Ciao a tutti/e,
ieri sono tornata in Italia ed ora sono di nuovo a Viareggio.
Vi invio la mia ultima e-mail, per raccontarvi le mie ultime esperienze
in Palestina ed Israele.
Ieri mi sono alzata di buon mattino per fare un salto ad Abu Dis, sobborgo
periferico di Gerusalemme, a 3-4 Km dalla città vecchia, e vedere il Muro.
E? una cosa impressionante, alto 8-9 metri, vera manifestazione della follia
a cui l?uomo può arrivare. Le auto non arrivano più in città, proseguono
sulla strada lungo il muro e tornano verso Gerusalemme. In alcuni punti,
dove non è ancora completato ed è alto circa 3 metri, la gente si ingegna
per scavalcarlo per andare a scuola o al lavoro E quando sarà finito?
Un intero sobborgo di Gerusalemme, che per le attività economiche e sociali
è ad essa intimamente legato e dipendente, sarà costretto a gravitare su
Gerico, unica strada di accesso, o a raggiungere la città attraverso un
percorso lunghissimo.
Mi viene quasi da piangere: lo costeggio e ricopio i messaggi che vi sono
stati scritti in più lingue, sicuramente durante una manifestazione di
protesta.
Tra le più significative: ?dal Ghetto di Varsavia al Ghetto di Abu Dis?
e una citazione da Giosuè sul crollo delle mura di Gerico.
Un?altra manifestazione di follia e paranoia mi aspettava all?aereoporto
di Tel Aviv, dove i bagagli mi sono stati vuotati e rovistati per ben due
volte e mi hanno interrogato per quasi due ore. Il fatto è che di sabato,
festa religiosa, i normali servizi per l?aereoporto non funzionano ed ho
dovuto prendere un pulmino palestinese che andava a Tel Aviv chiedendo di
essere portata all?aereoporto, dove però non ti scendono davanti
all?entrata,
ma prima del check point. Non mi sembrava fosse un grosso problema, visto
che dista pochi minuti, ma quando mi ha vista arrivare a piedi, con tutti
i bagagli, l?agente della sicurezza non si capacitava da dove fossi comparsa
(forse dalla Luna?). Dopo un primo interrogatorio e svuotamento del
bagaglio,
è arrivata una macchina dell?Airport Security con due armati (ancora altre
domande), che mi ha portato all?ingresso, dove uno con occhialoni neri mi
ha interrogato nuovamente sul mio soggiorno, volendo vedere la guida e
chiedendo
come avessi fatto a sapere di posti come Haifa o il Mar Morto (!), quindi
mi fa entrare e mi consegna a due donne, di cui una è un energumeno
indisponente,
e qui si continua con domande assurde sui luoghi dove dico di essere stata,
non solo il nome degli alberghi, ma anche del gestore, ed il nome
dell?autista
che mi ha condotto qui, le ricevute e i depliant. Tra le chicche, quando
dico che sono un?impiegata statale, vogliono sapere per filo e per segno
in cosa consista il mio lavoro, se per caso sono andata a trovare altri
impiegati per sapere come lavorano loro (!), se ho con me il tesserino di
riconoscimento(!!!) Infine non piace che viaggi con Lufthansa, anche se
cerco ripetutamente di spiegare che per me è più comodo partire da Firenze.
Più varie altre domande sulla vita privata.
Ora, capisco l?importanza della sicurezza per prevenire gli attentati
terroristici,
ma cosa c?entrano tutte queste domande? Oltretutto avevo con me delle
pubblicazioni
che avevo preso a Ramallah da Defence for Children, o dai Rabbis for Human
Rights, il che poteva far presumere che fossi una turista particolare, ma
quelle non le hanno neanche guardate!
Alla fine il bagaglio è stato fatto passare da un mostruoso macchinario
a raggi X che lo espelle come fosse un tappo di champagne, e poi nuovamente
vuotato e meticolosamente ispezionato da due ragazzine di non più di 18
anni, che sono state giustamente insospettite da un barattolo di tahina
sigillato e lo hanno voluto aprire, con il rischio che poi mi si versasse
nel bagaglio. Quindi perquisizione personale e alla fine, scortata dalle
due gentil donzelle e piena di bollini rossi da tutte le parti, anche sulla
maglia, peggio di un appestato, fatta entrare al controllo passaporti e
poi al gate. Alla fine di tutta questa trafila ero spossata ed indispettita
allo stesso tempo, sentendomi violentata per l?intrusione forzata nella
mia vita e nei miei effetti personali e trattata come una criminale senza
alcun motivo. Ma questo è il prezzo che si deve pagare se si vuole venire
in Palestina, noi, uomini e donne libere che almeno abbiamo un posto dove
andare!
Bene, per me l?avventura è finita, anche se il mio cuore e i miei pensieri
sono sempre là.
Questa è l?ultima lettera che riceverete da questo indirizzo, se volete
scrivermi fatelo a letizia.debetto@??? .
Grazie per avermi seguita con affetto ed interesse ed aver dato ancora più
senso a questa esperienza!
Salam/shalom
Letizia