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Szerző: Gian Paolo Marcucci
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Tárgy: [Forumlucca] Fw: INIZIATIVA INTERNAZIONALE - SPECIALE Dossier Nr.1

----- Original Message -----
From: ufficio d'Informazione del Kurdistan In Italia
To: Undisclosed-Recipient:;
Sent: Thursday, November 11, 2004 4:31 PM
Subject: Fw: INIZIATIVA INTERNAZIONALE - SPECIALE Dossier Nr.1


----- Original Message -----
From: Libertà per Ocalan
To: Liberta_per_Ocalan@???
Sent: Giovedi, Novembre 11, 2004 3:05
Subject: INIZIATIVA INTERNAZIONALE - SPECIALE Dossier Nr.1




      Internationale Initiative


      Freiheit für Abdullah Öcalan


      Frieden in Kurdistan


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      Fax: +49 221 139 30 71


      E-Mail: info@???
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      In collaborazione con




      Iniziativa Italiana


      Libertà per Abdullah Öcalan




      e-mail: Liberta_per_Ocalan@??? 





      ASRIN HUKUK BÜROSU


      Tel: +90 212 292 9551


      Fax: +90 212 292 9553


      Asmalimescit mah.


      Seyhbender Sok


      18/3 Tünel


       Beyoglu / ISTANBUL









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INIZIATIVA INTERNAZIONALE - SPECIALE Dossier Nr.1


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Contenuto:
a.. Briefing sulla situazione attuale nel caso Öcalan. Di Mahmut Sakar, avvocato difensore di Abdullah Öcalan.
b.. Presa di posizione di Murat Karayilan, Presidente del Comitato di Difesa del Congresso del Popolo del Kurdistan (Kongra-Gel), in riferimento agli attacchi ad Abdullah Öcalan ed ai suoi avvocati e sulle estese operazioni militari dell´esercito turco nei territori kurdi di Turchia.
c.. Intervista con l´ex premier turco Bülent Ecevit, sui retroscena della cattura e del trasferimento in Turchia di Öcalan. Dal quotidiano "RADIKAL" di Murat Yetkin.
d.. Briefing dell'Iniziativa Internazionale in occasione della ricorrenza dell'inizio dell'odissea di Abdullah Öcalan: OTTOBRE NERO, SERVIZI SEGRETI, TURCHIA. UNIONE EUROPEA E CASO ÖCALAN.

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Il punto della situazione sul caso Öcalan

di Mahmut Sakar, Avvocato difensore di Abdullah Öcalan

Da sei anni egli si trova in stato d´isolamento come unico detenuto nell´isola prigione di Imrali.

Qui di seguito è documentato la stato attuale in riferimento alle condizioni di detenzione del nostro assistito e alle condizioni di lavoro dei suoi avvocati difensori.

Lo stato di salute

Le difficoltà di respirazione del nostro assistito non hanno avuto dei miglioramenti.

Nell´ultimo incontro del 27 ottobre del 2004 i miei colleghi non lo hanno trovato in buone condizioni. Presentava un diffuso pallore al volto e appariva molto stanco. Aveva difficoltà nel parlare. Continuamente il nostro assistito si puliva la bocca da un eccesso di secrezioni. A brevi intervalli era costretto continuamente a bere.

Inoltre, i miei colleghi sono stati testimoni oculari dei seri problemi respiratori del nostro assistito.

Essi hanno manifestato le proprie preoccupazioni riguardo all´evidente ingrossamento di noduli, grossi quanto una noce, riscontratigli nell´aprile del 2004 all´occipite e riguardo la sua improvvisa perdita di peso.

Tutte le richieste presentate per un miglioramento delle sue condizioni detentive, per ottenere visite da medici indipendenti o per mandare ad Imrali una commissione medica indipendente sinora non sono state accolte.

Ci è stata fatta pervenire soltanto una comunicazione tramite la Corte di Giustizia per i Diritti Umani, nella quale si diceva quanto lamenta il nostro assistito non rappresenta un rischio serio per la sua sopravvivenza. Bisogna pur dire che questa affermazione si basa su alcuni superficiali controlli medici. Non ci sono stati ne comunicati le diagnosi esatte delle visite, tantomeno queste sono state effettuate con l´ausilio di moderne apparecchiature sanitarie. Sull´isola-prigione non vi è sono apparecchiature medico-sanitarie.

