Le "arroganti proteste" di San Vittore
by info Sunday, Oct. 24, 2004 at 1:20 PM indymedia
La protesta dei detenuti di questi giorni rischia di passare come
un gesto di velleitaria arroganza da parte dei detenuti. La richiesta di
amnistia e indulto generalizzati da parte di chi vive dietro le sbarre suona
a molti come una provocazione. È infatti luogo comune che ormai quasi
nessuno finisca in carcere per i reati commessi, neanche per i più
scellerati. E quand'anche ci finisse, se la caverebbe comunque a buon
mercato. L'episodio dei permessi a Giovanni Brusca e compari non ha fatto
che rafforzare questa sensazione generale: se tanto mi dà tanto, pensano in
molti, figuriamoci gli altri...
Le cose non stanno proprio così, e l'informazione, per sua natura,
tende a semplificare i problemi per comunicarli più celermente, con
risultati spesso fuorvianti. In effetti in carcere ci si finisce ancora,
eccome! Piuttosto c'è da dire che la legge non è uguale per tutti:
xtigmatizzare alcuni casi d'impunità realmente vergognosi fa in modo che
questi siano interpretati come una regola generale che in realtà non esiste;
si tratta piuttosto di eccezioni. Ci si stupisce, ad esempio, di alcune
scarcerazioni per gravi reati di detenuti in attesa di giudizio: questo non
accade, però, per un presunto lassismo delle leggi del nostro paese, che
anzi sono tra le più severe d'Europa, ma per una congenita elefantiasi della
nostra macchina giudiziaria. Macchina giudiziaria per la quale si vuole una
riforma, che solleva forti resistenze e interessi di parte molto complessi
sui quali mi pare il caso di sorvolare.
Un altro capitolo della protesta di questi giorni riguarda la scarsa
funzionalità dei benefici di legge per i reclusi, la famigerata legge
Gozzini. Anche rispetto a quest'ultima la sensazione generale è spesso
fuorviante: per avere un permesso, Brusca e soci a parte, sono necessari
controlli e trafile burocratiche interminabili. Ottenere poi una semilibertà
o un affidamento è un'impresa che richiede una pazienza e una flessibilità
ai capricci di un sistema perverso tale che, in molti casi, si arriva al
punto che sovente gli aspiranti rinuncino per stanchezza, tanto sono
frustrati dai continui rifiuti e rinvii. Questa situazione esaspera gli
animi, soprattutto quando i detenuti si accorgono che la giustizia è
ingiusta: non esiste un metro comune di giudizio, esistono solo aree di
privilegio. A goderne sono, come si conviene, i "pentiti" di turno, cioè
coloro che si sono guadagnati crediti dalla magistratura con la delazione, e
i soliti happy few, che possono contare sulle aderenze dei principi del
foro, sulle conoscenze negli uffici che contano in modo da ottenere quello
che agli altri è negato, per di più in tempi rapidissimi.
Credo che da qui dipenda la richiesta dell'indulto, che finalmente
potrebbe essere un provvedimento democratico: lo stesso per tutti, non un
beneficio accordato tramite strani maneggi. Per di più la richiesta
dell'indulto e dell'amnistia è motivata dalla necessità di sfoltire un po'
le carceri che hanno raggiunto livelli di densità inaccetttabili; si chiede
quindi un provvedimento tampone per un momento di crisi, in attesa di
riforme strutturali che regolino le cose, o che si provveda, se non altro,
ad approntare nuove carceri. Ovviamente, quello che ho scritto qui, non si
può dire: come si permette, questo ribaldo, di criticare uno dei sacri
poteri dello Stato sovrano? Da che pulpito viene la predica... e via di
questo passo. Quindi conviene far finta di niente e chiedere solo pietà
mostrando le nostre piaghe: gli infiniti casi di HiV, Tbc, epatiti dalle
sigle più impronunciabili, suicidi a iosa ecc. ecc.
Magari la charitas funziona, non si sa mai.