[Incontrotempo] qualche idea di qualche tempo fa

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Autor: bastake@libero.it
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Assunto: [Incontrotempo] qualche idea di qualche tempo fa

sotto fortissime pressioni:-)
mando una cosa scritta qualche tempo fa
(e mai postata su incontrotempo)
non "aggiornata"
però potrebbe essere ancora interessante...



Qualche idea da INCONTRTEMPO 2.O

Comunicazione-lotte-repressione


Il tavolo comunicazione e lotte, come già è stato detto, non è facile riassumerlo vista la quantità di interventi e i diversi aspetti da cui si può concepire questo argomento. Ovvero il “come” comunicare le proprie lotte (da evento reale alla sua diffusione mediatica), come agganciare immediatamente la lotta ad un ambito direttamente comunicativo-informativo (l’evento è l’informazione: esempio trasporti Dublino.RAINEWS24).Come porsi rispetto all’agenda imposta dai media e nei confronti dei mass-media in generale.
Inoltre si avvertiva l’esigenza di iniziare a discutere di comunicazione ed informazione con più specificità. Non entrare forzatamente nei dettagli tecnici ,ovviamente, ma quanto meno familiarizzare con l’utilizzo delle nuove tecnologie o comunque con il riutilizzo di quelle più vecchie e diffuse, con la prospettiva di nuove idee realizzabili attraverso una comunicazione efficace e (non so quanti ci pensino) svincolante dalle maglie schifose della repressione sia essa preventiva o quella più lenta che aspetta avida il passo falso, anzi quello giusto.

Durante i tavoli, solo apparentemente, solo come intenzioni, si è rimarcata l’importanza dell’utilizzo di linguaggi nuovi ( primo vero passo comunicativo) che sappiano esprimere la specificità di percorsi contemporanei e non quelli di trenta anni fa. Effettivamente l’assemblea ha avuto difficoltà oggettive a “parlare” in questo senso. Ovviamente non è facile ma in qualche modo la nostra attenzione deve riversarsi sul linguaggio, altrimenti rischiamo di parlare di immaginario, precariato metropolitano, socialità altra senza gli strumenti per poterli comunicare.
Questo significa dover “perdere tempo” per provare a creare questo immaginario trovando degli intenti-obiettivi comuni che però possano riassumere, riconoscere e contagiare, il precariato diffuso.(in parte i punti S.Precario possono svolgere questo ruolo il quale ,però, non può essere inteso come un kit-comunicativo con il sapore di qualcosa di calato dall’alto)

Il tema della comunicazione e dell’informazione e delle lotte, a mio avviso, non può essere slegato dal fattore repressivo.
Banalmente è proprio attraverso la comunicazione e la contro-informazione che la repressione e il controllo iniziano la loro funzione di evaporazione delle tensioni sociali, che con la lotta tentano di far rispettare diritti e, in qualche modo, fondarne di nuovi, reclamare una vita diversa lontana da dinamiche di potere.
Solo ieri l’F.B.I ha sequestrato il server di Indymedia oscurando molti siti nazionali. Questa censura si fonda sulla paura che vede le opinioni del movimento con un potenziale sovversivo da reprimere. Episodi in questo senso se ne possono fare a centinaia.

