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Autor: luca@bicycling.com
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Tópicos Antigos: [Badgirlz-list] Isrealian gay
Assunto: [Badgirlz-list] una democrazia importante e forte... e la puttana degli arabi

seguo alle mail che esaltano Israele come democrazia importante e forte che
veramente di uno stato che persegue l'omogeneita' etnico/religiosa e viola
contniuamente risoluzioni ONU e le convenzioni di Ginevra e' una cosa che
non si puo' davvero sentire

i palestinesi hanno i loro bei problemi riguardo la situazione di
omosessuali e donne (anche se sono millenni avanti ai loro vicini stati
arabi) ma anche dall'altra parte del muro (sic!) c'e poco da stare allegri/e

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Tali Fahima - La solitaria che divide Israele

(The outsider, Ha’aretz 17 settembre 2004) ­ di Kobi Ben-Simhon

Nella sua città, Kiryat-Gat, nessuno vuol sentir parlare di Tali Fahima. Le
sono stati dedicati grandi titoli dai quotidiani israeliani. Ma il
sentimento generale dei suoi concittadini non lascia spazi al dubbio:
nessun perdono. Questo dopo che lo Shabak (servizi segreti israeliani
interni) considera Tali Fahima una minaccia tangibile ed immediata per la
sicurezza d’Israele. Accusata (ma non ancora formalmente incriminata) di
aver pianificato un attentato terroristico e di aver tentato di far entrare
una bomba in Israele, da quel momento Tali Fahima è considerata dalla gente
di Kiryat-Gat come una “traditrice”, una “puttana degli arabi”- “come
l’algerina di sua madre”- e una “estremista della peggior specie”.

A 26 anni Tali Fahima è così la prima ebrea d’Israele ad essere stata posta
agli arresti amministrativi (senza accuse formali e senza condanna). Ella è
cresciuta nella via del Profeta Elia a Kiryat-Gat, una città d’immigrati
orientali ai bordi del deserto del Negev (al posto dell’antico villagio
arabo di Falluja). Impiegata come segretaria presso uno studio legale di
Tel-Aviv, è stata licenziata per le sue attività politiche. Problemi
economici l’hanno costretta a tornare a vivere con la madre. Più o meno
nello stesso periodo, secondo la sua avvocatessa Smadar Bar-Nathan, è
partita per Jenin, in Cisgiordania. Arrestata una prima volta, dichiarò che
nessun interrogatorio dello Shabak le avrebbe fatto cambiare opinione.
“Quando ho scoperto che ero libera a spese dei palestinesi, ho deciso che
non potevo accettarlo. Durante la detenzione hanno cercato di farmi
rinnegare le mie attività. Ma credo nella giustezza delle mie convinzioni.
Finché non faccio male ad alcuno, faccio ciò che voglio”. Ma il 6 agosto
scorso è stata nuovamente arrestata e messa agli arresti amministrativi per
sei mesi, per ordine del ministro della Difesa, Shaul Mofaz. I genitori di
Tali Fahima sono separati da molto tempo. Per suo padre, Shimon Fahima,
“ella è partita per Jenin per aiutare i bambini, nulla di più. Mi
meraviglia ciò che si è potuto pensare a Kiryat-Gat. Tali non ha fatto
altro che ciò che pensava di dover fare”. Quanto a sua madre, Sarah
Lahiani, vive a Kiryat-Gat ed è abbandonata da tutti. “Le rare persone che
ancora mi stringono la mano lo fanno per sostenermi come madre, non altro”.
Secondo lo Shabak, Tali Fahima ha allacciato dei rapporti con Zakariya
Zubeidi (capo delle Brigate dei Martiri di Al Aqsa, ricercato vivo o morto
dalle autorità israeliane) con l’obiettivo di commettere un attentato in
Israele.

E’ sospettata di collusione con il nemico in tempo di guerra,
d’associazione a delinquere, di possesso di materiale militare e di
violazione dei decreti militari che interdicono a qualunque cittadino
israeliano di entrare nella “Zona A” (zona autonoma palestinese). Il
giornalista Rami Ohayon lavora da undici anni per il settimanale locale Kan
Darom (“qui al sud”). Non ricorda niente di simile, è sorpreso anche dalla
reazione dei suoi concittadini. Il mutismo è generale, soprattutto fra gli
amici di Tali che si rifiutano di rispondere ai giornalisti per paura di
essere stigmatizzati a vita. “E’ come se se nessuno l’avesse mai
conosciuta. Tutti conoscono Ninette Taïeb (la vincitrice del gioco
televisivo Kokhav Nolad, la Star Ac’ locale), ma nessuno ha apparentemente
mai sentito parlare di Tali Fahima. Lo stesso Rami Ohayon ha difficoltà a
comprendere il mistero di Tali Fahima. “Come ha potuto una ragazza
tipicamente likudnik (elettrice del Likud) cambiare fino a questo punto? E’
nata in un quartiere povero, non a Sheinkin (quartiere della borghesia di
sinistra di Tel-Aviv). E’ difficile immaginare che una ragazza di
Kiryat-Gat possa approdare alla cultura di sinistra. Comunque sia, resto
dell’idea che questo affaire è gonfiato. Non credo che questa ragazza si
sia macchiata dei crimini di cui è accusata.

