[NuovoLaboratorio] rifiuti ( quasi ) zero

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Aihe: [NuovoLaboratorio] rifiuti ( quasi ) zero
da CNS-Ecologia Politica, nn. 1-2, gennaio-giugno 2004,
Anno XIV, fascicoli
57-58

SOGGETTI IN MOVIMENTO RIFIUTI (QUASI) ZERO
di Paolo Cacciari*

"Ognuno deve essere lo spazzino di se
stesso. Evacuare è altrettanto
necessario che mangiare: e la cosa
migliore sarebbe che ciascuno gestisse i
propri rifiuti. Se questo è impossibile,
ogni famiglia dovrebbe occuparsi dei
propri rifiuti.
Per anni ho pensato che ci deve essere
qualcosa di radicalmente sbagliato là
dove la gestione della spazzatura è
stata resa attività di una categoria
specializzata della società. Non
abbiamo nessuna testimonianza storica
sull'uomo che per primo assegnò il
rango più basso a questo essenziale
servizio. Chiunque sia stato non ci ha
certo fatto del bene. Sin dalla nostra
prima infanzia dovremmo avere
impressa nelle nostre menti l'idea che
siamo tutti spazzini (.) Occuparsi della
spazzatura in un modo intelligente
aiuterà ad apprezzare veramente
l'uguaglianza umana".
Mohandas K. Gandhi, "Villaggio e
autonomia. La nonviolenza come potere
del popolo", in Quaderni D'Ontignano,
Libera Editrice Fiorentina.

