Migranti, diritti e permessi
Mezza Italia in fermento
Una carovana nelle città calabresi, corteo di ottomila persone a Bergamo: basta attese per i rinnovi
Il palazzo del consiglio regionale di Reggio Calabria è una struttura moderna tutta di specchi e scale tirate a lucido per l'occasione.
E l'occasione è la visita del ministro dell'Interno Pisanu, venuto a parlare di legalità e di lotta alla criminalità organizzata agli amministratori locali. La presenza delle forze dell'ordine è massiccia: carabinieri, polizia, digos e guardia di finanza, agenti che vigilano, un clima di guerra. Basta la presenza di un volantino che riporta per esteso le tante affermazioni rivelatesi mendaci fatte dal ministro stesso in Parlamento in merito alle recenti deportazioni di migranti ad allarmare le autorità. Proibito volantinare, entrare nel palazzo, avvicinarsi. Si riesce a malapena a passare sottobanco qualche volantino accuratamente piegato ai giornalisti presenti.
Il foglio in questione invita a partecipare alla serata conclusiva di una carovana che ha attraversato parte della Calabria: Cosenza, Crotone, Riace e Reggio. Un liceo, un centro sociale ma anche la sala di un consiglio comunale si sono aperti per farsi raccontare una storia attraverso le voci di chi ne è stato involontario protagonista, tre ragazzi magrebini che due anni fa hanno avuto il coraggio di denunciare coloro che li avevano pestati, maltrattati, costretti ad umiliazioni: i gestori e gli agenti di custodia del Cpt di San Foca in provincia di Lecce. Oggi ci sono 18 persone rinviate a giudizio per lesioni gravi e gravissime, fra questi il gestore del centro Don Cesare Lo deserto. Fra due giorni la prossima udienza.
La carovana è stata anche un'occasione per mostrare ai ragazzi un volto diverso del nostro paese, quello solidale e accogliente del sindaco di Riace Domenico Lucano o dell'associazione "La Casbah" di Cosenza, ma anche per far incontrare realtà diverse: ieri sera a Reggio c'erano anche i ragazzi del Laboratorio Zeta di Palermo che hanno portato l'esperienza delle deportazioni recenti verso la Libia, il video da loro realizzato è stato proiettato insieme a "Mare Nostrum" di Stefano Mencherini che racconta in maniera toccante i tanti drammi che si sono consumati nel Mediterraneo. Sulla strage del Natale 1996, che costò la vita ad almeno 283 migranti si sta intanto riaprendo il processo, l'udienza si terrà mercoledì a Siracusa.
Ma non solo la Calabria antirazzista è in fermento. A Bergamo ieri pomeriggio si è tenuta una manifestazione a cui hanno partecipato almeno 8000 immigrati, ben oltre le più rosee aspettative. Un fiume in piena rabbioso e compatto, frenetico e festante che ha attraversato la città per rivendicare richieste fondamentali per un paese civile. Si è chiesto di finirla con le lunghe file alla questura per ottenere il rinnovo del permesso di soggiorno ma anche di prolungare la durata degli stessi permessi. E poi la possibilità di affidare agli enti locali ogni pratica, fino a richieste più espressamente politiche come il diritto di voto attivo e passivo e l'abolizione della legge Bossi Fini.
Un corteo totalmente organizzato e gestito dalle comunità migranti. Assente, a parte il Prc locale, i Giovani Comunisti e i compagni di un centro sociale, la popolazione di Bergamo. Una delegazione dei rappresentanti delle comunità è stata ricevuta in prefettura.
A Napoli la "Rete immigrati in movimento" ha portato in piazza problemi urgenti e inaccettabili per una città governata dal centro sinistra. Dall'accanimento continuo con cui pattuglie della polizia municipale colpiscono i venditori ambulanti, spesso immigrati, all'annoso problema della casa. La rabbia monta nel quartiere Ponticelli Barra, dove vivono centinaia di persone in case le cui pareti contengono amianto, un tempo costruite per ospitare gli sfollati dal terremoto.
La giunta comunale ha recentemente approvato una delibera che non offre soluzione alle famiglie di migranti e di italiani che vivono in quelle case. Si contesta l'operato della giunta e la lentezza della questura nel rilasciare i permessi di soggiorno. Il corteo si è anche in questo caso concluso con una delegazione in prefettura: si ventila l'ipotesi di far partire un tavolo di trattativa che coinvolga enti locali, questura e associazionismo migrante. «D'altra parte la Bossi Fini è fatta apposta per tenerci in condizioni di apartheid - commenta amaro Abou del Comitato Immigrati in Italia - è a questa legge che dobbiamo ribellarci». Un affollato presidio si è tenuto anche sotto la prefettura di Bologna, con l'appoggio delle Rsu, e si terranno il 30 ottobre altre iniziative simili a Brescia e a Vicenza.
Tira una brutta aria di stretta repressiva: a Genova per tutta la giornata di venerdì un pattuglione ha imperversato per i carrugi, tante le persone fermate, identificate e rilasciate, una trentina quelle spedite al Cpt di Ponte Galeria a Roma. Un motivo in più per giungere al più presto ad una grande e forte manifestazione nazionale.
Stefano Galieni
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