È abbastanza evidente, allora, che il trattamento medico sinora avuto, non ha apportato miglioramenti dello stato di salute del nostro assistito.

Condizioni detentive

La cella di Ocalan è illuminata 24 ore al giorno.

Tutti gli angoli della cella vengono controllati dalle telecamere. Nello spazio attiguo alla cella, sinora adibito alle visite dei familiari, si progetta di costruire un ambiente per le docce a uso dei sorveglianti. È sensato, dunque il timore che aumenti il grado di umidità, fatto questo che danneggerebbe ulteriormente lo stato di salute del nostro assistito.

Il signor Ocalan ci ha fatto sapere nell´ultimo colloquio che ultimamente non gli vengono più consegnate le lettere. Gli viene privata completamente la lettura dei quotidiani o gli vengono consegnati solo sporadicamente. In questi giornali vengono tolti tutti gli articoli che lo riguardano.

Sebbene l´autorità giudiziaria ci abbia comunicato che è stato acquistato un nuovo traghetto per il trasporto all'isola di Imrali, esso non è ancora stato utilizzato. Ancora, la scorsa settimana a causa delle cattive condizioni meteorologiche non abbiamo potuto far visita al nostro assistito.

Attacchi al diritto ad una difesa adeguata

In base a notizie riportate dai mass-media turchi il caso Ocalan deve essere stato discusso in una seduta del Consiglio di Sicurezza Nazionale, durante il quale si è stato stabilito che non sono necessarie visite settimanali dei suoi avvocati e che acquistare un nuovo traghetto non è una cosa giusta.

In una dichiarazione data ai media da parte del comandante dell´esercito Yasar Büyükkanit, fatta il 29 ottobre dopo la seduta del Consiglio di Sicurezza Nazionale, egli ha espresso il proprio disappunto sostenendo che Ocalan ha condizioni di vita ad Imrali migliori di quelle nel periodo della sua permanenza in Siria. Dichiarazioni simili sono state fatte anche da altri militari di alto grado.

Inoltre, essi sostengono che gli avvocati difensori si occuperebbero dei rapporti e della comunicazione di Ocalan con il mondo esterno.

In queste dichiarazioni che sono inidirizzate a tutti noi avvocati, i rappresentanti dell´esercito criticano il fatto che noi non siamo stati puniti, nonostante che fosse stato avviato un procedimento nei nostri confronti. La giustizia, dunque non avrebbe adempiuto ai propri compiti.

L´aspetto interessante a riguardo è il fatto che il pubblico ministero della corte militare dello Stato maggiore ha presentato presso il Ministero di Giustizia una richiesta di apertura di un procedimento penale nei confronti dello "studio legale del secolo" e degli avvocati che vi lavorano. Inoltre, il pubblico ministero ha avviato un procedimento istruttorio per "appartenenza ad un'organizzazione illegale".

Davanti alla Corte Europea per i Diritti Umani sono attualmenti pendenti tre ricorsi del nostro assistito.

Inoltre, in Turchia è stato avviato un ulteriore procedimento nei confornti del nostro assistito. I sopramenzionati attacchi al diritto di difesa del nostro assistito hanno di fatto reso impossibile un'adeguata difesa del nostro assistito. Veniamo sistematicamente e massicciamente ostacolati nell´esercizio della nostra attività.

Ulteriori informazioni sulle condizioni di detenzione e sullo stato di salute di Abdullah Öcalan si possono avere cliccando su questo link: Condizioni detentive e stato di salute di Abdullah Öcalan - RTF, http://www.freedom-for-ocalan.com/it/Ocalan_health_and_prison_conditions


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INIZIATIVA INTERNAZIONALE BRIEFINGS:
Si intensificano gli attacchi dell'esercito turco

MHA / 31 Ottobre 2004

Murat Karayilan, presidente del comitato per la difesa del Congresso del Popolo del Kurdistan ( Kongra-Gel) ha criticato le dichiarazioni del generale Büyükanit definendole istigazioni alla guerra. "Tali metodi non hanno portato a nulla per oltre vent´anni e non produrranno nulla di buono." A tal proposito Karayilan ha fatto riferimento al crescente numero e all'aumentata intensità delle operazioni militari dell'esercito turco. Evidentemente, è un chiaro segno, che si vuol estendere la guerra.