Da poco più di un mese, dopo una lunga preparazione, in un quartiere del
centro
storico di Venezia, è iniziato un esperimento di eliminazione per
"sparizione" dei
rifiuti. Anticipo il risultato: è positivo. "Rifiuti zero" si può fare. Gli
autori sono
settecento famiglie (utenze domestiche), circa trecento "utenze non
residenti" (alloggi
per studenti e seconde case), duecento e cinquanta tra esercizi pubblici e
commerciali
di cui cinque alberghi e una decina di ristoranti, un paio di scuole, tre
musei, un
convento. In tutto una comunità paragonabile ad una cittadina di circa
cinquemila
persone1. Gli abitanti sono stati coadiuvati da cinque operatori ecologici
su più turni
(in tutto tre netturbine e due netturbini) con il loro caposquadra, un
funzionario
dell'Azienda dei servizi ambientali comunale (Vesta) e uno dell'Assessorato
all'ambiente, un paio di vigili, ogni tanto, con l'aiuto di una società
(Idecom) di giovani
appassionati in raccolte differenziate e di un laboratorio di progettazione
partecipata
dell'Istituto universitario di architettura (l'Ombrello). Infine, va
ricordato un gruppo di
amici che da qualche decennio propugnano una teoria eccentrica secondo cui i
rifiuti
sono una finzione 2: Guido Viale, Walter Ganapini, Marco Ricci della scuola
agraria del
Parco di Monza che, per l'occasione, sono diventati consulenti della Azienda
comunale.
Fatte le presentazioni, veniamo subito al dato sintetico del primo mese:
quasi tre
quarti (il 74%) dei rifiuti urbani è stato avviato al recupero separato e
con un ottimo
grado di "purezza", in: organico, vetro, carta e cartone, plastica e
lattine. Un altro 15-
20% circa di rifiuto residuo secco non riciclabile è stato comunque raccolto
separatamente e potrà essere avviato dalla stessa Vesta ad alimentare la
linea di
produzione del combustibile derivato da rifiuti (CDR). Rimane da smaltire in
modo
indifferenziato nell'inceneritore di Vesta o in discarica solo un modesto
10-15% di
rifiuti abbandonati o conferiti in modo errato, comunque tale da
comprometterne ogni
possibilità di recupero3. Questi risultati - seppure ancora non
consolidati - sono
comunque più che incoraggianti e costituiscono già un successo. Passata l'
estate,
compiuti i necessari aggiustamenti, Comune ed Azienda avvieranno un piano di
graduale estensione delle nuove modalità di raccolta a tutto il centro
storico e nel
corso del 2005 si arriverà a servire tutti i 64.000 abitanti della Venezia
insulare.
Chi si intende un po' di rifiuti sa che il decreto Ronchi fissa nel 35% la
percentuale
minima di raccolta differenziata. I comuni più "ricicloni" arrivano a
superare il 50%.
Ma l'opinione comune nell'ambiente degli esperti in materia è che nelle
città non sia né
possibile, né utile spingere la oltre un certo limite. Lo sforzo cui è
sottoposta l'utenza
nella differenziazione dei rifiuti nel proprio domicilio troverebbe negli
appartamenti un
limite fisico per il contenimento delle diverse frazioni merceologiche. D'
altra parte gli
introiti realizzabili con il riciclo del
materiale recuperato e i risparmi ottenuti dalla diminuzione del ricorso
allo
smaltimento tradizionale non coprirebbero i costi aggiuntivi della raccolta.
Insomma,
la maggior parte delle aziende di igiene urbana rimane orientata a
considerare
l'incenerimento come la soluzione prevalente da dare al problema dello
smaltimento,
sebbene con impianti sempre più attenti alle emissioni degli inquinanti in
aria e
adattati alla produzione di energia4.
L'esperienza di Venezia potrebbe rompere molti luoghi comuni. Va detto da
subito,
però, che qui esiste una condizione che fino ad ora era stata considerata di
sfavore, un
vero e proprio handicap ambientale dovuto alla morfologia urbana, che
abbiamo,
invece, rovesciato nel punto di forza principale del nuovo servizio. Nella
gran parte del
centro storico, da sempre, si rende pressoché inevitabile la raccolta
manuale (con un
carretto spinto dall'operatore che non supera il metro cubo di capienza),
porta dopo
porta, calle dopo calle, campo dopo campo, con trasferimento alle motobarche
che
compiono un giro intorno alle isole in rive ("posade") dove vengono
accumulati i rifiuti.
Quindi due passaggi in più rispetto al servizio con cassonetti da strada e
autocompattatori più o meno robotizzati che si vedono al lavoro nelle città
"normali".
Un settore dove vi sono state incessanti innovazioni tecnologiche per
rendere sempre
più rapido il servizio di raccolta e per risparmiare manodopera (operatore
unico e
mezzi muniti di telecamere a circuito chiuso). Questo sistema, però, non
consente
alcun controllo sul conferimento degli utenti nel cassonetto aperto e,
quindi, la
qualità della differenziazione è lasciata a troppe variabili
incontrollabili. E non tutte
dipendono dalla buona educazione. Se non fosse una tragedia che si ripete
troppo
spesso, potrei portare a riprova di quanto detto, ciò che ho letto ancora
una volta ieri
sui giornali: a Verona un immigrato che dormiva in un cassonetto è stato
stritolato da
un camion compattatore5. La parabola di Ioan Suciu ci parla, ovviamente, di
ben altro
che non della raccolta differenziata: le risorse economiche e tecnologiche
che la nostra
società opulenta e sprecona dedica nel realizzare strumenti e attrezzature
sempre più
"efficaci" volte a smantellare il più rapidamente possibile il valore d'uso
di merci e
materie giudicate "fuori mercato", sono paradossalmente maggiori di quelle
riservate a
dare riposte ai bisogni primari dei poveri. Le persone che cercano cibo tra
i rifiuti o che
dormono nei cassonetti sono lo specchio di ciò che chiamiamo sviluppo e che
misuriamo con il prodotto lordo.

