[Forumlucca] Grande Alleanza Precaria

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                                         Rassegna Stampa RdB-CUB  7 novembre 2004    




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7 novembre 2004 - Liberazione

                In trentamila per dire: fermate la precarietà, vogliamo scendere
                      La street parade per il reddito e i diritti per le vie di Roma



Inflessibili in piazza ma contorsionisti nella vita quotidiana. Ecco chi erano i trentamila in "processione" ieri dietro alla statua di San Precario, icona degli intermittenti, con l'aurora che brillava all'imbrunire in Piazza Navona.
Era partita nel primo pomeriggio dall'Esedra seguita da disoccupati palermitani, di Napoli, lavoratori socialmente utili del reatino, corsisti di Acerra, senza lavoro delle "liste storiche" dei Banchi Nuovi sui quali pende l'incredibile accusa di estorsione per aver chiesto formazione per tutti, precari dell'Alitalia che sgobbano 11 mesi e stanno un mese a casa senza stipendio prima di ricominciare, migranti quasi pronti per il loro corteo del 4 dicembre, vigili del fuoco, co. co. co degli ospedali aquilani, "precog" (precari cognitivi) romani e del nordest, disobbedienti milanesi, veneti, campani e giovani comunisti, universitari dei collettivi della Sapienza, centri sociali di prima (Corto circuito, Leoncavallo, Forte Prenestino) e di seconda generazione (Strike e Acrobax), mediattivisti, ciclisti della Critical mass ("Fate l'amore non fate benzina"), occupanti di case e tanto "Sud Ribelle" (con Caruso e Vitaliano) da far pensare che il prossimo appuntamento di Cosenza (il 27) sarà una cosa grossa. L'«impasto» sembrerà al cobas Bernocchi un «buon segnale» anche in vista dello sciopero della scuola del 15 novembre.
«Guerra per nessuno, reddito per tutti», diceva lo striscione di testa dietro al quale Bastaguerra, il tavolo di lavoro dei social forum, sfilava con un messaggio per Ciampi: «No alle spese militari e al riarmo, sì ai redditi sociali».
Se questa gente ha una tessera sindacale nella tasca dei jeans oversize è quella di una sigla autorganizzata - Rdb e Cub, soprattutto, che erano in testa, in coda e in mezzo al corteo ma anche Cobas e Usi - ma spesso i collettivi sono locali, hanno nomi suggestivi - come l'"Assemblea coordinata e continuativa contro la precarietà" - aprono "sportelli biosindacali" e il loro modo di stare insieme è la "rete". Per l'occasione l'hanno ribattezzata Gap (grande alleanza precaria contro legge 30, Bossi-Fini e finanziaria) con evidente riferimento ironico alla Gad che proprio ieri avrebbe dovuto avere il battesimo della piazza. Rifondazione si "spalmerà" tra gli spezzoni con militanti e dirigenti a tutti i livelli. Tra i politici presenti, i parlamentari Russo Spena, Gianni, Musacchio, il verde Cento, il consigliere regionale Bonadonna e molti amministratori di municipio "rossi, verdi e disobbedienti".
Ma vecchio e nuovo marciavano insieme, ieri pomeriggio, e si interrogavano, ondeggiando nel carnevale della street-parade al ritmo dei suoni sparati dai carri. L'idea fissa è quella del reddito, naturalmente, scandita - oltre che negli slogan - dalle parole degli Assalti frontali, gruppo cult dai tempi della Pantera e delle Posse: «Dovete darci del denaro», risuonava dal sound-system sul camioncino dello Strike mentre, più avanti, donne e uomini di almeno un paio di generazioni sculettavano sulle note di un vecchio hit di Raffaella Carrà. Ma l'età media era bassissima e nessuno dei ragazzini che rivendicavano «Spazi, case, vita, felicità» si accorgerà di sfilare sotto il palazzo di Piazza del Gesù che fu della Dc e ora dei suoi eredi. Strabuzzavano gli occhi le suore dell'Aracoeli al passaggio del Santo a loro sconosciuto e sembrava sorridere beffardo il tigrotto di peluche "liberato" nello "shopsurfing" del mattino in un centro commerciale di Pietralata, ex periferia pasoliniana a est di Roma.
