[Incontrotempo] il fascino indiscreto del precariato 0.2

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Autore: francesco raparelli
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Oggetto: [Incontrotempo] il fascino indiscreto del precariato 0.2

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“…coloro che non hanno fascino non hanno vita, sono come morti. Il fatto è che il fascino non coincide in nulla con la persona. È una qualche cosa che fa vedere le persone come tante combinazioni, come tante possibilità uniche uscite da una tale combinazione. È un colpo di dadi necessariamente vincente, perché conferma sufficientemente il caso, invece di delimitarlo, di renderlo probabilistico, mutilarlo. In questo modo, attraverso ogni fragile combinazione, viene ad affermarsi una potenza di vita, con una forza, un’ostinazione, una perseveranza nell’essere senza pari.”



                 Conversazioni, Gilles Deleuze-Claire Parnet






Un movimento è qualcosa di vivo quando ha fascino. Anche una battaglia sociale materialissima, dura, per nulla educata, può essere o non essere affascinante. Non si tratta semplicemente di estetica o di astuzie comunicative. Si tratta piuttosto delle combinazioni, meglio delle “possibilità uniche” e irripetibili che le combinazioni determinano. Un ciclo di lotte sociali sa essere affascinante e irresistibile proprio perché combina cose tra loro diverse eppure comuni, perché produce linguaggio e circolazione inflattiva ed eccedente di parole, perché apre delle possibilità (ciò che prima non c’era d’improvviso diviene possibile!).

L’arte della combinazione è quanto c’è da imparare in un tempo nuovo dove emergono tendenze eterogenee e molteplici di conflitto (precari, migranti, studenti, disoccupati). Come produrre ciclo, ci chiediamo da un pò. Come combinare, come “affascinare senza tregua”, dovremmo cominciare a dire!

La MayDay Parade di Milano ci ha insegnato moltissimo, non tanto perché ha usato carri e musica o buone strategie di marketing per parlare di precarietà e di nuove forme del lavoro, ma perché ha avuto a che fare con l’espressione irresistibilmente “combinativa” dei precari, delle cognitarie. Piuttosto che rappresentare, ESPRIMERE e COMBINARE! Sembrano soltanto parole, ma è difficile capire altrimenti il fatto che precari, tra loro diversi, magari lontani, cominciano ad incontrarsi, a strusciarsi, ad usare i propri corpi per picchettare o per “sanzionare” le catene commerciali.

Procediamo d’improvviso avanti nel tempo: Londra, Forum Sociale Europeo. Il movimento dei movimenti celebra il suo simulacro, la riapparizione del suo fantasma. Voi direte eppure si trattava di migliaia di persone! Anche molta stampa di sinistra sinistrissima continua a ripetere la stessa cosa, magari dice la stessa cosa a riguardo del corteo no-war dello scorso sabato (20.000 persone reali che con grande rapidità di penna diventano 30, 40, 50, 100.000). Il problema però non sono i numeri ma le combinazioni, il fascino. Mai visto nulla di così poco affascinante come l’Esf ufficiale di Londra o come il corteo romano del 30!

I movimenti hanno a che fare con la “carne viva” e non con le cose morte! Il 6 novembre, giornata di conflitto e parade per il reddito, dovrebbe in primo luogo aiutarci ad affermare questo. Attorno alla “faccenda” del precariato, si combinano da un po’, magari in modo fragile, parziale, soggetti collettivi e singolarità, esperienze autonome di lotta e sindacalismo di base, attivisti della comunicazione e info-lavoratori, studenti e migranti. Questa tensione “combinativa”, seppure parziale ha che fare con l’affermazione della “potenza di vita” del movimento, con la sua “ostinazione ad essere senza pari”.

Il resto è contabilità truccata, agonia, spettacolo triste.

Che i treni vengano occupati, la spesa auto-ridotta, che la riproducibilità tecnica dell’opera d’arte e culturale diventi occasione permanente di gratuità, di accesso, che 10, 100, 1.000 carri musicali devoti a San Precario attraversino Roma!



“Dateci il denaro e poi ne riparliamo”

GlobalProject verso il 6 novembre a Roma





Se io fossi a letto sognerei
ma se avessi paura mi nasconderei
e se mai divento pazzo
please don't put your wires in my brain

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