Autor: clochard Data: Assumptes nous: [Cerchio] Ancora sul FSE di Londra Assumpte: [Cerchio] l'ipocrisia e l'opportunismo "unitario"(fino ai COBAS)
che minano il movimento...
venerdì 22 ottobre 2004
ALCUNE CONSIDERAZIONI SUL FORUM SOCIALE EUROPEO DI LONDRA
di Piero Bernocchi, Marco Bersani, Raffaella Bolini, Salvatore Cannavò,
Roberto Giudici, Maurizio Gubbiotti, Piero Maestri, Alessandra Mecozzi,
Felice Mometti, Luciano Muhlbauer, Alfio Nicotra, Anna Pizzo, Franco Russo
Abbiamo lavorato per un anno alla preparazione del Forum Sociale Europeo di
Londra. Sapevamo quanto fosse complessa la situazione in Gran Bretagna, dove
a una grande capacità di mobilitazione -contro la guerra soprattutto- e a
una partecipazione sociale diffusa non corrispondevano adeguate relazioni
unitarie.
La preparazione del FSE ha prodotto l'allargamento del comitato preparatorio
inglese ai sindacati e a grandi coalizioni, ma non è riuscita a superare
conflitti e tensioni che si sono evidenziate lungo tutto il percorso, in
particolare per la difficoltà di relazione fra organizzazioni politiche e
sindacali e strutture di base in Gran Bretagna, mentre è stato incluso nel
comitato preparatorio una rappresentanza istituzionale diretta della GLA.
Come "Gruppo di lavoro italiano per il FSE", abbiamo in questi mesi cercato
di dare un contributo positivo. E anche da questa esperienza ricaviamo una
conferma che la pratica dell'inclusione democratica è condizione vitale per
il movimento dei movimenti, e deve essere la base essenziale per proseguire
il percorso che ci porterà ad Atene nella primavera del 2006.
Ci siamo impegnati, insieme ad altre delegazioni nazionali, per evitare che
le tensioni producessero fratture ingestibili e per far sì che le differenze
trovassero modalità di convivenza, convinti di dover salvaguardare lo
spirito del Forum come spazio pubblico aperto e accogliente. In questo senso
avevamo salutato positivamente gli accordi dell'assemblea preparatoria di
Berlino, che tra l'altro aveva istituito lo spazio autonomo come parte del
Forum.
Il grande risultato di partecipazione, con più di ventimila persone -in gran
parte giovani- provenienti da tutta Europa che per tre giorni hanno
affollato plenarie e seminari conferma che questo percorso ha un senso, e
che vale la fatica di costruirlo.
Anche durante lo svolgimento del Forum, ci siamo impegnati a fondo per una
gestione positiva e politica delle situazioni di conflitto che si sono
prodotte. Insieme alle altre delegazioni europee siamo così intervenuti
affinché il Forum aprisse le sue porte al centinaio di persone che, sabato
pomeriggio, ha organizzato l'interruzione della plenaria dove era
originariamente prevista la partecipazione del sindaco Livingstone.
Nella stessa serata, la riunione preparatoria dell'assemblea dei movimenti
sociali ha concordato una dichiarazione di condanna dell'operato delle forze
dell'ordine -che avevano caricato i manifestanti appena fuori dell'Alexandra
Palace e fermato alcuni di loro- e si è impegnata a intervenire per il
rilascio dei fermati.
Riteniamo tuttavia necessario riflettere attentamente sul fatto che per la
prima volta in un Forum sociale europeo dei dibattiti programmati
collettivamente non sono potuti realizzarsi. È successo in due occasioni,
nel caso del dibattito dov'era previsto l'intervento di Livingstone e,
precedentemente, in quello della plenaria sull'Iraq. Si è trattato di due
fatti diversi, con motivazioni di natura molto diversa e ad opera di gruppi
diversi. Nel primo caso d'altronde l'assemblea ha ripreso il suo corso,
mentre nel caso della plenaria sull'Iraq ha dovuto essere annullata.
