[Lecce-sf] A Cosenza i ragazzi dell Regina Pacis

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Autore: luisa rizzo
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Oggetto: [Lecce-sf] A Cosenza i ragazzi dell Regina Pacis
A Cosenza i ragazzi reduci dall'esperienza al Cpt Regina Pacis di Lecce
Solidarietà senza confine
La carovana dei migranti fa tappa alla Kasbah


LA NON vita. Sarebbe giusto chiamarla così, quella dei maghrebini, ieri in città per raccontare, per raccontarsi. La carovana della solidarietà, come l'hanno definita, ha fatto tappa nel centro bruzio, nei locali dell'associazione "la Kasbah".
I due giovani musulmani, accompagnati da Michele Frascaro di radio P.A.Z., arrivano nei luoghi che furono di Telesio quando il sole sta per andar via. La sede di quelli della "Kasbah" li accoglie tra l'arancione dei lampioni e l'incuria di alcune strutture.
Pochi intimi, nonostante l'argomento sia di grande attualità. Michele Frascaro nella vita avrebbe dovuto fare l'avvocato. Lo capisci da come parla, da quanto parla. L'argomento è rovente: la denuncia del Cpt Regina Pacis di Lecce. Mohamed e Anis, non più di trent'anni ciascuno, sono tra quelli che hanno denunciato le "torture" all'interno del Cpt. Berretto in testa, e sguardo triste. Le speranze sono tutte nelle parole di Frascaro: "La prima udienza del processo ­ che risale al 13 maggio 2004 ­ è il primo passo avanti verso la giustizia. Il Regina Pacis deve chiudere. Del resto ­ chiosa la voce di Radio P.A.Z. ­ gli stessi gestori promettono che entro dicembre il centro chiuderà". Il salentino parla di Chiesa, e la voce gli si fa tuonante: "La Caritas è contro i Cpt, e il Regina Pacis è gestito dalla Curia leccese. Che paradossoS. Non credete? Senza dimenticare che per la permanenza di ogni soggetto, lo stato paga 43 euro giornalieri ai gestori. Con 300 posti a disposizione, ne esce fuori un grande business".
Dopo il lungo j'accuse rivolto alle leggi statali, tocca agli attori protagonisti portare le loro testimonianze. L'italiano non è impeccabile, guardandoti negli occhi ti parlano in arabo. Poi vengono tradotti. Mohamed, marocchino, per raggiungere l'Italia ha fatto tappa in Libia. Un viaggio lungo 36 ore, senz'acqua, né cibo. Lo sbarco a Lampedusa, e l'inizio del calvario. "Ci hanno portato al Regina Pacis ­ dice ­ e subito siamo stati maltrattati dai gestori, come si fa con gli animali. Potevamo fare una doccia una volta ogni 10 giorni.
Le stanze erano sporche, e i bagni erano ai limiti dell'immaginabile. Gli insulti erano costanti. Venivamo trattati come dei criminali, solo che di reati, noi, non ne abbiamo commesso". Poi prende il microfono Anis, voce più possente del primo e fisico più robusto. "Provavamo ad avanzare i nostri diritti ­ afferma ­ ma non ci ascoltava nessuno.
Dopo 61 giorni di sofferenza siamo scappati, ma ad attenderci c'era la Polizia che, dopo la cattura, ci costrinse a mangiare della carne di maiale nonostante il ramadan". Una triste epopea. Oggi entrambi sono "ospiti" del comune di Lecce, in modalità "bad and breackfast". In questi giorni racconteranno le loro storie in lungo e in largo per la Calabria. Ieri a Cosenza, oggi a Crotone, domani a Riace, poi a Reggio. Michele Frascaro gli fa da accompagnatore, in questo viaggio della speranza. Intanto, col groppo in gola, attenderanno il 26 ottobre, giorno della seconda udienza del processo al Cpt Regina Pacis. L'argomento continuerà a far discutere. Al Cpt del Salento, ancora oggi, "risiedono" centinaia di migranti.

Biagio Simonetta

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