secolo xix
Moschea, Tursi ora decide
CORNIGLIANO I lavori potrebbero iniziare entro un anno. L'imam: «Sarà un
centro aperto al quartiere»
Il progetto all'esame della commissione edilizia
«L a moschea di Cornigliano non sarà pronta prima di tre anni, anche se
aspettiamo da un giorno all'altro la licenza edilizia», annuncia Hussein
Salah, imam della comunità islamica genovese. Il progetto per la
realizzazione di un centro islamico nell'ex capannone industriale di via
Coronata 2, a due passi da piazza Massena, è ormai vicinissimo al traguardo.
«La pratica è all'ordine del giorno della commissione edilizia e sarà
esaminata in una delle prossime sedute», conferma Roberta Morgano (ds),
assessore comunale all'Edilizia privata: «Se sarà approvata, i lavori
potrebbero teoricamente partire nel giro di pochi mesi».
Ma l'imam frena: «Prima dobbiamo trovare i soldi, ci vorrà almeno un anno
per aprire il cantiere, più due di lavori».
Comunque sia l'iter del progetto, contestato soprattutto dalla Lega, è
virtualmente concluso. «Ormai non ci sono più ostacoli, abbiamo i pareri
favorevoli degli organi competenti, manca solo la ratifica finale da parte
della commissione edilizia», dice soddisfatto Claudio Timossi, l'architetto
che ha firmato il progetto e che adesso sta mettendo a punto «il piano
esecutivo da affidare alle imprese».
Il vecchio fabbricato di via Coronata, sede in passato delle officine
Passalacqua e acquistato due anni fa dall'Ente per la gestione dei beni
islamici in Italia, sarà trasformato in un moderno polo di incontro,
cultura e preghiera per i mussulmani, e non solo. «Sarà un luogo aperto al
quartiere, punto di riferimento per il dialogo interreligioso», promette
Salah in risposta alle violente polemiche che, in particolare da parte del
centro destra, hanno sin qui accompagnato l'esame del progetto sul piano
urbanistico. Nell'ex fabbrica a pochi metri dalla piazza principale di
Cornigliano, saranno ricavati una sala preghiera di 340 metri quadrati, una
biblioteca con oltre mille testi di cultura islamica, uno spazio
polivalente per attività culturali e un matroneo di 206 metri quadrati
riservato esclusivamente alle donne secondo i dettami del Corano. La
facciata esterna sarà dipinta con colori pastello, gli spazi interni
decorati con motivi "arabeggianti" e marmi pregiati. Nell'ambito
dell'operazione, sarà costruito un tratto di marciapiede in via Coronata,
con aiuole e panchine. La moschea avrà, ovviamente, un minareto, alto
tredici metri: «La struttura sarà puramente simbolica, non la utilizzeremo
certo per chiamare i fedeli alla preghiera - puntualizza Salah - Il
minareto servirà solo per segnalare da lontano la presenza della moschea».
«E comunque - aggiunge l'imam - passerranno almeno tre anni per realizzare
il sogno della comunità islamica». Tre anni dal rilascio della licenza
edilizia. Perché tanto tempo? Si tratta, forse, di una strategia attendista
che punta a smorzare i toni della contestazione anti-moschea,
particolarmente animati in questa fase storica?
«No - risponde la guida spirituale degli islamici genovesi - è solo una
questione di soldi. Non disponiamo ancora dei 300 mila euro necessari per
la ristrutturazione dell'edificio. Perciò, una volta ottenuta la licenza
edilizia, lanceremo una sottoscrizione tra i fedeli, aperta anche al resto
della città. La cifra minima per avviare i lavori è centomila euro.
Ricorreremo ampiamente al volontariato, visto che tra di noi ci sono
moltissimi muratori e carpentieri, e pure alcuni titolari di imprese edili».
La protesta, tuttavia, cova sotto la cenere. «La gente è giustamente
esasperata per le troppe servitù che gravano sul nostro territorio»,
osserva il presidente ds della circoscrizione Medio Ponente, Stefano
Bernini: «Ma la moschea non è tra queste, semmai è una risorsa per l'intera
città».
Enzo Galiano
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La storia Due anni di polemiche Chiesa e istituzioni divise
«Sulla moschea occorre riflettere. L'autorizzazione al progetto non può
essere concessa a cuor leggero, tanto più che non esiste reale reciprocità
alla libertà di culto nei paesi islamici». Queste le dichiarazioni
rilasciate lo scorso giugno al Secolo XIX dall'arcivescovo Tarcisio
Bertone, intervenuto nel pieno di un'accesissima diatriba pro e contro la
nascita di un grande centro islamico sotto la Lanterna. Bertone aveva così
condiviso dubbi e preoccupazioni espresse in una lettera al sindaco
Giuseppe Pericu dai quattro parroci del quartiere: don Valentino Porcile,
padre Giacomo Pala, don Giuseppe Sapori, don Alfonso Carrea. Ma è stata la
Lega, con un'infuocata assemblea pubblica organizzata il 27 febbraio 2003
al Centro civico di Cornigliano, a far esplodere ufficialmente il caso. Gli
scontri, tra maggioranza e opposizione, si sono consumati dentro e fuori le
sedi istituzionali. Divisa anche la chiesa, con don Gianni Baget Bozzo e
don Antonio Balletto portavoce rispettivamente dei movimenti contrari e
favorevoli al luogo di culto. Mentre Pericu ha sempre ribadito un concetto:
il Comune non può bocciare un progetto privato se rispetta le norme edilizie.
Tutto è cominciato due anni fa con l'acquisto, da parte della comunità
islamica, delle ex officine Passalacqua di via Coronata per 280 mila euro.
Prezzo pagato grazie alla raccolta di fondi per la costruzione della
moschea avviata nel '90. Dopo una lunga permanenza in via Venezia, a San
Teodoro, il luogo di culto dei mussulmani è stato trasferito in un
fabbricato in affitto in via Sasso, a Sampierdarena.
04/11/2004
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"Eppure il vento soffia ancora...."
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antonio bruno FORUM AMBIENTALISTA MOVIMENTO ROSSO VERDE 339 3442011
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visitate il sito del Comitato Verita' e Giustizia per Genova
www.veritagiustizia.it su cui c'e' una rassegna stampa sull'argomento
Il Comitato Verità e Giustizia per Genova raccolgie fondi per la difesa
dichi e' rimasto vittima della violenza delle forze dell'ordine a Genova
nel luglio 2001.
ccp 34566992 ABI 07061 CAB 01400 intestato Comitato Verità e Giustizia per
Genova
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