Tuttavia, quando all'interno di uno spazio aperto, qual è il Forum, le
differenze si trasformano in impossibilità di comunicazione, allora c'è un
problema.
Nella mattinata di domenica, all'inizio dell'Assemblea dei Movimenti Sociali
ci sono stati due interventi che hanno spiegato le ragioni della
contestazione del giorno prima e di nuovo tutta l'assemblea ha espresso
solidarietà ai compagni fermati.
Il buon esito dell'Assemblea, da cui è emerso un lungo e impegnativo
documento che ribadisce l'unità del movimento contro la guerra, il liberismo
e il razzismo, dandosi appuntamento in diverse giornate di azione europee, è
anche e soprattutto il frutto del clima positivo creato da una gestione
europea ed unitaria dell'assemblea, tenendo così aperti gli spazi alla
partecipazione democratica e al rispetto delle differenze.
La manifestazione di domenica pomeriggio è stata al contrario interamente
gestita dal comitato organizzatore britannico. A differenza di Firenze e
Parigi, le delegazioni europee non sono state coinvolte in alcun modo nella
sua organizzazione: né nella costruzione della sua composizione, né nella
sua gestione politica, né nella definizione del palco e degli oratori, tra i
quali infatti non figurava nemmeno una voce non britannica. L'unico
coinvolgimento si era dato in occasione dell'ultima riunione europea di
preparazione di Bruxelles, nella quale era stata definita dopo lunghe
discussioni la piattaforma, peraltro successivamente oscurata dalle parole d'ordine
decise al comitato organizzatore britannico.
Ricevuta la notizia degli arresti e del blocco dei manifestanti avvenuti in
mattinata presso la stazione di Kings Cross, siamo intervenuti
immediatamente sul comitato britannico e direttamente -anche con l'aiuto dei
parlamentari europei presenti- sulla polizia inglese per la rimozione dell'accerchiamo
di polizia ed il rilascio dei fermati.
I successivi avvenimenti sotto il palco dimostrano ancora una volta che l'assenza
di comunicazione e di gestione politica dei conflitti non producono nulla di
buono per i movimenti. E riteniamo grave per tutti e tutte che sia potuto
avvenire l'arresto di un compagno impegnato sin dall'inizio nella
costruzione del Fse di Londra in una piazza del movimento.
Il nostro impegno perché il FSE sia uno spazio pubblico aperto, inclusivo e
multiculturale esce rafforzato dall'esperienza di questi giorni. Porteremo
questa convinzione nell'assemblea europea di riflessione che si terrà a
dicembre, dove dovremo affrontare una discussione di fondo sull'esperienza
fatta in questi due anni e sul futuro del nostro processo.
La grande partecipazione spontanea al Forum di Londra dimostra che il
processo dei Forum è vivo e che risponde a un bisogno diffuso. Il movimento
sempre più diventa davvero un "movimento di movimenti", con proprie
aggregazioni unitarie, proprie piattaforme e proprie agende -che il Forum
deve rispettare, valorizzare, mettere in comunicazione e in collegamento. Le
strutture preparatorie del Forum devono sapersi aprire e allargare,
costruire il Forum con un metodo maggiormente partecipativo, avere la
capacità di prevenire e, se no, gestire i conflitti al proprio interno.
La democrazia nei movimenti è tema complesso e non ci sono ricette semplici,
ma c'è un'esperienza collettiva accumulata in questi anni . Siamo plurali e
le nostre differenze sono tante, ma condividiamo un comune spazio politico e
sociale basato sulla lotta alla guerra, al liberismo e al razzismo. Affinché
la nostra pluralità possa essere arricchimento e crescita e non problema e
ostacolo, occorre che non venga mai meno l'inclusione, l'ascolto e il
rispetto reciproco.