Tornando al quotidiano, tentando comunque di non perdere di vista l'
orizzonte di
società che desideriamo, nel tentativo di mantenere la coerenze tra l'agire
locale e il
pensare globale, ci siamo chiesti se quella modalità antica di raccolta
manuale dei
rifiuti che ancora sopravvive a Venezia, per quanto costosa in termini di
manodopera
impiegata, non potesse invece costituire la base per sviluppare una "diversa
abilità"
che ci avrebbe consentito di raggiungere anche un diverso risultato
quali-quantitativo.
La condizione, ovviamente, era quella di riuscire ad incontrare la
disponibilità dei
cittadini e delle cittadine a farsi un po' spazzini. Mi rendo conto che si
tratta di una
bestemmia per chi pensa (anche a sinistra) che la divisione del lavoro, la
specializzazione delle mansioni, e l'intervento dello Stato per svolgere i
servizi sporchi
(guerra, giustizia, assistenza.) siano i paradigmi della modernità, le
condizioni per il
dispiegamento delle forze produttive e la comodità degli individui.
Viceversa, cinque
sacchetti di colore e forma diversa, da conferire ad orari prestabiliti
secondo un
complicato calendario a scacchiera6, costituiscono certo una rompitura di
scatole in
più. Ciò nonostante l'esperienza veneziana testimonia un disponibilità alla
collaborazione superiore ad ogni aspettativa, in molti casi ammirevole e
commovente.
Con le casistiche dei quesiti che sono stati posti dagli utenti e raccolti
da Vesta anche
attraverso un numero verde si potrebbe scrivere un libro di aneddoti, di
arrabbiature e
di piccole furbizie, poiché i problemi sono davvero reali; si pensi alla
sciagura ecologica
costituita dai pannolini e dai pannoloni e, più in generale, allo
sconsiderato aumento
dei prodotti usa e getta e dei materiali poliaccoppiati. La condivisione del
progetto da
parte dell'utenza costituisce certamente la chiave di volta di tutta l'
operazione. Ad essa
siamo giunti seguendo le procedure della progettazione partecipata durata
sei mesi,
con forum articolati per categorie, iniziative di animazione teatrale nelle
scuole
inferiori e un laboratorio di scultura con oggetti e materiali di discarica
organizzato
dall' Accademia di belle arti, una campagna di informazione sostenuta dai
consorzi di
filiera Conai ecc., visite domiciliari su prenotazione di consulenza alle
utenze
commerciali, la fornitura generosa di contenitori di diverse misure
(domestiche e
condominiali) per il rifiuto di cucina e la fornitura gratuita dei sacchetti
("materb" per
l'umido, carta per la carta). Ma la innovazione forse decisiva è stata l'
introduzione di
poche (cinque) piazzole ecologiche, chiuse e cintate (per ora sono
mascherate con una
palizzata identica a quelle dei cantieri stradali edili, ma in futuro
saranno disegnate
dai vincitori di un concorso di progettazione organizzato dalla facoltà di
Disegno
industriale dell'istituto universitario di architettura), con accesso
riservato solo a
quegli utenti muniti di chiave magnetica che ne abbiano fatto richiesta.
Inoltre, siamo
riusciti a fornire a tutte le famiglie un carretto della spesa come gadget
(sponsorizzato
dai tre supermercati della zona), ma utile anche a trasportare le frazioni
più pesanti
nei posti di raccolta.La vera "contropartita" che gli abitanti della zona
potranno
ottenere è la maggior pulizia del selciato pubblico. Il nuovo conferimento
consente di
minimizzare i fenomeni di randagismo (topi e gabbiani, soprattutto) e ai
netturbini di
dedicarsi con maggior profitto allo spezzamento. Il consolidamento e il
proseguimento
della esperienza dipenderà proprio dal salto professionale degli operatori
ecologici. La
loro trasformazione da "schiavi" raccoglittuto, ultimo anello della catena
di
specializzazione e di divisione del lavoro della nostra "società dei
rifiuti", a "consulenti"
del riciclo, capaci di personalizzare e organizzare i servizi a seconda
delle necessità
dell'utenza, presidio della pulizia e del corretto utilizzo degli spazi
pubblici. Una sfida
aperta per le aziende di igiene urbana e per i loro sindacati. L'alternativa
già la
conosciamo e si chiama progressiva esternalizzazione della raccolta (c'è già
chi parla di
porre fine al regime di privativa nell'asporto dei rifiuti) a partire dalle
frazioni
merceologiche più "appetibili" quali i componenti elettronici, ma anche la
carta.
L'altro punto di forza che ha reso possibile l'esperimento veneziano è
costituito dal
completamento del Polo integrato tecnologico di Fusina, una località di
Marghera che
si affaccia alla laguna. Esso è costituito da un insieme di impianti di
nuovissima
realizzazione che consentono di recuperare la frazione organica e il verde
dell'intera
città attraverso alcune linee di "biocelle" di fabbricazione tedesca e di
trasformare il

