[Badgirlz-list] Isrealian gay

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Auteur: Errata
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Palestina gay: storie dalla terra del latte e
dell’agonia
Gay israeliani e palestinesi 2002
E’ difficile separare le informazioni sui gay
palestinesi dalla scena
gay
israeliana. Dal momento che quella palestinese è una
cultura molto
omofobica
molti gay palestinesi sono obbligati contro i loro
credo culturale e
religioso a nascondersi in Israele dove
l’omosessualità è più
accettabile e
in effetti tollerata. Si presentano qui tre storie sul
vivere a l’amare
di
gay in queste due terre straziate dallo stato di
guerra.
21 febbraio 2002
A letto con il nemico: due uomini, un ebreo israeliano
e un musulmano
palestinese, rischiano maltrattamenti, carcere e morte
per il loro
amore.
Di Flore de Préneuf, report dal Medio Oriente per
Salon News
Gerusalemme
Ezra e Selim potrebbero benissimo rientrare nella
prossima campagna
pubblicitaria di Benetton, dopo i baci tra suore e
rabbini, lupi e
agnellini: Ezra, un ebreo israeliano e Selim un
musulmano palestinese,
vivono, dormono e si nascondono insieme.
La coppia gay rischia l’arresto in ogni momento: Selim
per essere
clandestino su suolo israeliano ed Ezra per complicità
nel nasconderlo.
Il
giorno di S.Valentino hanno descritto il loro inferno
quotidiano.
“ci sentiamo come topi, ci braccano in ogni momento”
dice Ezra Yitzhak,
capo
di una attività di idraulico dove anche Selim lavora.
“dobbiamo pensare
attentamente a dove andiamo, con chi andiamo e sempre
avere i documenti
ponti per spiegare la nostra situazione”.
La loro situazione è inusuale ed estrema. In un
momento in cui anche
mostrare una minima comprensione per l’altra parte è
sufficiente per
essere
chiamati ‘traditori’, ‘amici degli arabi’ o
‘collaborazionisti’ Ezra e
Selim
mandano in onda il loro amore l’uno per l’altro, e in
società
conservatrici
dove la sessualità è di rado messa in discussione,
loro due sono
apertamente
gay.
Quando Ezra accompagna Selim a vedere i parenti nella
città cisgiordana
di
Ramallah, ogni due settimane, i genitori di Selim
salutano Ezra con
affetto,
a volte addirittura organizzando la protezione alla
porta di personale
di
sicurezza. (I vicini palestinesi non sono di vedute
così aperte su
omosessualità e l’avere amici israeliani, ecco perché
Selim racconta la
sua
storia con uno pseudonimo per non imbarazzare la
famiglia).
Anche Selim è benvenuto a casa dei parenti di Ezra,
sebbene la madre
preferirebbe vedere un bel ragazzo ebreo ma quello “è
un problema da
madre
ebrea”, dice Ezra, mentre il fratello e i nipoti
accettano Selim
amorevolmente.
“Per me è normale, ho lavorato con arabi sin dal 1967”
dice Ezra, “
naturalmente è totalmente inusuale. Nella società
israeliana è normale
che
gli arabi siano manovalanza ma noi invece siamo una
coppia a tutti gli
effetti, viviamo insieme, andiamo a ristorante e
cinema insieme…
“Quando la gente mi chiede (di Ezra) io dico
tranquillamente di avere
un
amico israeliano – dice Selim – e mi accettano per
quello che sono”.
Forse
poiché ha combattuto ed è stato incarcerato nella
prima Intifada, Selim
non
è mai stato accusato di essere un collaborazionista.
Selim, 26 anni, è alto, timido e ha gli occhi da
cerbiatto. È stato
rinchiuso per due anni per avere lanciato pietre da
ragazzino nella
prima
Intifada, rilasciato con la firma degli accordi di
Oslo e rimesso poi
in
carcere per avere rubato un’auto. Ezra ha 50 anni, è
più basso ed è
calvo,
sopracciglia notevoli, gusti sofisticati e un ottimo
inglese. Si sono
conosciuti per strada, a Gerusalemme sei anni fa,
quando ebbero una
breve
storia. Tre anni dopo Ezra e Selim si sono incontrati
per caso
nuovamente e
sono diventati una coppia stabile, vivendo
nell’appartamento di Ezra a
Gerusalemme da allora.