«Costa tutto troppo!», ripetevano i due-trecento nella "cattedrale del consumo" raggiunta alla spicciolata con la metropolitana. Tra loro molti dei manifestanti appena arrivati dopo una notte in treno e qualche spintone della polizia alle stazioni di Bologna e Milano. Ma in centinaia ce l'hanno fatta a raggiungere la Capitale con il "S. Precario express" al prezzo politico di un paio di euro. Una volta dentro al centro hanno bloccato le casse e intavolato una trattativa col direttore per sconti del 70% sui beni di un "paniere precario", merci che spaziano tra "saperi e sapori". Intanto, in fila coi carrelli si discuteva di precarietà, mobbing, orari. Tra loro i più noti tra i disobbedienti: Casarini, Lutrario, Nunzio D'Erme. Per un po' sembrerà funzionare: i beni a prezzo dimezzato saranno redistribuiti nel piazzale mentre i carabinieri, più in là, sconsigliavano le auto che volevano entrare. Un gruppo di "pischelle" (in romano, ragazzine giovanissime) si chiedeva dove fossero i profilattici e alcune bottiglie sarebbero state "liberate" dalla costrizione del tappo. Tutti erano a viso scoperto e, se non ci fosse stata una sberla a un responsabile della vigilanza accorso in difesa delle cassiere terrorizzate, sarebbe filato tutto liscio. Più di una famiglia si è portata a casa la spesa quasi gratis e, se non fosse stata inchiodata alla sua postazione di dimostratrice, forse anche Candida, 23 anni, calabrese fuorisede, avrebbe partecipato allo "shopsurfing". I 433 euro della sua paga nel servizio civile se li succhia l'affitto (300 euro) e le tocca sobbarcarsi turni di otto ore a 36 euro per pagarsi gli studi da giornalista alla Sapienza. Dopo una stima dei danni, la digos farà sapere di aver identificato 78 persone.
Più tardi, nel corteo, passavano di mano panini, birre, canne e dischi piratati perché i precari sono antiproibizionisti e non credono al copyright e «copiano copiosi». Lo scriveranno sulle vetrine della Feltrinelli di Largo Argentina dove centinaia di studenti entreranno a fare il pieno di libri gratis. «Feltrinelli è con noi!», urlava qualcuno con buona memoria storica pensando a Giangiacomo ma anche qui c'era evidente un deficit di comunicazione con le lavoratrici e con i clienti. Voci, leggende e forse anche qualche "nomination" faranno seguito a queste azioni. «Ci sentiamo meno sfigati, è ormai chiaro il nesso tra liberismo e condizione precaria. Qualcosa sta per accadere», dice Rachele di Infoxoa, la rivista che ha lanciato un appello per scovare "storie di lavoro con lentezza", ossia quali stratagemmi e complicità si mettono in atto per non farsi stritolare dal lavoro. «E' stata una giornata straordinaria perché ha messo al centro del dibattito non la generica questione del lavoro ma quella della precarietà che vive un'intera generazione - spiega Michele De Palma, coordinatore nazionale dei Gc - ora bisogna tornare nei territori per continuare a costruire rete e vertenze».
La discussione va avanti sui nodi "storici" del movimento: reddito garantito/salario sociale, forme organizzative. «E' vero che abbiamo un problema di continuità - dice Angelo Pedrini del coordinamento nazionale della Cub - oltre alle battaglie per la stabilizzazione dei posti, stiamo discutendo di possibili vertenze e di come organizzare gli sportelli territoriali».
«E' ora che gli enti locali comincino a deliberare per un reddito agli intermittenti - annuncia Patrizia Sentinelli della segreteria nazionale del Prc - lo proporremo subito dove siamo in giunta ma deve entrare nei programmi delle prossime regionali».


