Venerdì 5 novembre alle 21,15 in corso Palermo 46 serata antimilitarista.
Interventi di Stefano Capello collaboratore di Umanità Nova su "Crisi dell'egemonia USA e ruolo della NATO" e di Stefano Raspa del Comitato contro Aviano 2000 "Le basi USA/NATO e il sistema militare italiano". Segue dibattito.
Si raccolgono adesioni alla partenza collettiva in treno per la manifestazione anti NATO di Mestre del 13 novembre ore 14,30.
Federazione Anarchica Torinese - FAI
Corso Palermo 46 - la sede è aperta ogni giovedì alle ore 21,15.
Noi contro tutte le guerre, tutte le guerre contro di noi!
Ci hanno raccontato che la guerra in Afganistan avrebbe liberato le donne: tre anni dopo una donna afgana vota con il burka addosso! Quest'immagine è lo specchio di un paese dove la quotidianità è fatta di oppressione religiosa sessista, di occupazione militare Usa-Nato, di torture nelle carceri, dell'imperversare dei signori della guerra e del narcotraffico. Cambiano i timonieri non è mutata la rotta.
Ci hanno raccontato che la guerra in Iraq avrebbe liberato gli iracheni dalla dittatura: due anni dopo nello stesso carcere dove Saddam macellava i propri oppositori gli invasori statunitensi torturano e umiliano i prigionieri, a Falluja la gente muore sotto le bombe, il paese è sotto il tallone di padroni feroci ed avidi. È cambiato il musicista ma la musica è rimasta la stessa.
Cosa sia la guerra è sotto gli occhi di tutti: nelle immagini delle mille stragi perpetrate quotidianamente in nome della "democrazia e della libertà". L'orrore tecnologico della morte asettica, portata dai bombardieri e l'orrore antico delle carni lacerate, delle case sventrate, delle torture e degli stupri. La guerra. Senza aggettivi, senza l'ipocrisia infame delle missioni umanitarie, senza l'indecenza della guerra di civiltà, una civiltà che si mostra sui corpi dilaniati di uomini, donne, bambini in Afganistan e in Iraq.
In queste carneficine ci sono truppe e mezzi militari col tricolore, e solo pochi anni fa aerei italiani hanno sganciato bombe su obiettivi civili e militari nei Balcani
Ma se tutto questo è possibile è anche per responsabilità della cosiddetta sinistra. Cgil, Cisl, Uil non hanno trovato la volontà ed il coraggio politico di promuovere uno sciopero generale che mettesse alle corde il governo della guerra, lo stesso governo che finanzia le imprese militari e nuovi armamenti tagliando spese sociali, pensioni, stipendi.
I partiti del centro-sinistra, gli stessi che si candidano quale alternativa all'attuale maggioranza governativa, sono in difficoltà persino a richiedere il ritiro incondizionato delle truppe italiane dai teatri di guerra.
LA LORO GUERRA, LA NOSTRA GUERRA
Facciamo due calcoli.
I militari italiani in missione in Iraq, Afghanistan e Balcani hanno una paga-base mensile di circa 4 mila e 200 Euro (per la semplice truppa), senza contare le varie indennità di servizio; un operaio ha invece un salario base mensile che generalmente non arriva ai mille Euro. Dall'inizio dell'intervento in Iraq, i militari italiani hanno avuto 19 morti; in Italia ogni giorno ci sono 4/5 caduti sul lavoro.
Un forte impegno antimilitarista è necessario per ragioni etiche ma non solo, perché questa guerra, come tutte le guerre, è contro di noi. Ne sono vittime gli sfruttati, gli oppressi, i senza potere.