Il generale Yasar, capo supremo delle forze armate turche, in occasione del giorno di festività nazionale turco, ad un ricevimento ha parlato del fatto che vi sia un legame tra Abdullah Öcalan, il suo pool di avvocati e le forze di difesa popolari (HPG).

"Queste affermazioni, sostiene Karayilan, sono un tentativo di travisare la discussione attuale riguardante una soluzione della questione kurda".

Queste affermazioni sanno di guerra, proprio in un questo periodo, nel quale si parla dell'ingresso della Turchia nell'Unione Europea, si discute sulla fratellanza tra i popoli, si vuole definitivamente archiviare la violenza.

I popoli tuttavia hanno bisogno di pace. Karayilan dice: "La logica dello Stato Maggiore dell'esercito turco che emerge dalle affermazioni di Büyükanit non conduce sulla strada di una soluzione della questione kurda, bensì porta ad un vicolo cieco.

"Da sei anni Abdullah Öcalan fa tutto il possibile per la pace, nonostante che le sue condizioni di detenzione in isolamento siano peggiorate. È una distorsione dei fatti, se si sostiene che nonostante il suo stato detentivo in isolamento egli possa guidare da Imrali l´organizzazione."

Il Kongra-Gel è guidato da comitati direttivi

Karayilan fa presente che il Kongra-Gel (Congresso del Popolo del Kurdistan) ha un consiglio esecutivo, un´assemblea plenaria, nonché un consiglio direttivo. Sono questi organi che guidano l´organizzazione. Gli attacchi del comando supremo dell'esercito turco contro Öcalan e i suoi avvocati avrebbero come obiettivo quello di inasprire ulteriormente le tensioni esistenti.

Al contrario, il Kongra-Gel, da tutti i punti di vista, si sforza affinché la situazione si plachi.
"Anche lo scontro armato in atto viene condotto da parte del HPG in modo molto controllato, in modo da evitare un escalation dello stesso", afferma testualmente Karayilan. Egli fa presente che se Öcalan non avesse insistito per una soluzione pacifica, ci sarebbe stata probabilmente una guerra con migliaia di morti.

Karayilan sottolinea anche il fatto che le discussioni in Turchia sui concetti di democrazia e Stato di diritto sono tra l´altro anche il risultato degli sforzi di Öcalan.

L´esercito distorce questo dato di fatto e si comporta come se volesse un´escalation dello scontro. Allo stesso tempo si sono intensificate le operazioni militari nel Nord del Kurdistan.

Karayalan sostiene che perseverare in questa linea può portare a conseguente imprevedibili. Di queste conseguenze ne sarebbe responsabile lo Stato turco e non la guerriglia.

Karayilan ha posto particolarmente l´accento sulla coincidenza temporale tra le affermazioni dello Stato Maggiore dell'esercito e l´allargamento delle operazioni militari. "Estendere le operazioni militari significa fomentare la guerra. Da vent´anni l´esercito turco esegue operazioni militari contro le nostre forze e ciò nonostante, non è stata sconfitta la guerriglia. Un esercito guerrigliero è flessibile, sa proteggersi. Per questa ragione, l´esercito turco dovrà tenere presente la possibilità di grosse perdite.

La guerra nuoce alla Turchia

In base alle informazioni di Karayilan, si sarebbe discusso, nell'ultima seduta del Consiglio di sicurezza nazionale di un intervento militare nel Kurdistan del Sud. Se si arrivasse a tanto, ci sarebbe una forte escalation del conflitto. A quel punto la guerra si estenderebbe alle metropoli turche e questo sarebbe per la Turchia più che un pericolo.

La guerriglia è nella condizione di difendersi e non subirebbe grosse perdite. Piuttosto sarebbe la Turchia a subire le conseguenze maggiori. La Turchia deve mostrare la propria disponibilità per chiudere con lo scontro armato e per un dialogo che conduca ad una soluzione del conflitto. Non c'é bisogno necessariamente di un dialogo diretto con la guerriglia. Ci sono anche circoli, ambiti kurdi legali, con i quali poter stabilire un contatto.