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7 novembre 2004 - Gazzetta di Parma


                                                Roma, precari in piazza



ROMA - La legge Biagi ha mandato in pensione i Co. co. co, ma il popolo dei precari torna in piazza, a Roma, per chiedere in nome di « San Precario » l'istituzione del reddito sociale nella Finanziaria, che si avvia ad approdare in Aula. « Reddito per tutti, guerra per nessuno » è lo slogan dietro il quale hanno sfilato 11 carri musicali e alcune migliaia di persone della galassia di lavoratori flessibili insieme ai sindacati di base, ai Verdi e ai Giovani Comunisti. Una manifestazione colorata, rumorosa e goliardica che non ha risparmiato nessuno: da Berlusconi, incarnato in un fantoccio di cartapesta con l'inseparabile bandana bianca e la chitarra tra le braccia che sorreggono un cartello con su scritto « Ve la do io l'America. Altro che reddito garantito » . A Bertinotti: « O sei dalla parte della soluzione o sei parte del problema » . Con la musica ad altissimo volume, diffusa dagli altoparlanti dei carri, interinali e lavoratori in nero, disoccupati e immigrati, Rdb- cub e Cobas, coalizzati nella Rete per il reddito ed il diritto, si sono fatti sentire per rilanciare una vecchia battaglia, quella del reddito garantito, già sposata in Parlamento dai Verdi. E se il corteo si è svolto in modo pacifico, qualche tensione c'è stata l'altra notte nella stazione di Bologna, dove un gruppo di no- global è entrato in contatto con le forze dell'ordine dopo aver cercato di salire gratis sul treno. E un centinaio di disobbedienti sono entrati ieri mattina in un supermercato per fare la spesa gratis: la protesta è finita quando la direzione dell'esercizio commerciale ha concesso 200 chili di pasta, altrettante bottiglie di salsa e numerose confezioni di acqua.

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7 novembre 2004 - Gazzetta del Mezzogiorno

                                      Anche Casarini fra i 100 manifestanti
                                       E torna la spesa proletaria a Roma
                            alcuni disobbedienti al supermercato: non si paga



ROMA - pantaloni a zampa d'elefante, la disco-music e...la spesa proletaria. A volte ritornano. Ieri Roma ha vissuto un flashback del 1977, quando tra i giovani del movimento era di moda la «spesa proletaria». Teatro dell'amarcord è stato un supermercato della Capitale, «assaltato» da un centinaio di disobbedienti al grido «oggi non si paga». Tra gli altri, c'erano Luca Casarini, Nunzio D' Erme e Guido Lutrario. E quello di ieri non sembra un episodio isolato, ma una precisa strategia del mondo antagonista per - come si legge sul sito Indymedia - «sperimentare forme di riappropriazione del reddito». Già una settimana fa c'era stato un precedente ad Afragola (Napoli). Circa 200 manifestanti, tra i quali disoccupati di Napoli e Acerra, Disobbedienti ed aderenti alla Rdb, si erano presentati alle casse di un grande supermercato con i carrelli pieni di roba chiedendo di non pagare la merce. La protesta è finita quando la direzione dell' esercizio commerciale ha concesso 200 chili di pasta, altrettante bottiglie di salsa e numerose confezioni di acqua. Il leader campano dei Disobbedienti, Francesco Caruso, aveva parlato di «lotta per avere il reddito garantito per tutti. Questa è solo una delle tante iniziative per la lotta dei diritti ed il reddito sociale». Caruso aveva dato appuntamento a Roma, sottolineando che «ad ogni fine mese chiederemo a qualche supermercato di aiutare chi non ha reddito».


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7 novembre 2004 - Il Messaggero


                                           LA MANIFESTAZIONE DI ROMA
                         I disobbedienti fanno la spesa gratis al supermercato