Per Sarah Lahiani, la madre di tali, nata in Algeria nel 1956 e
trasferitasi in Israele dopo il 1958, “nessuno, qui, vede Tali come una
pacifista. Bisogna dire che qui è semplicemente inaccettabile l’idea di
discutere con gli arabi. Qui non siamo a Tel-Aviv”. Dopo aver frequentato
le scuole di Kiryat-Gat, senza particolari successi, Tali Fahima si iscrive
ad una scuola per segretarie nella regione di Netanya. Torna nella sua
città dopo un anno e mezzo, ascolta musica classica marocchina, per poi
consacrarsi alla musica araba, al liuto e alle percussioni orientali.
Solitaria, non entra in alcun gruppo giovanile. Coloro che osano parlarne
preferiscono semplicemente ricordare “una ragazza che non farebbe male ad
una mosca”. Ma coloro che pensano che gli arabi sono l’incarnazione del
male non la perdoneranno mai. In alcune interviste Tali Fahima racconta che
la sua metamorfosi risale a circa due anni fa.

Fino ad allora si collocava a destra nello scacchiere politico israeliano
ed ancora alle ultime elezioni ha votato per Sharon. “Mi hanno sempre
insegnato che gli arabi erano qualcosa che semplicemente non doveva
esistere. Sono sempre stata di destra. Fin dall’infanzia mi hanno insegnato
a odiare gli arabi, a non fidarmi di loro e a pensare che l’occupazione
fosse giusta. Ho cominciato a perdere le mie illusioni prima delle
elezioni, ma ho votato Likud perché avevo ancora una paura primordiale
degli attentati terroristici e perché sapevo che Sharon era un buon
guerriero”. Oggi Tali Fahima continua a non appartenere ad alcuna
organizzazione e non ha sposato alcuna ideologia particolare. E’ una
militante di altro genere, una solitaria, senza radici politiche. La sua
ossessione di conoscere “l’altra parte” del conflitto arabo-israeliano l’ha
portata a navigare per delle ore in siti Internet arabi. A “chattare” e
così Tali Fahima ha finito per scambiarsi il numero di telefono con
corrispondenti degli Stati arabi. E’ stata in collegamento con siti arabi e
persone arabe per tanto di quel tempo che rapidamente è stata convocata
dallo Shabak. Per lei l’essenziale non era solo conversare. Il suo progetto
era ben più folle. Inspirata da un documentario di Juliano Mer, I bambini
di Arna (trasmesso da Arte il 27 settembre scorso), su un progetto
educativo israeliano per i bambini di Jenin attraverso il teatro e sulla
sorte di questi bambini, Tali Fahima avrebbe voluto realizzare un progetto
umanitario in quella città della Cisgiordania. Avrebbe voluto realizzare un
corso d’informatica per bambini e a questo scopo ha fatto, l’anno scorso,
una colletta a Jaffa.

Le noie per Tali Fahima sono iniziate quando ha preso contatto con Zakarya
Zubeidi, un palestinese ricercato da Israele. “Credevo veramente che fosse
un bandito ­ racconta ­ finché non ho letto un articolo sulla sua vita,
come Tsahal (l’esercito israeliano, ndt) aveva distrutto la sua casa e
ucciso sua madre”. Ella, a quel punto, ha fatto arrivare il suo numero di
telefono a Zubeidi, attraverso Gideon Levy, il giornalista di Ha’Aretz che
l’aveva intervistato. Con sua grande sorpresa, Zubeidi le ha telefonato il
giorno stesso. Tali Fahima è andata per la prima volta a Jenin nel
settembre 2003 ed ha passato la notte con la famiglia di Zakarya Zubeidi.
E’ diventata una star della stampa per la prima volta quando, dopo il
fallito assassinio di Zubeidi, dichiarò che era pronta a fare da scudo
umano per lui, una dichiarazione inaudita anche per un militante della
sinistra radicale. Nelle interviste non fa mistero dell’alta considerazione
che nutre per Zubeidi. “E’ impossibile non ammirarlo. Ha sacrificato tutto
per la libertà del suo popolo. Non conosco tutto della Palestina e non so
se tutti meritano di essere salvati. Ma quest’uomo si. Quanto agli
attentati suicidi, gli ho detto che mandare kamikaze è la cosa più crudele
che si possa immaginare, tanto per le vittime quanto per i kamikaze”.

L’avvocatessa di Tali Fahima descrive la sua situazione come kafkiana.
“Dobbiamo affrontare qualcosa di completamente folle”. Smadar Ben-Nathan è
impressionata dalla determinazione della sua cliente. “Poche persone
avrebbero potuto sopportare ciò che lei ha sopportato. Si è costruita un
nome ed un’immagine. Non mi meraviglierei se in un futuro, anche
ravvicinato, ella si impegnasse in politica. Ma ora è al suo morale che
bisogna pensare, Tali è una prigioniera politica, anche se non credo che
l’esercito abbia messo in piedi un complotto. Che lo Shabak voglia
strapparle delle informazioni non mi meraviglia. Ma la minaccia di
condannarla pone un problema politico. Non esistono né fatti né dettagli.
Tutto ciò che ci è stato detto è che ‘Tali Fahima è un’estremista ben
decisa a proseguire le sue attività terroristiche’. Non sono le sue azioni
che la incriminano, ma le sue opinioni. Israele attraversa una fase
pericolosa della sua storia, una fase in cui gli oppositori si spediscono
in prigione”.

Tratto da Courrier international, n° 727 ­ 7-13 ottobre 2004


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