[Lecce-sf] Comunicato Arafat

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L'Arci piange il presidente Yasser Arafat, l'uomo che aveva scelto "la pace dei coraggiosi".

La pace che con Yitzhak Rabin aveva cercato, facendo realtà di un sogno. Due stati per due popoli, Palestina e Israele finalmente libere dalla guerra, dalla paura, dall'oppressione.

Era il sogno di una terra di giustizia e di convivenza. Il sogno di una libertà condivisa. Poter finalmente deporre le armi, dopo tanto aver combattuto. Consegnare un futuro ai figli, e ai figli dei figli.

La comunità internazionale democratica aveva la responsabilità di proteggere il processo di pace. Non l'ha fatto. Due società sono state lasciate sole, a ripiegarsi su stesse. E il peso grava su chi ha tradito la speranza.

Yasser Arafat è morto da prigioniero, dopo aver vissuto tre anni nella sua Muqata assediata, con il suo popolo incarcerato dal Muro e dall'occupazione.

Ha cominciato a spegnersi il 4 novembre. Nove anni esatti dal giorno dell'assassino di Rabin -mentre il popolo israeliano continua ad essere imprigionato dalla propria paura e da una leadership dissennata.

E' morto il simbolo della causa palestinese. Il simbolo della lotta decennale di un popolo a cui viene negato il diritto alla libertà -pure scritto e sancito dal diritto internazionale. E' morto un leader che ha combattuto armi in pugno, ma che ha chiesto al mondo intero di non lasciar cadere dalla sua mano il ramoscello d'olivo.

Al popolo palestinese, all'ANP, alla società civile, alla rappresentanza in Italia, ai tanti compagni e compagne che abbiamo in Palestina ci stringiamo, come ci siamo stretti in altri momenti bui e anche in giorni sereni.

Confidiamo che il popolo palestinese sarà capace di trovare in questa occasione la forza per proseguire la sua lotta confermando i valori democratici e la partecipazione popolare che hanno saputo ispirarla nei momenti più alti.

Questa morte chiama tutti i democratici nel mondo a un impegno nuovo-ciascuno per ciò che deve e può. Nessun negoziato credibile è possibile mentre prosegue la violazione sistematica dei diritti umani e del diritto internazionale. Faremo ciò che potremo per porre termine all'occupazione, per fermare e smantellare il muro della vergogna.

La comunità internazionale deve trovare il coraggio di imporre la riapertura di uno spazio politico che in questi anni si è chiuso, di creare le condizioni per ricominciare il processo di pace che è stato lasciato morire, perché l'obiettivo di due veri stati per due popoli ritorni ad essere credibile.

Addio, presidente Arafat. Ti ricorderemo nell'impegno per la pace e per la giustizia, nella lotta per un mondo diverso.

Roma, 11 Novembre 2004
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