ROMA - Il corteo di migliaia di precari è stato pacifico, ma in meno di cento, tra i disobbedienti, hanno fatto irruzione in un supermercato e in una libreria per una "spesa proletaria". Così il popolo di chi non ha un lavoro fisso è tornato ieri in piazza, a Roma, per chiedere in nome di "S. Precario" l'istituzione del reddito sociale nella finanziaria. «Reddito per tutti, guerra per nessuno», è lo slogan dietro il quale hanno sfilato 11 carri musicali e alcune migliaia di persone della galassia di lavoratori flessibili insieme ai sindacati di base, ai verdi e ai "giovani comunisti".
Si votano ad un santo tutto loro, che campeggia in testa al corteo nelle forme di una statua con 6 braccia «perchè devi fare 6 lavori per avere un solo stipendio» i manifestanti, arrivati nel primo pomeriggio da Cosenza come da Torino, da Napoli e da Bologna. Una manifestazione colorata, rumorosa e goliardica che non ha risparmiato nessuno: dal premier Berlusconi, incarnato in un fantoccio di cartapesta con la bandana bianca a Fausto Bertinotti, finito nelle scritte con le quali giovanissimi writers hanno imbrattato i muri: «Bertinotti, o sei dalla parte della soluzione o sei parte del problema».
Con la musica ad altissimo volume, interinali e lavoratori in nero, disoccupati e immigrati, Rdb-cub e Cobas, coalizzati nella Rete si sono fatti sentire per rilanciare una vecchia battaglia, quella del reddito garantito. E se il corteo si è svolto in modo pacifico, qualche tensione c'è stata l’altra notte nella stazione di Bologna, dove un gruppo di no-global è entrato in contatto con le forze dell'ordine dopo aver cercato di salire gratis sul treno, ribattezzato 'S.Precario Express'. La gratuità del biglietto è diventato un «prezzo politico» come quello applicato ad un centinaio di disobbedienti che con un blitz sono entrati ieri prima in un supermercato per fare la spesa e poi nella libreria "Feltrinelli" in centro: 87 gli identificati dalla Digos.


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7 novembre 2004 - Gazzetta del Sud


                                     A Roma – Hanno pagato la merce al 30%
                           Caro-vita, i Disobbedienti fanno la "spesa proletaria"


                                                di Roberto Giustolisi


ROMA – I pantaloni a zampa d'elefante, la disco-music e... la spesa proletaria. A volte ritornano. Ieri Roma ha vissuto un flashback del 1977, quando tra i giovani del movimento era di moda la «spesa proletaria». Teatro dell'amarcord è stato un supermercato della Capitale, «assaltato» da un centinaio di disobbedienti al grido «oggi non si paga». Tra gli altri, c'erano Luca Casarini, Nunzio D'Erme e Guido Lutrario. E quello di ieri non sembra un episodio isolato, ma una precisa strategia del mondo antagonista per «sperimentare forme di riappropriazione del reddito». Già una settimana fa c'era stato un precedente ad Afragola (Napoli). Circa 200 manifestanti, tra i quali disoccupati di Napoli e Acerra, Disobbedienti ed aderenti alla Rdb, si erano presentati alle casse di un grande supermercato con i carrelli pieni di roba chiedendo di non pagare la merce. La protesta è finita quando la direzione dell'esercizio commerciale ha concesso 200 chili di pasta, altrettante bottiglie di salsa e numerose confezioni di acqua. Il leader campano dei Disobbedienti, Francesco Caruso, aveva parlato di «lotta per avere il reddito garantito per tutti. Questa è solo una delle tante iniziative per la lotta dei diritti ed il reddito sociale». Caruso aveva dato appuntamento per ieri a Roma, sottolineando che «ad ogni fine mese chiederemo a qualche supermercato di aiutare chi non ha reddito». E, puntualmente, ieri, in un supermercato della Capitale (zona Monti Tiburtini), la scena si è ripetuta. Circa cento Disobbedienti, dopo aver riempito i carrelli di merce, si sono presentati alle casse pretendendo di pagare un «prezzo politico», e cioè il 30% di quanto indicato. Ottenuto il via libera dalla direzione del grande magazzino, sono usciti dal supermercato, per poi distribuire gli articoli alle persone che si trovavano sul posto. Peraltro, secondo quanto riferito dai presenti, la direzione del supermercato avrebbe anche concordato con i Disobbedienti alcuni prodotti da poter portare via senza pagare. La Digos a caccia dei Disobbedienti. Ne sono stati identificati circa 70.