“Selim era un prodotto dell’occupazione: niente
scuola, niente a cui
aspirare, messo in carcere automaticamente, dice Ezra:
da quando è con
me ha
vissuto il migliore periodo della sua vita, lavora, la
sua salute è
migliorata, è più rilassato”. L’amore di Ezra ha
allargato gli
orizzonti di
Selim, un impiego stabile, la vita notturna di Tel
Aviv, film a
Gerusalemme,
cose a cui spesso i palestinesi non hanno accesso, ma
l’attuale
riaccendersi
del conflitto armato ha posto fine a tutto questo.
Ripetuti attentati terroristici a Gerusalemme hanno
significato che chi
ha
tratti somatici arabi non può camminare per strada
senza che gli venga
continuamente verificata l’identità. “non conto più le
volte in cui ci
hanno
fermato insieme – dice Ezra. Solitamente l’eloquenza
di Ezra, alcuni
documenti (tra i quali una preziosa lettera dei
servizi di sicurezza
israeliani che afferma che Selim non presenta un
profilo a rischio) e
un
paio di apposite telefonate risolvono la cosa sul
posto.
Nell’ottobre 2000, all’inizio dell’attuale conflitto,
Selim è stato
condannato ad otto mesi di carcere per essere
clandestino in Israele.

stato rilasciato tre mesi dopo quando Ezra si è
appellato al verdetto e
il
giudice ha riconosciuto che Selim era in Israele per
circostanze
personali.
L’ultima volta che sono stati fermati è stato solo due
settimane fa a
Gerusalemme, quando forze di sicurezza israeliana
hanno intimato col
megafono “Toyota rossa: stop!” Sono stati perquisiti
sino alle scarpe
ed
interrogati per 30 minuti sino a che Ezra li ha
convinti a lasciarli
andare.
Quindi, a parte gli spostamenti in città dati dal
lavoro di idraulico
cercano di evitare il più possibile di uscire di casa.
“A causa della
situazione (Selim) è con me 24 ore al giorno. Certe
volte è un piacere
ma
certe volte non è facile” dice Ezra. Hanno smesso di
andare a Tel Aviv,
per
preferire la parte mista arabo israeliana di Jaffa,
dove Selim può
passare
più inosservato. E Ezra dice a Selim di portarsi
sempre una giacca in
caso
fosse arrestato.
Le coppie miste arabo israeliane sono molto rare, ma
nella maggioranza
dei
casi con il matrimonio il partner palestinese ottiene
di diritti di
residenza israeliana. Ma nel caso di Ezra e Selim
questa opzione non è
data.
Per quanto abbiano firmato un atto notarile
dichiarando la loro
convivenza e
la volontà di entrambi a dividere i propri beni,
questa mossa non ha
aiutato
per ora. I precedenti penali di Selim sono un
ostacolo, essere gay è un
altro, sebbene i due considerino la loro situazione
come una
discriminazione
contro gli arabi più di ogni altra cosa. “Se Selim
fosse un immigrato
clandestino russo andrebbe tutto bene”, dice Ezra, “ma
a questo
ragazzo, che
è nato qui e la cui famiglia vive qui da secoli, non
permesso spostarsi
di
due tre chilometri (da Ramallah a Gerusalemme).”
La Jerusalem Open House, organizzazione che supporta i
diritti di gay e
lesbiche in Gerusalemme e nella Cisgiordania sta
cercando di rendere
pubblico il loro caso. “Sotto diversi punti di vista
(Selim) avrebbe
potuto
rappresentare l’immagine degli accordi di Oslo”. E’
stato implicato nel
terrore della prima Intifada e ora dopo un cambiamento
radicale è
innamorato
e vive con un israeliano”, dice Hagai El-Ad, il
presidente dell’
associazione. El-Ad spera di sollevare la penosa
questione di Selim di
fronte al primo ministro israeliano Ariel Sharon, in
un incontro
imminente,
che potrebbe aver luogo anche oggi; l’associazione
vuole che il governo
Sharon risolva la questione burocratica e conferisca a
Selim i
documenti di
identità di Gerusalemme di cui ha disperatamente
bisogno. (El-Ad
conosce di
almeno un’altro caso in cui il precedente premier
Yitzhak Rabin garantì
i
diritti di residenza a un palestinese di Gaza che
voleva vivere a Tel
Aviv
con il partner).