Karayilan afferma che i kurdi non sono più gli stessi di prima. Nessuno può sottomettere i kurdi con la violenza.

Il Kongra-Gel apprezza gli sforzi dell'opinione pubblica democratica e pacifista per una soluzione e per la deposizione delle armi, tuttavia contro gli attacchi volti all'annientamento bisogna pur difendersi.

La pace richiede un attivo impegno

Karayilan fa appello al popolo turco e kurdo, per un forte impegno a favore di una soluzione pacifica. Ci troviamo in una situazione che offre più che mai possibilità per una soluzione pacifica. E nonostante ciò, la controparte spinge per uno scontro militare. Si richiede, pertanto l´impegno di tutti. La richiesta di democrazia va messa in atto con strumenti democratici.

L´atteggiamento dello stato Maggiore turco è di tipo razzista.

Karayilan ha preso posizione in riferimento all'attuale discussione sulla questione delle minoranze. I Kurdi non sono solo una minoranza. Allo stesso tempo non ha senso affermare che i Kurdi sono un elemento fondante della Repubblica e poi li si priva di tutti i loro diritti.

L´affermazione dello Stato Maggiore che la suprema identità è l´esser turchi, equivale a razzismo ed assimilazione. Nessuno può obbligare i Kurdi all'esser turchi. Si può discutere di una soluzione nell'ambito del concetto Turchia ed entro questo concetto articolare tutti i gruppi etnici.

(Traduzione a cura dell'Ufficio di Coordinamento dell'Iniziativa Internazionale)


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Non abbiamo chiesto agli Usa il perché

RADIKAL / 13. Settembre 2004 / Murat Yetkin

L´opinione pubblica in tutto il mondo viene a sapere il 16 febbraio 1999, in seguito alla dichiarazione dell'ex premier turco Bülent Ecevit, che il leader del PKK, Abdullah Öcalan, è stato catturato in Kenia e che si trova in un carcere turco. Finora sono state diffuse diverse versioni sulle modalità della cattura. Sappiamo, oggi, che molto non corrisponde alla verità.

Sino a poco tempo fa, non si conosceva in che misura fossero stati coinvolti gli USA. Un eventuale coinvolgimento degli Usa si basava per lo più su supposizioni. Non vi è mai stato un annuncio ufficiale. Grazie ad una frase pronunciata da un diplomatico americano, i sospetti di un coinvolgimento Usa hanno acquistato nuova linfa.

Durante una conferenza stampa, il 18 settembre 2003, in occasione di un incontro tenutosi ad Ankara con il presidente del DYP, Mehmet Agar, l'Ambasciatore americano, sig. Eric Edelman aggiunse in una delle sue risposte ai giornalisti, che "per quanto riguardava l´estradizione di Ocalan, si è lavorato insieme alla Turchia". Si trattava di una sola e concisa frase che tuttavia era molto illuminante.

Vi fu una ulteriore ammissione da parte dell'ex Presidente della Turchia Süleyman Demirel.

In una mia intervista pubblicata il 16 agosto 2004 sul quotidiano "RADIKAL", Demirel ammette che nel caso Öcalan si è stati alla finestra a guardare. Sono stati gli americani, che lo hanno tratto in arresto e poi consegnato alla Turchia.

Questo fu un punto di svolta. Questa dichiarazione chiarisce le circostanze della cattura del leader del PKK. Ciò è importante anche sotto un´altro aspetto. Se non fossero stare chiarite le circostanze della cattura, il tutto sarebbe rimasto solo un esempio della collaborazione internazionale contro il terrorismo.

Molto più importante era tuttavia il clima che si era creato dopo l´arresto di Öcalan.

Esso preparava il terreno delle tanto attese riforme politico-giuridiche che la Turchia da decenni avrebbe dovuto attuare e non aveva ancora attuato.

Una presa di posizione di Bülent Ecevit sinora mancava.

Ecevit, che non rifiutò la proposta americana di collaborazione nella cattura di Öcalan, aveva preso una delle decisioni più rischiose nella storia repubblicana della Turchia (da non dimenticare Cipro 1974).

Ecevit, adesso ha riparato. Confessa d´aver volutamente evitato ogni domanda dei giornalisti su una eventuale collaborazione con i servizi segreti americani.