Esiste poi una repressione che tesse le sue trame attraverso il controllo, una sorta di comunicazione-preventiva che mette in guardia(prima che qualunque cosa avvenga) della intrinseca pericolosità di quello che succederà. Infonde, questa volta, la paura che la situazione si svolgerà in un contesto assolutamente antidemocratico. Ovviamente chi di dovere è pronto a reprimere ciò che di sicuro accadrà.
Genova (dai palloncini col sangue in poi) mi sembra l’esempio più tragico; ma anche in occasione della visita di Bush, il quattro giugno scorso, a Roma abbiamo visto come il circo mediatico abbia montato a dovere una tensione ingiustificata.(Oppure nell’occasione del “blocco” del gruppo della cgil in quella occasione addirittura paragonato alla cacciata di Lama dalla Sapienza). La Sardegna è un altro esempio. Il movimento Sardo risulta prima di nascere già stroncato in partenza perché quasi naturalmente anarco-insurrezionalista (ecco efficacemente creato un altro immaginario) e privo di agibilità politica.
Tutto questo può essere capito meglio se la comunicazione-preventiva riesce a livello mondiale. Le guerre in Iraq e Afganistan non sarebbero potute scoppiare se le t.v di tutto il mondo non avessero trasmesso le immagini degli aerei sulle Twin-Towers. Qualcuno ha mai visto aerei schiantarsi sul Pentagono? E l’altro aereo caduto nel bosco? Non importa. L’ obiettivo è stato raggiunto. L’immaginario collettivo è mutato. Mostrato il nemico a tutto il mondo si può inventare qualunque scusa per cercarlo, stanarlo, ucciderlo.(o solo far finta). E se, come al solito, sono i civili a morire, come al solito, poco importa.
Con questo si potrebbe dire che se la repressione può riuscire a livelli così alti e diffusi (con lo sfruttamento dell’immaginario attraverso i mezzi di comunicazione di massa) possiamo intuire cosa può avvenire in contesti locali.

Da una parte è assolutamente necessario continuare ad utilizzare i vecchi e i nuovi media per veicolare i nostri contenuti contro-informativi: internet, mailing list, TV di strada, video, radio, giornali, ecc. Ovviamente, come si diceva prima, il contro è che proprio attraverso la fruizione inizia il controllo. Ma questo è incontrovertibile.
Dall’ altra bisogna capire che se esiste contro-informazione significa che esiste l’INFORMAZIONE da cui non si può prescindere. Evitando due atteggiamenti che rischiano di auto-reprimersi invece che liberarsi. Uno è quello di considerare i mezzi di comunicazione di massa un mostro gigantesco inattaccabile, troppo forte e lontano per i mezzi di cui il movimento può dotarsi. L’altro, legato a questo, è una sorta di nichilismo che evita di
prendere in considerazione il problema sostenendo sostanzialmente
la sua inesistenza.(del tipo:non mi interessa-per me non esistono).
Questi atteggiamenti, a mio avviso, sono assolutamente fuori dalla realtà(sia essa reale o mediatica.Quale è la differenza?)e soprattutto molto pericolosi. Soprattutto se si fa finta di non essere al centro del controllo.
Certo,al contrario, non si può nemmeno combattere contro i mulini a vento e pensare di combattere ad armi pari.
Che fare?
Innanzi tutto agire con la consapevolezza di stare sempre su tre binari: uno reale, uno di autorappresentazione e uno di rappresentazione.
I binari diventano due quando la lotta è comunicazione( autoferrotranvieri Dublino, rainews24):la materialità dell’evento è direttamente immateriale e dunque più leggera, più facilmente diffondibile e fruibile.
Per quanto riguarda la rappresentazione ( il modo in cui gli altri ti mostrano a tutti) è necessario dotarsi di quegli strumenti di comunicazione sovversiva che sappia entrare nel meccanismo mediatico, sfruttando anche tecniche pubblicitarie e del marketing, per poterlo stravolgere, prendere per il culo, detournare.
Se non c’è un impegno in questo senso si rischia di tenere le idee,le analisi, i pipponi(come questo!),solo all’interno di un movimento che anziché allargarsi si chiude in se stesso.
E rischiamo anche di alimentare confusione( soprattutto se non si riesce a fare una cazzo di assemblea di percorso!)….quando ad esempio reclamiamo di qua e di là, diciamo che ci dovrebbero pagare quando ci fottono il nostro tempo, la nostra attenzione, la nostra socialità, le nostre idee, E POI CI METTIAMO LE MAGLITTE ACAB PUBBLICIZZANDO GRATIS LA PUMA!





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