[Cerchio] Ancora sul FSE di Londra

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Autor: clochard
Datum:  
Betreff: [Cerchio] Ancora sul FSE di Londra

----- Original Message -----
From: "morbidamacchina" <morbidamacchina@???>
To: "Non una semplice mailing list ma un cerchio di discussione e azione
politica.. " <cerchio@???>
Sent: Saturday, October 23, 2004 4:21 PM
Subject: [Cerchio] Ancora sul FSE di Londra



"A scanso equivoci. Ieri è stato inviata,
impropriamente,



clo -
L'ho inviata io, dopo essere saltato sulla sedia leggendola su Bellaciao.
Allora è stata Bellaciao a pubblicarla impropriamente!
Cmq, "impropriamente" mi sa 1 termine dei miei stivali, da "uomini
d'ordine", certo non da libertar*: non diciamo sempre ke l'informazione deve
circolare???


a Indymedia
una lettera firmata dagli esponenti delle varie aree e
organizzazioni
italiane che più hanno lavorato per il FSE di Londra,
e che era indirizzata in
realtà alla lista europea del FSE. In essa si
prendevano le distanze, seppur - proprio a causa della
destinazione - nel linguaggio "diplomatico" delle
relazioni internazionali



clo -
Mah, se gli ambasciatori "veri" si esprimessero in quel modo tanto timido e
velato da risultare incomprensibile, sarebbero presto adibiti a fare
dog-sitting - con tutto il rispetto!
Cmq, il testo è in rete: ciascun* può giudicarlo...
Mi resta il dubbio: è stata 1 "fuga di notizie" o pensavate di fare bella
figura?
E poi, non è già 1 cedimento alla burocratizzazione usare 1 linguaggio
"speciale" x i contatti internazionali?
Ce lo vedete il Moro esprimersi così ai tempi della I internazionale?