Dopo che l´argomento è stato discusso pubblicamente, è arrivata l´ora di parlare. Quello che lui ha da dire, è, per molti, non importa se storici o politici di grande importanza. Ci mostra però anche l´indecisione del sistema amministrativo turco nei processi decisionali e che dall´altra parte ci fa vedere come si è disposti ad andare sino in fondo, anche se non si intravede una via d´uscita. Qui di seguito riproduciamo la conversazione che abbiamo avuto con Bülent Ecevit sui retroscena della cattura del leader del PKK Öcalan.


RADIKAL: da chi per primi siete stati informati sulla disponibilità americana di una collaborazione nel catturare Abdullah Öcalan?
ECEVIT: Il 4 febbraio del 1999 dal capo dei servizi segreti turchi Senkal Atasung.

RADIKAL: In quel momento Lei cosa ha pensato?
ECEVIT: Ne sono stato contento.

RADIKAL: Cosa ha detto?
ECEVIT: Dobbiamo provarci, se questo ci porta alla soluzione.

RADIKAL: A chi, per primo ha comunicato la notizia?
ECEVIT: Ho informato dettagliatamente il Presidente della Repubblica Süleyman Demirel e il Capo di Stato Maggiore Hüseyin. Fatta eccezione per queste due persone non ho detto niente a nessuno. Non ho parlato nemmeno con mia moglie. In quella sera facemmo una riunione. Entrambi sia Demirel, che Kivrikoglu erano del parere che dovevamo provarci. Poi demmo l´incarico della parte esecutiva ad Atasung.

RADIKAL: è stato lui a guidare l´operazione?
ECEVIT: Sì. Ci tenevamo quotidianamente in contatto con lui e mi informava sugli eventi. Ci preoccupavamo che stavolta non ce l´avremmo fatta, ma Sengal si fidava dei suoi colleghi dei servizi segreti americani. Ci disse che non dovevamo preoccuparci e che la cosa si sarebbe chiusa con un successo.

RADIKAL: Perché si protrasse a lungo la faccenda? Non era stata fissata una data precisa? Perché si rimandò l´operazione?
ECEVIT: No. Non c´era nessuna data stabilita. In verità l´operazione era molto difficile, visto che gli americani in fin dei conti conducevano l´operazione in modo non ufficiale. Perciò anche per loro era importante che la faccenda rimanesse riservata. Come Lei avrà avuto modo di notare, sino ad un paio di mesi fa ho evitato consapevolmente ogni domanda dei giornalisti sulla collaborazione turca coi servizi segreti americani. Dopo che, ora, la questione è stata discussa pubblicamente, ne posso parlare.

RADIKAL: Quando Atasung le comunicò la proposta americana, Lei non si è chiesto, cosa inducesse il governo americano a fare tutto ciò?
ECEVIT: Non ci siamo informati. Non siamo scesi nei particolari. L'interesse prioritario era il successo dell'operazione. Inoltre bisognava prendere anche in considerazione, se la proposta americana era una decisione del governo americano oppure una iniziativa della CIA, che in questa azione non vi vedeva nulla che potesse essere in contraddizione con la politica Usa e con quella della Turchia. Tutto questo non era chiaro.

RADIKAL: Su questo lei non si è informato?
ECEVIT: No. Avrebbe significato immischiarsi in faccende interne americane. Ho potuto fare osservazioni interessanti su come agivano i servizi segreti, durante il mio incarico di Presidente del Consiglio. Probabilmente questo potrebbe interessarla. Tra i servizi segreti di alcuni paesi vi era un rapporto molto più stretto, un dialogo più intenso e una maggiore collaborazione rispetto a quello tra i governi.

L'informazione di cui necessitavano in modo più urgente arrivò al momento giusto dai servizi informativi di alcuni paesi, dai quali non ce l´aspettavamo affatto. In questo contesto non vi fu solo uno scambio di informazioni ma anche di personale. Si creò un'atmosfera interessante di solidarietà professionale e di fiducia reciproca. Pertanto non sapevamo in che misura la proposta formulata al MIT fosse un'iniziativa della CIA oppure una decisione del governo americano. A noi non restava altro che fidarci. Informarsi avrebbe potuto creare delle complicazioni.