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7 novembre 2004 - La Repubblica


                                   Parla Francesco Caruso, leader degli antagonisti
                                 "La nostra battaglia per una categoria senza diritti"
                           "Diamo pane e libri ai precari sono loro i nuovi emarginati"
                                                      di CLAUDIA FUSANI



ROMA - Francesco Caruso, leader dei Disobbedienti, la nuova frontiera dell'antagonismo sociale è la "spesa gratis per tutti"?
"Non banalizziamo, e poi noi vogliamo il pane ma anche le rose, il mangiare ma anche il sapere. Le azioni di oggi a Roma, al supermercato e alla libreria Feltrinelli, sono riappropriazioni dal basso di beni primari da parte di una nuova figura sociale: gli invisibili, i precari, gli intermittenti, i co. co. co, gli interinali, i lavoratori a nero. Una nuova classe sociale che è il perno del nuovo modello di lavoro ma non ha diritti".
Da Disobbedienti a Robin Hood?
"Quella in azione è la "Rete per il reddito sociale e i diritti". Il nostro patrono è San Precario, è nato il Primo maggio a Milano durante il May Day, la festa dedicata ai lavoratori precari. Quella che per la classe politica è flessibilità, per noi è precarietà. La caratteristica del nostro patrono è quella di avere sei braccia perché servono almeno sei lavori part time per mettere insieme uno stipendio appena sufficiente a vivere".
Come funziona la protesta?
"Semplice: andiamo in un supermercato, riempiamo i carrelli sulla base del paniere del precario che va dal sapere ai sapori, cioè generi alimentari, prodotti per la cura di sé, beni per soddisfare la volontà di sapere, come libri e cd. Arrivati alle casse blocchiamo tutto e trattiamo con la direzione uno sconto di almeno il 30 per cento. A Napoli lo facciamo il 27 di ogni mese, una data simbolica per stipendi che non bastano più. Qui a Roma invece il direttore si è un po' risentito e alcuni carrelli sono passati senza pagare. Così, una volta fuori, abbiamo distribuito la merce ai clienti del supermercato che sono sembrati ben contenti di risparmiare un po'".
E in libreria?
"Andiamo anche nei negozi di dischi. Ognuno di noi sceglie un paio di libri e un cd, quelli che molti precari vorrebbero ma non possono comprare perché costano troppo. Anche qui usciamo e distribuiamo. Il pane e le rose"
Caruso, non crede che questo si chiami furto?
"Rigiriamo la questione: i cittadini sono derubati tutti i giorni. Il furto è il ricatto del carovita e del copyright, la mancanza di case, lavorare 42 ore a settimana per 450 euro al mese, l'impossibilità di leggere e sentire musica".
Cosa chiedete veramente?
"Nuovi diritti di cittadinanza per i precari: più che esclusi, oggi sono invisibili. Reddito per tutti non significa solo elargizione economica ma anche reddito indiretto, cioè casa, medicine, libri, trasporti".
Chi c'è veramente nella "Rete per il reddito sociale"?
"I precari, quelle figure intermedie che non hanno rappresentanza pubblica, i Disoccupati organizzati del sud, la rete dei Centri sociali e del Movimento dei e delle Disobbedienti, i sindacati di base, Cobas e Rdb, i collettivi studenteschi".
E la politica, Rifondazione e quella parte di sinistra e del sindacato che vi hanno accompagnato in questi anni?
"Non ci sono perché sottovaluta questo tipo di battaglie. Non riescono ad intercettare questi nuovi soggetti sociali perché credono che ancora esista la classe operaia".
Oggi a Roma c'erano Luca Casarini, Nunzio D'Erme, Guido Lutrario, don Vitaliano, buona parte di quel movimento dei Disobbedienti dato per morto da qualche mese e di recente assente anche sul tema della pace.
"Ci danno spesso per morti, ma noi ci siamo, sempre. Quello che abbiamo capito è che occorre legare le grandi questioni globali ai problemi locali. La scarsa partecipazione alle più recenti marce per la pace e contro la guerra in Iraq ha mostrato tutta la stanchezza di un movimento in crisi di leadership politica e non più in grado di intercettare i bisogni delle persone. Quindi la nuova parola d'ordine è: reddito per tutti, guerra per nessuno".

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