http://bellaciao.org/it/article.php3?id_article=6177


, dal comportamento del
Comitato
organizzatore britannico non solo a proposito delle
giornate conclusive del Forum e si segnalava a tutte
le strutture europee il ruolo svolto da buona parte
della delegazione italiana per evitare che la
situazione
degenerasse ulteriormente. Poichè tra i firmatari, al
di là del testo prodotto, ci sono forti divergenze sui
termini della critica al Comitato britannico (e a chi
ha non lo ha conttrastato adeguatamente) che hanno
impedito ad esempio che altri firmassero il comunicato
Cobas di netta condanna del Comitato
stesso; e poichè il linguaggio generico su alcuni
punti importanti del comunicato comune potrebbe essere
mal interpretato come una attenuazione delle nostre
critiche,approfitto dell'ospitalità di Indymedia (alla
quale rinnovo la nostra totale solidarietà per le
campagne repressive che puntualmente la aggrediscono)
non solo per ribadire tale nostra inequivocabile
condanna, ma anche per precisare alcuni punti
importanti del percorso del FSE di Londra.
1) Gli "spazi autonomi" a Londra non ci sarebbero mai
stati se fosse dipeso dal Comitato britannico (e in
primo luogo dal Socialist Workers Party, da Socialist
Action - il gruppo del sindaco di Londra Ken
Livingstone-, dai sindacati britannici coinvolti e
dalla CND di Kate Hudson) e si sarebbe arrivati allo
scontro frontale tra tali organizzazioni e aree e gli
"orizzontali".
2) Fin dall'inizio del processo i Cobas hanno lavorato
insieme agli "orizzontali" britannici e alle loro
strutture di base per difendere il loro diritto ad
essere protagonisti, insieme agli altri /e, nel FSE di
Londra; e si sono battuti in tutte le riunioni europee
perchè le loro posizioni fossero rispettate e incluse
nel lavoro comune.
3) Verificato ripetutamente che buona parte delle
decisioni prese in sede europea venivano poi, in
patria, annullate o distorte dal Comitato britannico e
che ogni apertura in sede europea era poi di fatto
offuscata
da una gestione UK autoritaria ed escludente al limite
del banditismo, come Cobas abbiamo appoggiato
(sopratutto nell'assemblea preparatoria di Berlino) la
richiesta che veniva da tutte le aree "orizzontali"
britanniche (Forum locali, strutture "grass root",
Indymedia, wombles ecc..) di garantire a tali aree
spazi autonomi, pagati dal FSE e inclusi nel programma
ufficiale. E, aiutati da altre componenti della
delegazione
italiana e da altre delegazioni europee,
sottoscrivevamo e facevamo approvare la mozione,
presentata da Xavier, principale referente londinese
di Indymedia, che sanciva la creazione di tali spazi.
Infine, al lavoro
in tali spazi i Cobas hanno partecipato nei tre giorni
del FSE.
4) La lotta contro l'andazzo "escludente" è stata
condotta davvero con decisione solo da alcune forze o
aree italiane ed è stata spesso resa più difficile
dall'appoggio sostanziale (o la tacita "complicità")
che sopratutto l'SWP (e, diciamolo, il progetto di
RESPECT, che li vede protagonisti) ma anche i
sindacati coinvolti hanno ottenuto da influenti forze
italiane ed europee presenti nel FSE, che spesso non
prendevano posizione in un "ponziopilatismo" che in
varie occasioni ci ha costretto a condurre la
battaglia davvero in pochi, fino all'"incidente
diplomatico" della lettera interna (firmata dal
sottoscritto, da Benzi, Mecozzi e Russo),
altissimamente critica verso l'andazzo dei britannici,
che, circolata "urbi et orbi", ha fatto credere al
Comitato UK che volessimo abbandonare come italiani
l'intero Forum e li ha ricondotti, per un po', a
più miti consigli.
5) Se fosse stato per i britannici la protesta di
wombles/"orizzontali" di sabato pomeriggio avrebbe
dovuto fronteggiare la polizia e le guardie private e
si sarebbe risolta in scontri catastofici davanti
all'Alexandra
Palace. Insieme ad altre delegazioni, ci siamo opposti
sia alla venuta di Livingstone sia ad ogni tipo di
intervento della polizia e dei guardiani privati,
abbiamo imposto che alla protesta venisse data piena
legittimità e come Cobas abbiamo discusso di tutto ciò
con gli "orizzontali"/wombles che erano di fronte
all'Alexandra Palace. Il Comitato UK, dopo che
purtroppo la polizia aveva caricato il corteo esterno
che i"protestanti" avevano fatto tornando in città
dopo la contestazione interna, non solo non voleva
intervenire, esprimendo un sostanziale "ben gli stà"
ma si inventava un'aggressione - udite, udite -
"razzista"ad un "vigilante" nero di stazza enorme che
aveva cercato di fermare da solo i "protestanti" ed
era stato
messo da parte con qualche spintone. Per cui abbiamo
ascoltato l'incredibile: gli stessi che in plenaria
avevano approvato qualsiasi "uso della forza" anti-Usa
nel mondo, compreso quella dei taglia-gole e
degli sventra- alberghi, in UK ritevano "violenza
intollerabile" l'interruzione di un'assemblea, lo
spintone ad un "cristo" da 150 kg circa e addirittura
il supposto furto di un telefobnino allo stesso
"cristone". Insomma, i
"british as usual" che bombardano allegramente nel
mondo, che cancellano Dresda con bombe incendiarie ad
effetto Hiroshima ma guai a trattare male i passerotti
(che comunque è bene trattar bene).
6) La contestazione al rappresentante di uno dei
partiti "comunisti" iracheni e di uno dei sindacati in
odore di collaborazionismo, durante la plenaria
sull'Iraq, è stata pienamente comprensibile. Ci
eravamo opposti, in sede di definizione del programma,
a tale intervento, sostenuto invece a spada tratta dai
sindacati britamnici. Ma non potendo porre veti alle
proposte di un'altra delegazione, avevamo sperato nel
ruolo positivo di Fabio Alberti, dagli italiani/ei
proposto per la plenaria. Ma ci sembra piuttosto
normale che questo non potesse bastare.
7) Il corteo di domenica è stato gestito
banditescamente. In testa c'era tutto il servizio
d'ordine e l'apparato del SWP e delle altre
organizzazioni "complici". Il segretario generale del
SWP Alex Callinicos (quella che ha parlato di "black
bloc all'assalto del Forum") ha invitato me e Sophie
Zafari della delegazione francese a stare al centro
dello striscione iniziale (fatto che qualcuno su
Indymedia mi ha anche rimproverato come segno di
"collusione") ma eravamo circondati ai lati e dietro
dai british del Comitato e del SWP, e Callinicos mi ha
minacciato ripetutamente quando una esponente del
Manchester Social Forum si è messa accanto a me in
"rappresentanza " degli spazi autonomi e quando ho
dato in escandescenze, visto che la testa del corteo
veniva bloccata per permettere il passaggio di un
migliaio del SWP (travestiti da "Stop the war
coalition"), che hanno costituito per almeno un km la
vera testa del corteo
(fin quando le mie urla e qualche altra protesta degli
"europei" hanno convinto Callinicos a far ritirare il
gruppo). Arrivata la notizia degli arresti, ci siamo
sgolati per far intervenire i british che se ne sono
strafregati e la trattativa con la polizia l'abbiamo
dovuta fare come italiani, insieme ai parlamentari
accorsi.
E arrivati davanti al palco, abbiamo assistito ad una
sequenza di atti banditeschi: non solo il palco
era stato "requisito" dal Comitato UK, non solo è
stato impedito a me e agli altri italiani di montare
sul palco per dare la notizia dell'accaduto; ma
contemporaneamente è iniziato un comizio con una
quindicina di
interventi tutti british, dopo che per giorni ci era
stato garantito che il corteo si sarebbe chiuso solo
con il concerto, preceduto da un breve messaggio di
saluto e di "congratulazioni" reciproche.
Gli orizzontali/wombles hanno chiesto ripetutamente
che venisse detto qualcosa dal palco sugli arresti e
Xavier, persona ultrapacifica, si è offerto di farlo
ma è stato letteralmente consegnato alla polizia da
quelli/e del servizio d'ordine dopo che gli
spintonamenti wombles (peraltro così poco "violenti"
da consentire ad una decina di "canacci" SWP, loro sì
esperti nell'"uso della forza", di reggere la
pressione di un centinaio di
persone) non avevano sortito alcun effetto. Dunque,
chi sono i veri "violenti"?
E chi i veri "violentati/e"?
8) Comunque, anche al di là di tutti questi gravi
episodi, la discussione a Londra ha evidenziato come
oramai sia diffusa la critica a questo modello di
Forum, oramai insufficiente a rappresentare ed
organizzare le reti
europee anti-liberiste e anti-guerra nonchè il
conflitto conseguente all'altezza delle necessità. E a
Parigi, il 18-19 dicembre, nell'Assemblea europea
"straordinaria", convocata per dare vita ad una
radicale modifica
del modello stesso, verificheremo se c'è davvero,
oltre alla volontà di cambiare sul serio, anche quella
di garantire sempre e dovunque la massima inclusione e
di evitare che episodi come quelli di Londra abbiamoa
ripetersi mai più.

Piero Bernocchi Confederazione Cobas