RADIKAL: Dunque, il capo dei servizi segreti Atasung, venne da Lei e Le disse: "gli americani ce lo vogliono consegnare (Öcalan), cosa bisogna rispondergli?" Lei fidandosi di Atasang ha dato la sua approvazione. È stato cosi´?
ECEVIT: Sì. È andata così.

RADIKAL: Se è andata così, il Presidente della repubblica e il Capo di Stato Maggiore non hanno messo in discussione tutti gli aspetti?
ECEVIT: No. Non siamo scesi nei particolari. Era chiaro, cosa c´era da fare. Come Le ho già detto, diedi incarico dell'esecuzione a Senkal.

RADIKAL: In quella sede Lei ha deciso, che Öcalan andava tenuto prigioniero ad Imrali, cioè quella sarebbe diventata la sua prigione?
ECEVIT: Questa decisione dovette esser presa velocemente. I detenuti di Imrali andavano trasferiti e bisogna spedire lì nuove unità di sorveglianza e tutto questo necessitava dei preparativi. Naturalmente era anche competenza del Ministero della Giustizia. Nonostante i tempi stretti, furono eseguiti dei lavori velocemente e in gran riserbo. Fu camuffata come una ristrutturazione degli ambienti di detenzione.

RADIKAL: Si è sempre detto che gli americani avrebbero posto come premessa, in cambio della consegna di Öcalan, il fatto che Öcalan non sarebbe dovuto essere stato impiccato né ammazzato. Avete parlato anche di questo?
ECEVIT: Durante il mio mandato non si è posta questa questione. Nel programma del DSP vi era anche la richiesta dell'abolizione della pena di morte. IL DSP era comunque contro la pena di morte. Era evidente che noi saremmo rimasti al governo ancora fino al 18 aprile. Per quanto potessi esprimere un giudizio, in seguito ai colloqui avuti con i rappresentanti delle forze armate turche, questa era anche la loro idea, anche se non veniva pronunciata apertamente. Dopo, quando si ebbe un governo di coalizione, anche l´ANAP si espresse contro l´impiccagione. Anche se l´MHP rappresentava un diverso punto di vista, si arrivò al punto che non voleva frapporsi come un ostacolo.

RADIKAL: Dopo la cattura e l´estradizione di Öcalan, avete avuto contatti con il governo americano e/ o lo avete ringraziato?
ECEVIT: No. Lo ha fatto Senkal con il suo interlocutore. Noi, non avremmo potuto. Se lo avessimo fatto avremmo ammesso in quella faccenda la politica dello Stato americano. Avremmo creato delle difficoltà agli americani. Non solo per questioni di sicurezza, ma anche per ragioni politiche era necessario che la cosa rimanesse segreta. Deve essere resa nota la faccenda, ci dicemmo, solo se lo dichiarano gli americani. Se in quel momento un uomo di Stato si immischia, tutto acquista una dimensione diversa.

RADIKAL: la gente si chiede, se la cacciata di Öcalan dalla Siria e la sua cattura era possibile, perché si è aspettato tanto tempo? Non sarebbe potuto avvenire tutto molto prima?
ECEVIT: Forse sarebbe stato possibile. Non sarebbe bastata la forza della Turchia. È ovvio che questo bisogna chiederlo ai governi precedenti. Il fatto era che, durante il mio mandato si sono create certe premesse. Quando se ne è resa possibile la messa in atto, abbiamo intrapreso le misure necessarie. Naturalmente con l´aiuto degli americani. Diversamente non sarebbe stato possibile.

RADIKAL: Fu un interesse politico a spingere gli americani in questa direzione?
ECEVIT: Ancora adesso me lo chiedo. Forse erano dell'opinione che un movimento, non sotto il controllo USA e considerato terrorista e separatista, potesse arrecare gravi danni sia alla Turchia che agli Usa. Se oggi analizziamo l´atteggiamento americano nel Nord dell'Iraq, esso ci appare contraddittorio. Gli Usa non fanno nulla contro il PKK e non permettono che lo faccia la Turchia. Come noi temevamo, il PKK è per noi nel Nord dell'Iraq un problema.