residuo secco in combustibile la cui utilizzazione è in sperimentazione in
un gruppo
della centrale termoelettrica dell'Enel in sostituzione di una quota di
carbone. Inoltre
nell'area operano già impianti per il recupero del vetro e, poco distante,
della plastica.
Insomma, al massimo di manualità nelle fasi del conferimento e della
raccolta si
accompagna il massimo della tecnologia per ottimizzare la lavorazione delle
varie
frazioni merceologiche riutilizzabili.
* Assessore all'Ambiente del Comune di Venezia
1 Nella zona pilota, che comprende le parrocchie dell'Accademia, San Lio e
Madonna della
Salute nel quartiere di Dorso Duro, vengono prodotti giornalmente 36 m3 di
rifiuto Urbano,
pari a circa 2 Kg ad utenza, ma c'è da tener conto della forte componente
turistica.
2 Nel senso che esistono nella realtà solo perché così lo vogliamo noi in
virtù delle convenzioni
del mercato, non certo delle convenienze dell'economia delle risorse
naturali ed energetiche.
Desidero ricordare solo alcuni titoli di una bibliografia oramai molto
vasta:
Walter Ganapini, La risorsa rifiuti. Tutela ambientale e nuova cultura dello
sviluppo, Etas libri,
1978
Fulvia Fazio, Walter Ganapini, Istruzioni per il riuso, Nuova Ecologia
supplemento al n.44,
novembre 1987
Guido Viale, Un mondo usa e getta. La civiltà dei rifiuti e i rifiuti della
civiltà, Feltrinelli 1994
Ivan Berni, Pattumiere Pepite e Pistole, Baldini &Castaldi, 1998
Lega per l'Ambiente, a cura di Enrico Guazzoni, L'ecosistema rifiuti.
Indicazioni operative per il
recupero e lo smaltimento dei rifiuti in sede locale, Hoepli, 1991
Partito della Rifondazione Comunista, atti del convegno del Gruppo
consiliare della Lombardia,
Dall'inciviltà dei rifiuti e dello spreco alla civiltà del riuso, 1996
Partito della Rifondazione Comunista, atti del convegno nazionale, Rifiuti
solidi urbani tra
emergenza ambientale e modello alternativo di sviluppo, Roma, Quaderno n.6
del Gruppo
consiliare del Piemonte, febbraio 1996
Guido Viale, Guida alla raccolta differenziata. Carta e cartone, Il Sole 24
Ore, 2002
3 Nel dettaglio il Report di Vesta del primo mese è il seguente:
19 aprile
15
maggio
Vetro Organico Carta e
cartoni
Multimateriale
leggero
Rifiuti
residui
Abbandonati totali
in metri
cubi
50 56 216 170 255 98
in Kg 9.700 16.157 14.040 12.920 11.475 7.056
Totali
in peso
64.292 (frazioni raccolte correttamente)
90,1%
7.056
9,9%
Totali
in peso
52.817 (frazioni differenziate utilizzabili)
74,1%
18.531 (non utilizzate)
25,9%
71.348
100%
4 Specialmente dopo i black out energetici dello scorso anno, la
"termovalorizzazione" dei rifiuti
è tornata a cantare i suoi benefici, in attesa che il CDR venga sdoganato
del tutto come
combustibile "rinnovabile". Un contro senso della fisica, ma un vero
pericolo chimico. Federico
Valerio su forumambientalista@??? spiega bene come in realtà la
preferenza alla
termovalorizzazione deriva dal regime fiscale e dalle distorsioni del
mercato: "Per ogni chilo di
rifiuto urbano termovalorizzato il gestore riceve 8 centesimi dal produttore
(il cittadino
contribuente) e 7,6 centesimi dallo Stato (i cittadini contribuenti, con un
ricavo complessivo di
15,6 centesimi. Considerando i costi di gestione e ammortamento dell'ordine
di 7 centesimi per
kg di rifiuto trattato, il guadagno per il gestore è di 8,6 cente./Kg".
5
"Stritolato nel cassonetto. Orribile fine di un barbone a Verona. Verona.
Nel taschino del
giubbotto aveva ancora il pettinino e la lametta nuova (.) Con quei piccoli
oggetti preziosi per
la sua vita quotidiana si era addormentato anche ieri sera, scegliendo un
cassonetto dei rifiuti

come letto occasionale.(.) Ioan Suciu, 45 anni, immigrato rumeno irregolare,
incensurato, non
ha avuto il tempo di gridare aiuto". Da Il Mattino di Padova del 15/5/2004.
6 Lunedì: sacco bianco (scarti da cucina e piccolo giardinaggio) e sacco
verde (vetro); martedì:
sacco grigio (rifiuto residuo); mercoledì sacco di carta (giornali e
cartoni) e bianco; giovedì sacco
celeste (plastica e lattine); Venerdì sacco grigio; sabato: sacco bianco. In
tutto tre volte la
settimana l'umido, due il residuo, una il vetro, una la carta, uno
multimateriali leggeri e
cartoni da bevande


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