[Forumlucca] Articolo sulla Fondazioni Bancarie

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Autore: Alessio Ciacci
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Oggetto: [Forumlucca] Articolo sulla Fondazioni Bancarie


L'altra faccia delle fondazioni

Soldi a pioggia nel terzo settore, connivenze politiche, un rapporto controverso con le banche, un?etica da ridefinire. Luci e ombre di un?istituzione che gestisce quasi 40 miliardi di euro...


Per capire cosa sono oggi le fondazioni bancarie, bisogna andare molto indietro nel tempo. Una parte delle banche furono costituite, centinaia di anni fa, come enti legati a finalità sociali e quindi denominate Monti di Pietà, Banche Popolari, Casse Rurali e Casse di Risparmio.
Le Casse di Risparmio, nate come attività di sostegno ai più bisognosi, nel tempo hanno accumulato un vasto patrimonio e hanno dato vita ad un ampio giro d?affari che procurava lauti guadagni. Ma tanto ben di Dio non poteva essere intascato da nessuno. Per legge doveva cioè essere utilizzato dai gestori per le finalità della banca e per finalità sociali e culturali.
Così nel 1990 la legge Amato ha rivoluzionato l?impostazione nella proprietà delle banche, avviando il processo di privatizzazione e trasformando le Casse di Risparmio e le banche pubbliche in società per azioni. Il capitale sociale delle banche veniva in questo modo trasferito alle fondazioni, con la possibilità di far entrare i privati nel capitale.
Nel 1999 la legge rese le fondazioni bancarie ?enti di diritto privato nel settore no profit? e impose loro di vendere, entro maggio 2003, almeno il 51% del capitale bancario ceduto in dotazione.
L?ultimo atto legislativo in merito è del 2001, il regolamento Tremonti, in vigore dal 16/10/2002 che, nell?ottica del completamento del processo di privatizzazione nel settore del credito, ribadisce l?obiettivo di favorire la fuoriuscita delle Fondazioni dalle Banche. Le prime saranno definitivamente chiamate ad occuparsi di attività ?non profit? nel cosiddetto Terzo settore, laddove le seconde si occuperanno della gestione del credito.

Dal sito dell?Associazione delle Casse di Risparmio, fotografiamo la realtà italiana delle fondazioni, nel riepilogo dei bilanci 2002. Sono 89 e dispongono di un patrimonio di circa 37 miliardi di euro, investiti nella banca (che controllano al 33% circa) ed in altri titoli di società pubbliche e private. Le prime 5 rappresentano il 50% del capitale totale, le prime 11 i due terzi. Da questo capitale le fondazioni ricavano 1,8 miliardi di euro annui.
Cosa ci fanno con tutti questi soldi? Li investono prevalentemente in arte e cultura, ma anche in ristrutturazioni di palazzi antichi, istruzione, ricerca scientifica. Qualcosa va anche alla sanità, all?assistenza sociale, al sostegno al volontariato. Quasi nulla a progetti a favore dell?ambiente.
Mentre i loro utili provengono da tutto il territorio
nazionale gli investimenti avvengono quasi sempre al nord (80%). Ma, come ci suggerisce il Centro Nuovo Modello di Sviluppo, questa non è l?unica contraddizione delle fondazioni. Non imponendo alle banche criteri di gestione etica, corrono infatti il rischio di sostenere iniziative sociali con somme provenienti da operazioni implicate nella violazione dei diritti umani o nella distruzione ambientale.
Del resto le fondazioni non hanno criteri etici neanche per la scelta delle imprese su cui convogliano gli investimenti.
Un esempio? La Fondazione Cassa di Risparmio di Fabriano e Cupramonte ha investito in Montedison e Finmeccanica. La prima è un?impresa chimica molto criticata per il suo impatto ambientale, la seconda è un?impresa che produce armi.

Ma allora chi governa le fondazioni ? Negli organi di direzione siedono prevalentemente rappresentanti degl enti locali, università diocesi, ma anche personalità del mondo della cultura e dell?economia. Purtroppo attraverso il meccanismo della cooptazione, dove l?organo uscente nomina il successore, ed a causa del forte peso politico che le fondazioni hanno sul territorio, chi comanda sono spesso le stesse persone, che hanno forti appoggi politici ed economici.

Per meglio capire qual è l?impatto delle fondazioni sul mondo del credito abbiamo chiesto un parere a Marco Gallicani, direttore dell?associazione Finanza Etica.

Qual?è il ruolo delle fondazioni nel panorama bancario italiano?

?Le fondazioni, in molti casi, rappresentano l?unica possibilità di finanziamento per alcune attività del terzo settore, come le cooperative sociali, ed in questo senso rispondono ad un bisogno del territorio. Se fanno il loro mestiere, di carattere prevalentemente filantropico, sono una leva finanziaria per le economie locali. Diverso è il discorso se le fondazioni dichiarano di voler fare finanza etica.

Puoi fare qualche esempio?

Ad esempio la Compagnia di San Paolo, che è un azionista di riferimento dell?Istituto San Paolo di Torino, finanzia la Fondazione Risorsa Donna, per progetti di microcredito. In realtà, trattandosi di una beneficenza, è una modalità che droga il mercato. Voglio dire che, nei veri progetti di microcredito, è importante creare un circuito virtuoso, dove i prestiti servono a far crescere piccole attività artigianali e vengono restituiti. In questo caso invece, se i progetti non vanno a buon fine non interessa a nessuno, tanto la fondazione ha montagne di soldi da destinare a questi scopi.

Le fondazioni si comportano cioè come le banche, quando propongono forme di investimenti etici che in realtà sono forme di carità?

Il nostro punto di vista è molto più critico nei confronti delle banche, che sono vittime di quella che noi chiamiamo la ?sindrome di Penelope?. Disfano di notte quello che fanno di giorno. Fuor di metafora, si procurano i danari con attività d?investimento che spesso di etico non hanno nulla e poi utilizzano questi soldi per scopi socialmente utili. In realtà le banche usano la finanza etica e gli investimenti nel terzo settore soltanto a fini di marketing, per migliorare la loro immagine pubblica?.

In definitiva, secondo te, ci possiamo fidare delle fondazioni?

?Purtroppo essendo le fondazioni piene di soldi, sono molto appetite dai politici di ogni categoria e quindi le loro iniziative sono molto compromesse con la politica.
Se fossero gestite con maggiore trasparenza e svincolassero maggiormente la loro attività dalle banche che le hanno generate, potrebbe svolgere una funzione di appoggio al terzo settore.
In ogni caso ritengo giusto sottolineare che le fondazioni, pur occupandosi di ?no-profit? assecondano le logiche del sistema, mentre noi combattiamo per invertirle, modificarle. Soltanto così possiamo costruire un?economia solidale?.

www.traterraecielo.it
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