e che da ora in poi ci organizzeremo per rifarlo. Abbiamo scelto la
strada dell'azione di massa a volto scoperto, chiedendo un'autoriduzione,
mettendo in campo una pratica di contrattazione sociale e non quella militante
dell'esproprio (chenche' ne dicano i media mainstream) proprio per rendere
riproducibile questa pratica di azione. proprio per dire che non siamo no
global/disobbedienti/antagonisti e quant'altro, ma precari, soggettivita' di
questo luogo comune sempre piu' dilatato... e non marziani militanti in cerca
di, non si sa bene che...
Eppure errori nella gestione della comunicazione successiva alla giornata del 6
ci hanno fatto passare prevalentemente per disobbedienti (quindi i soliti...no
global) neutrlizzando la forza del messaggio che volevamo trasmettere, quel
luogo comune di precarieta' nella quale ci si sarebbero riconosciuti in tanti
senza sentirsi dei militanti "schierati". Eppure e' stato un ragionamento
discusso nelle assemblee preparatorie, cittadine e nazionali. Evidentemente
qualcosa non ha funzionato ed e' bene che ce lo diciamo chiaramente.
Ovvero non capire in che meccanismo e dinamica ci siamo cacciati da genova in
poi con la sovraesposizione mediatica di alcuni compagni, presi e considerati
come i portavoce del movimento, con la personalizzazione della presa di parola
e della comunicazione sociale etc. etc. e' oggi piu' che mai superficiale e
controproducente. Non comprendere che attraverso questo meccanismo si tenta di
delegittimare qualsiasi spinta sociale innovativa dentro una normalizzazione
mediatica e culturale significa schiacciare la strategia comunicativa dei
movimenti all'impotenza e alla rassegnazione del quadro mediatico che
continuera', finche' alimentato, a mistificare e a banalizzare progressivamente
le lotte sociali in un sensazionalismo esemplare.
Apriamo un dibattito e un ragionamento su come si sviluppa dal basso una
strategia comunicativa vincente, riproducibile, e quanto piu' "universale"
possibile... ed entriamo, se non ne siamo capaci, in un vero silenzio
zapatista! :)
Poi, cosi' come in parte e' stato fatto all'ultima assemblea metropolitana,
bisognerebbe fare un ragionamento complessivo su come l'informazione
dell'azione del 6 sia stata filtrata/gestita/manipolata/ dai banalmente detti
media ufficiali, soprattutto sulla carta stampata: da repubblica con il revival
degli espropri proletari al corsera incredibilmente caratterizzato da articoli
decenti come quelli di un certo roncone - sufficientemente reazionario da
stupire - che intervistava un lavoratore anonimo, poiche'precario e
ricattabilissimo, che testimoniava nell'atteggiamento diffuso tra i clienti, un
euforico sentimento riappropriativo: "altro che no global, i clienti hanno
assalito la merce come le cavallette" o qualcosa del genere. Ma non voglio
dilungare ulteriormente il presente contributo su questo passaggio. Mi preme
infatti sottolineare ancora un paio di cose:
Cooperare in rete, nel rispetto delle differenze, con la consapevolezza che su
alcuni punti nodali delle contraddizioni sociali nessuno
(strutture/sindacati/collettivi/snodi delle reti) si puo' considerare
autosufficiente, significa non solo agire in sintonia nelle azioni, ma avere
anche una strategia comunicativa comune e condivisa.
L'iniziativa del 6 nasce da reti trasversali, politicamente e socialmente
eterogenee, e ha visto la convergenza e la precipitazione di tante realta' e
individualita' che non hanno avuto e che non hanno un percorso nella
disobbedienza. Questo dato, sarebbe stato meglio assumerlo con piu' coerenza e
responsabilita', valorizzando un passaggio comune come quello del 6 che mirava
a superare gli steccati identitari nella consapevolezza che la composizione
sociale dell'iniziativa era molto eterogenea e sperimentale. se non sciogliamo
questi nodi sara' difficile continuare a produrre agitazione in rete, e
torneremo presto incredibilmente indietro...
e in verita' non ce lo potremmo permettere, visto i tempi che corrono.
Quindi anche se complessivamente il 6 dall'azione della mattina alla street del
pomeriggio, ha segnato un passaggio importante per la crescita di un movimento
del precariato che reclama reddito, nello stesso tempo si e' persa l'occasione
per verificare la capacita' comune di un lavoro di rete fluido, senza forzature
interne e con un linguaggio comune che ancora stenta, troppo spesso, a prendere
corpo.
Ovviamente avrei ancora molte altre cose da dire... ma mi fermo qui, nella
speranza che sul 6 si apra un dibattito chiaro e costruttivo, responsabile e
consapevole della difficile stagione politica che da acerra in poi si e' aperta
in questo "bel paese" con un autunno caldo che e' cominciato a meta' agosto.
Dove il 6 nella finitezza della sua portata ha rilanciato la rivendicazione del
reddito x tutti sul terreno della nuova composizione sociale del precariato,
ponendo proprio nella rivendicazione del reddito x tutti la prospettiva
strategica per l'avanzamento delle lotte sociali dei prossimi anni.
E questo, non e' poco!