Se gli Usa non fanno nulla contro il movimento kurdo, è da temere, che questo viene interpretato dal popolo turco come appoggio a questo movimento, fatto che potrebbe fomentare i pregiudizi antiamericani. Sotto questo aspetto l´ex presidente Usa Clinton era completamente diverso. L'America di Bush aspira al controllo su tutto il Medioriente. Ha in mente un grande progetto per il Medioriente. In Iraq si è impantanata. Lo stato palestinese di fatto viene tolto di mezzo. Dovessero avere il predominio nella regione regimi democratici e secolari, questo non potrebbe accadere con l´annientamento dello Stato palestinese. Aumenterebbe il caos e si istigherebbe il terrorismo.

RADIKAL: Lei poteva prevedere che dopo la cattura di Öcalan sarebbero diminuite le azioni di stampo terroristico?
ECEVIT: Era chiaro. Il terrore finì, Öcalan nelle nostre mani era un pegno. I suoi seguaci pensavano che se in Turchia continuasse a diffondersi il terrorismo, sarebbe stata in pericolo la vita di APO. Tutti capirono che la Turchia agiva risolutamente e in modo inflessibile contro il terrorismo.

RADIKAL: Che sarebbe successo, se Öcalan nel corso dell'operazione fosse stato ammazzato o dopo impiccato?
ECEVIT: Per i suoi simpatizzanti sarebbe stato un martire. Il terrorismo non sarebbe finito. Le nostre relazioni di politica estera avrebbero subito dei gravi danni. Perciò era d´importanza vitale evitare la sua impiccagione.

RADIKAL: In che misura la cattura di Öcalan ha influenzato il processo di riforme in Turchia?
ECEVIT: Ha reso più facile il processo di riforme. Il governo da me guidato, oltre a neutralizzare il terrorismo si è concentrato sulle misure politiche e sociali. In verità non abbiamo reagito abbastanza velocemente, tuttavia abbiamo cercato di sfruttare questa occasione. Devlet Bahceli nonostante la vigorosa reazione del suo partito ci appoggiò. E Le posso garantire che non è stato facile per il presidente del MHP; tuttavia è stato costruttivo per il processo di cui abbiamo parlato.

RADIKAL: Ha avuto un ruolo la cattura di Öcalan per la sua vittoria elettorale del 18 aprile 1999?
ECEVIT: Non ho mai fatto pesare a mio favore il successo dell'operazione. Ho sempre affermato che si trattava di un successo dello Stato turco. Poi, comunque ha avuto un'eco positivo presso l´opinione pubblica, anche se la cattura di Öcalan non è stato l´unico fattore a contribuire al successo del DSP. Già in passato avevano avuto vittorie elettorali simili. Prima del 12 settembre 1980 abbiamo raggiunto il 41% dei consensi con il CHP. Se non ci fosse stato il golpe militare, saremmo stati noi ad uscire vincitori alle lezioni.

RADIKAL: Lei era capo del governo. Che Lei fosse a capo del governo ha influenzato le decisioni americane per quanto riguardo la cattura di Öcalan?
ECEVIT: Questo non l´ho mai capito. È possibile. Le nostre relazioni con gli Usa era distese e buone. Gli Usa sono uno Stato potente. Sono nostri alleati. Di tanto in tanto hanno delle richieste nei nostri confronti. Finché non si contrappongono all'interesse nazionale, facciamo di tutto per esaudirle. Nelle relazioni turco-americane ho sempre parlato degli interessi nazionali della Turchia senza mentire agli americani. Non ho mai fatto in modo che gli americani fossero nel dubbio nei nostri confronti. Per questa ragione ho potuto allacciare con gli americani una relazione basata sulla distensione e sulla fiducia, come fanno alcuni stati europei.


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Colonia, 11. Ottobre 2004

INIZIATIVA INTERNAZIONALE BRIEFING:
OTTOBRE NERO, SERVIZI SEGRETI, TURCHIA. COMUNITÀ EUROPEA E IL CASO ÖCALAN.

IL fatto è risaputo: il 15 febbraio 1999, con la determinante partecipazione della CIA, del MIT e del MOSSAD, il leader kurdo Abdullah Öcalan, fu trasportato dal Kenia in Turchia.

