28.10.2004 - da
www.unita.it
Centomila iracheni morti in guerra: «The Lancet» denuncia la strage
di Marina Mastroluca
Numeri esatti non ne ha mai fatti nessuno. Si conosce l?elenco delle vittime
americane, 848 morti in azione e 258 in incidenti non legati ad operazioni
militari. Ma su quante siano state le vittime irachene della guerra si è
andati a spanne, il Pentagono sempre pronto a ricordare che sono state il
minor numero possibile, lo stretto indispensabile. Si diceva 16.000 civili,
poco più di 6000 i militari. Qualche organizzazione non governativa aveva
azzardato una cifra oscillante tra i 10 e i 30.000 morti. Stime comunque
lontane dai 100.000 indicati in un rapporto pubblicato su The Lancet e basato
su uno studio condotto dai ricercatori della Johns Hopkins University, della
Columbia University e della Al Mustansiriya University di Baghdad.
Vittime delle bombe e della violenza seguita all?invasione dell?Iraq, raramente
in divisa, più spesso donne e bambini. E centomila è una stima al ribasso.
The Lancet premette che il calcolo può avere una «precisione limitata»,
non è un censimento, ma uno studio condotto confrontando il tasso di mortalità
in quasi 15 mesi precedenti l?inizio della guerra e nei 18 mesi successivi,
passando in rassegna 988 famiglie in 33 zone campione. Il rischio di morire
di morte violenta in Iraq è risultato 58 volte più alto di quanto non fosse
prima della guerra, mentre il 95% dei decessi dovuti a violenza è attribuibile
a bombardamenti e fuoco da elicottero: la maggior parte delle vittime irachene
muoiono per mano delle forze della coalizione. Molto alto il numero dei
morti tra donne e bambini, tanto che il tasso di mortalità infantile è balzato
dal 29 per mille al 57, dopo l?inizio della guerra.
Il dato che balza agli occhi è che un terzo delle vittime sono concentrate
nell?area di Falluja, ormai da mesi esposta a pesanti e pressoché quotidiani
bombardamenti. Ma anche isolando il caso estremo della città dove i comandi
militari Usa ritengono possa nascondersi il terrorista Al Zarqawi, per non
falsare il dato generale, «il numero delle vittime provocate dall?invasione
dall?occupazione dell?Iraq è più vicino alle 100.000 persone che non il
contrario, e potrebbe essere molto più alto», come si legge nel rapporto
anticipato on line.
A Falluja anche ieri almeno tre persone sono morte durante un bombardamento.
Il premier ad interim Allawi ha chiamato i notabili della città ribelle
a cogliere l?ultima chance di un accordo pacifico prima dell?attacco finale,
annunciato a più riprese da settimane. Dalla città è partita invece una
lettera aperta al segretario generale delle Nazioni Unite, Kofi Annan, pubblicata
sul sito repporterassociati.com, in cui si denuncia il «genocidio» perpetrato
dalle forze americane. Nel documento si ricordano i raid aerei, i negoziati
interrotti dalle bombe, le case dei civili rase al suolo. «È evidente che
gli americani stanno commettendo atti di terrore contro la gente di Falluja
per un solo motivo: il loro rifiuto di accettare l?occupazione». Altre vittime
si contano a Ramadi, dove sono divampati scontri durati diverse ore. Che
in Iraq si muoia ogni giorno non è più una notizia, diverso è capire a che
punto sia arrivato il bilancio di questo quotidiano stillicidio, più silenzioso
di quanto non siano i rapimenti e l?orrore ormai familiare delle decapitazioni.
Ieri un?altra donna, una polacca sposata con un iracheno, da una trentina
d?anni residente in Iraq, è stata rapita a Baghdad da un gruppo finora sconosciuto,
Abu Baqr Al Siddiq al Salafyia, che, con un video di rivendicazione, ha
chiesto il ritiro delle truppe di Varsavia, accusando la donna di essere
al servizio degli occupanti. Il ministero della Difesa polacco ha però smentito
che l?ostaggio faccia parte del proprio contingente ed ha comunque respinto
le richieste dei rapitori.
Nei giorni scorsi un?altra donna, Margaret Hassan, con nazionalità britannico-irachena,
era stata sequestrata a Baghdad. Di lei, volontaria dell?ong Care, non si
hanno notizie e l?organizzazione ha deciso di interromepre tutte le attività.
Nessuna notizia neanche di un ostaggio giapponese, minacciato di decapitazione
dal gruppo di Al Zarqawi, che chiede il ritiro delle truppe di Tokyo. Sarebbero
invece stati uccisi gli 11 ostaggi iracheni, membri della Guardia nazionale
sequestrati dall?Esercito d?Ansar Al Sunna: le immagini diffuse su un sito
web mostrano un uomo decapitato e altri cadaveri stesi a terra, con segni
di colpi alla testa. Non ci sono però conferme, Baghdad nega anche che risultino
persone rapite tra gli effettivi della Guardia nazionale.
Due militari americani sono morti in attacchi distinti a Baghdad e nelle
vicinanze. Nella capitale è stata anche uccisa una nota giornalista irachena.
Tre funzionari Onu sono stati sequestrati anche in Afghanistan: una britannico-irlandese,
una kosovara e un filippino, che avevano monitorato le elezioni del 9 ottobre
scorso sono ora nelle mani dell?Esercito dei musulmani, che ha rivendicato
l?operazione.