Con il diritto di residenza “Sarei più tranquillo,
meno ansioso. Tutte
le
volte che mi fermano, rimango choccato” dice Selim.
Metà della famiglia
di
Selim è nata a Gerusalemme e pertanto ha le carte di
identità della
città.
Ma Selim, nato a Ramallah, pochi chilometri a nord,
non ha diritto di
residenza e pertanto non può che muoversi in punta di
piedi sul suolo
israeliano, muovendosi come fosse l’ombra ansiosa di
Ezra.
“Ho il doppio dei suoi anni; sono realistico. Non è
che ci sposeremo e
adotteremo bambini” dice Ezra. “Vogliamo solo vivere
la nostra vita
seguendone i naturali sviluppo. Vorrei che Selim
avesse la libertà di
ridurre l’intensità della nostra relazione, cercarsi
un altro partner,
qualsiasi cosa. La situazione ci ha in parte spinto
assieme. Non voglio
che
Selim finisca di nuovo in carcere. Ora come ora siamo
insieme
indipendentemente dal fatto che lo vogliamo o meno”.
L’ultima volta che Selim è stato incarcerato “sembrava
un animale in
gabbia;
i suoi occhi erano pieni di terrore”, ricorda Ezra.
“Il suo corpo e la
sua
anima non sopravvivrebbero ad un altro arresto.
Crollerebbe, come uomo
e
sentirebbe quella sorta di bisogno di vendetta dei
palestinesi. Odierei
chi
lo ucciderebbe così e non voglio odiare il mio paese”.
Ezra si vede
come un
cittadino onesto: è politicamente impegnato, paga le
tasse, ha svolto i
tre
anni di servizio militare (come la maggioranza degli
uomini israeliani)
e ha
combattuto nella guerra del Kippur del 1973. “Non
voglio combattere
contro
il governo” dice.
Ora come ora Ezra si trova frequentemente a vivere
come i palestinesi.
Prende i taxi collettivi con Selim e altri lavoratori
palestinesi,
attraversa a piedi colline e valli per evitare i
checkpoint presidiati
dall’
esercito israeliano e riceve la sua dose di pallottole
e gas
lacrimogeni
sparati dai soldati di Tel Aviv. In aggiunta, per
aiutare Selim a stare
clandestinamente a Gerusalemme spesso trasgredisce
alla legge che
proibisce
ai civili israeliani di entrare nei territori a
controllo dell’Autorità
Palestinese.
Molti uomini in affari israeliani – anche gente come
Ezra – che
ritenevano
di avere una connessione privilegiata coi palestinesi
– sono stati
uccisi
nelle città controllate dai palestinesi nell’ultimo
periodo. Basta che
ci
sia qualche testa calda palestinese che abbia voglia
di farsi un nome
per
avere sparato ad un israeliano. Pazzo abbastanza da
andare in giro per
le
strade di Ramallah in periodo di guerra, Ezra sarebbe
un facile
obiettivo.
Ma si sente in qualche modo immune. “Gli amici mi
avvertono di non
farlo, ma
diversamente da quegli assassinati io non vado per
lavoro, vado a
trovare
una famiglia, quella di Selim, che mi aspetta. Lo dico
senza modestia:
mi
sento parte di loro e ritengo di conoscerne il
codice”.
Era scandalizzato quando una volta un poliziotto
israeliano lo prese da
parte e chiese: “Non hai paura che Selim ti uccida?
“La relazione tra
ebrei
ed arabi può essere solo una. Noi siamo i padroni e
loro i servi” narra
Ezra. La maggioranza degli israeliani “non riesce ad
immaginare una
relazione paritaria. I palestinesi sono come gli
indiani immigrati che
puliscono i pavimenti dell’aeroporto di Heathrow, sono
trasparenti”.
Ezra
lascia cadere l’idea che ebrei di destra possano farne
oggetto di
discredito
rivelando il suo amore per un palestinese, dicendo
“Sarò anche gay ma
non
sono una checca”.

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