Egli usciva da un´odissea, iniziata il 9 ottobre 1998 tra Damasco, Mosca, Atene, Roma e Amsterdam, data che segna una pagina nera per la maggior parte dei kurdi.

Le chiare minacce di guerra da parte turca contro la Siria, accompagnate da manovre della marina militare della flotta USA nel Mediterraneo orientale, indussero Öcalan a lasciare la Siria. Egli voleva cosi´ evitare una guerra tra questi due paesi con le conseguenze catastrofiche che una guerra avrebbe portato con se.

La strada portava in Europa, dove egli voleva trovare una soluzione politica della questione kurda. La mano tesa in segno di pace non fu accolta.

Nessun paese europeo voleva rischiare di esporsi ad eventuali svantaggi di natura economica.
I diritti umani e i principi del diritto passarono in secondo piano. In fin dei conti, l´atteggiamento ambiguo dell'Europa contribuì a rendere possibile il trasferimento forzato di Öcalan -conclusione criminale di una azione contraria ad ogni norma di diritto internazionale; pietoso fallimento di una scandalosa cultura europea del diritto.

Da allora Öcalan viene tenuto prigioniero nell'isola-carcere di Imrali nel Mar di Marmara. È il solo prigioniero in quella fortezza. Spesso, in modo del tutto arbitrario, gli vengono negate le visite di parenti e dei suoi avvocati.

Scarsissime sono le possibilità di informarsi sulla sua condizione ad Imrali.

Le condizioni detentive ad Imrali non sono paragonabili a nessun´altra prigione in tutta la Turchia. In seguito allo stato detentivo in isolamento lo stato di salute di Abdullah Öcalan risulta fortemente pregiudicato.
Per questa ragione il Comitato antitortura del Consiglio d´Europa (CPT) chiede la revoca dell'isolamento e un sensibile miglioramento delle condizioni di detenzione.

Ne la Turchia, ne il Cosiglio d´Europa hanno sinora accolto le raccomandazioni del CPT. Anzi , al contrario la condizione detentiva si è inasprita.

I diritti di Öcalan, prigioniero politico, gli vengono sistematicamente privati. I diritti umani universali paiono non avere nessun valore nel suo caso.

Nell'ambito del processo di avvicinamento alla Comunità Europea, la Turchia ha intrapreso molti sforzi per una trasformazione democratica. Questo fatto è da valutare in modo estremamente positivo.

Le riforme che si stanno attuando concedono indirettamente anche ai kurdi dei diritti culturali e linguistici benché limitati, ma nella realtà concreta si è rivelato il tutto pura carta straccia. Permane ancora una situazione catastrofica per quanto riguarda i diritti umani. Continuamente vengono perseguitate le forze di opposizione.
Le condizioni detentive ad Imrali, ma anche quelle nelle altre carceri turche rispecchiano la situazione complessiva del paese. Esse mostrano, quanto è distante la Turchia da una vera democrazia e dallo stato di diritto europeo. Anche il recente rapporto della Commissione europea non si fa illusioni e si pronuncia con riserva sull'apertura dei colloqui di ingresso della Turchia nella Comunità Europea.

Di nuovo non viene nominata la questione kurda, sebbene rappresenti una delle questioni più importanti in Turchia. La soluzione della questione kurda è una delle condizioni di partenza per la democraticizzazione della Turchia.
Le questioni devono essere chiamate per nome, se le si vuole affrontare e risolvere.
Una soluzione può solo essere raggiunta sulla strada del dialogo. Sinora non è stato intrapreso un dialogo con i kurdi.
I nuovi scontri tra l´esercito turco e la guerriglia kurda mostrano come un tale passo non sia stato ancora intrapreso. Intercolutori ve ne sono a sufficienza.

Uno di questi è Abdullah Öcalan. Egli è considerato in ampi settori della società civile kurda una personalità guida di livello nazionale. I suoi sforzi degli ultimi anni per una costruttiva politica di pace hanno mostrato, che lui svolge una funzione importante alla ricerca di una soluzione pacifica del conflitto. Per questa ragione, una soluzione della questione kurda in Turchia è strettamente collegata al destino del leader kurdo. La sua liberazione è non solo una richiesta che deve continuare ad essere sostenuta, ma un gesto ragionevole.
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