Care e cari tutti
di male in peggio
la Unione europea ha concesso il visto ai rappresentanti colombiani solo per il Benelux e non per gli altri paesi dell' area Schoengen : incredibile!
per cui hanno negato il trasferimento in Italia
alcuni europarlamentari stanno ricorrendo ma è ormai certo che la cosa non si sbloccherà in 1 o 2 giorni e quindi lunedì i colombiani non saranno in italia
vi terrò al corrente
spargete la notizia: grazie
Aldo
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Domenica 24 ottobre presso la casa del Popolo di Settignano, il Centro di Documentazione ?Carlo Giuliani? insieme al Comitato Fermiamo la Guerra, Firenze Città Aperta (gruppo del Social Forum di Firenze), Firenze Social Forum, Comitato di solidarietà con la Rivoluzione Bolivariana La Madrugada e La Memoria Onlus, aveva organizzato un incontro con una delegazione colombiana che in questi giorni si è recata al Parlamento Europeo a Bruxelles per denunciare il caso di Luz Perly Cordoba, sindacalista colombiana, nota in Europa per aver cercato la solidarietà di vari organismi ed istituzioni (da Amnesty Internacional al Comune di Copenaghen che l?ha insignita del Premio Pace) e che al suo ritorno in Colombia, dopo il suo ultimo viaggio è stata arrestata.
Una delle finalità di questa delegazione era anche quella di sensibilizzare sul problema dei diritti umani in Colombia ed informare sull?offensiva che il governo Uribe sta portando avanti contro i sindacati e contro chiunque si adoperi per il rispetto dei diritti umani e della giustizia ( in uno dei suoi ultimi discorsi ha definito ?terroristi? anche le ONG e i cooperanti).
Ebbene non sarà possibile realizzare la serata in quanto, per motivi ancora da chiarire, alla delegazione non è stato concesso il visto per gli altri paesi europei che avevano in programma di visitare (Italia, Francia e Paesi Scandinavi).
Qualunque siano le motivazioni per le quali il Ministro degli Esteri belga abbia dichiarato l?impossibilità di concedere il visto ai colombiani, vale a dire, sia che siano problemi riguardanti il governo colombiano sia che siano regolamenti interni all?Europa, resta il fatto che 4 cittadini colombiani che volevano raccontare le ingiustizie e le atrocità che si commettono nel loro paese, non hanno avuto la libertà di farlo.
La Colombia è da sempre un paese in guerra: viene denominata una ?guerra sucia? (guerra sporca) quella che si combatte in varie zone del paese e che ha come conseguenza diretta il fenomeno dei despalzados (profughi), il cui numero è all?incirca di 200.000 l?anno, anche se solo nel 2002 sono stati più di 350.000 e dal 1983 al 2002 è stato stimato che siano 2.855.410 (CODHES Consultoria para los Derechos Humanos y el Desplaziamento) le persone che sono state costrette a fuggire da varie zone del paese. Questa guerra che sulla carta vede impegnati i militari ed i paramilitari da un lato e la guerriglia dall?altro, colpisce in realtà i civili che vengono sistematicamente terrorizzati ed uccisi da gruppi di AUC (Autodefensa Unida Colombiana ? come si autodefiniscono i paramilitari). Coloro che si salvano dalle stragi, sono costretti a fuggire e si riversano ai margini delle città, dove si adattano a vivere in case di cartone e lamiera, costruite molto spesso su delle discariche (vale a dire laddove nessuno ha interesse a mandarli via). Alcuni di loro scappano in paesi limitrofi, come Venezuela, Ecuador e Panama.
Il ?gioco? neoliberista, gli interessi delle multinazionali per la gestione ed il dominio delle svariate risorse colombiane (dal petrolio alle biodiversità) schiacciano la popolazione locale, annullando anche solo la possibilità che vengano rispettati i più elementari diritti umani. In Colombia il 98% dei crimini commessi dai paramilitari resta impunito, in quanto operano con il tacito consenso del governo colombiano. Tutto ciò avviene lontano dagli occhi del mondo: nella selva e nei territori rurali dove si svolgono queste vere e proprie mattanze, non ci sono giornalisti né telecamere ed i campesinos (contadini) sono degli ?invisibili?. In un tale scenario, la difesa dei diritti fondamentali dei lavoratori, non può avere sorta diversa se non quella di venire stroncata sul nascere. Essere sindacalisti in Colombia significa davvero rischiare la vita: dal 1991 al 2002 sono stati uccisi 1925 sindacalisti.
L?attuale governo colombiano con Uribe come presidente, ha accentuato notevolmente questa situazione portando avanti con veemenza il Plan Colombia, un piano concordato con gli U.S.A., che con la scusa della lotta al narcotraffico istituzionalizza la presenza militare statunitense in Colombia e la fornitura di armi (dopo Israele e Egitto, la Colombia è il terzo paese a cui gli U.S.A. forniscono più armamenti). Ma per un terzo del suo sviluppo il Plan Colombia vede impegnata anche l?Europa, che se in un primo tempo doveva occuparsi solo degli aspetti di ricostruzione del tessuto sociale del paese, dopo l?11 settembre 2001 ha contribuito alla fornitura di armi (in particolar modo la Spagna di Aznar e la Gran Bretagna: non è un caso che uno dei primi atti di politica estera del governo Zapatero sia stato l?annullamento di aiuti militari alla Colombia).
In considerazione di tutto ciò ci riesce poco credibile che la non concessione del visto alla delegazione colombiana non abbia anche una pesante connotazione politica. Forse è arrivato il momento di porre maggiore attenzione sulla complicità europea nel Plan Colombia che tutto sta facendo tranne che diminuire le piantagioni di cocaina (da quando è iniziato, i campi destinati alla sua coltivazione sono aumentati del 6%).
Pertanto proprio per la difficoltà di far giungere direttamente la loro voce riteniamo sempre più indispensabile portare avanti la campagna di solidarietà ed informazione ?Un?altra Colombia è possibile, in pace e con giustizia sociale? promossa del movimento sociale colombiano e sostenuta dal GUE (Sinistra Europea Unitaria) nonché maggior appoggio a livello istituzionale e sostegno economico per far fronte alle spese processuali per la difesa di Luz Perly Cordoba e degli altri sindacalisti e rappresentanti di organizzazioni popolari ingiustamente detenuti che quotidianamente deve sostenere l?organizzazione dei diritti umani ?Collettivo di avvocati José Alvear Restrepo?.
Ci riproponiamo pertanto di organizzare un altro incontro con le realtà e le associazioni che nel nostro paese si stanno occupando attivamente del caso ?Colombia?.
A presto
La Memoria Onlus
Comitato di Solidarietà con la Rivoluzione Bolivariana ?La Madrugada?
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