[Cerchio] "Maledetta democrazia!"

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著者: clochard
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題目: [Cerchio] "Maledetta democrazia!"
"Maledetta democrazia!"

Caracas, 10/06/2004 -

La satanizzazione mediatica del governo venezuelano e del suo Presidente
salta a pié pari un semplice dato: sette elezioni negli ultimi cinque anni,
compreso un referendum in cui é stata approvata la nuova Costituzione
bolivariana.
Stiamo parlando del paese sudamericano in cui si é votato piú spesso, il cui
Presidente ha uno zoccolo duro di accettazione che -nei peggiori momenti-
non é inferiore al 35%. Tuttavia ció non impedisce ai detrattori di lanciare
accuse di fascismo e/o comunismo, castrismo, dittatura tropicale, democrazia
sí ma con vocazione autoritaria, populismo ecc. E' comune che dagli schermi
televisivi, in tutti i telegiornali si denunci la mancanza di libertá di
espressione ed una inminente deriva dittatoriale. Incuranti del ridicolo,
continuanono imperterriti ad autosmentirsi quotidianamente in diretta.
Al di lá dello spettacolo della politica prefabbricato dall'industria della
comunicazione di massa -contrastata da una sola rete statale ed un
quotidiano a difusione nazionale- soffermiamo l'attenzione su di alcuni dati
che aiutano ad orientarsi.

Il governo venezuelano non ha espropriato nessuna industria nazionale o
straniera, ma si oppone alla privatizzazione del settore petrolifero,
previdenza sociale, sanitá ed istruzione.
Finora é stato in grado di pagare puntualmente il suo debito estero ed
autofinanziarsi senza passare sotto le forche caudine dell'FMI, preservando
in questo modo piena autonomia nella politica economica, monetaria e
fiscale.
Sono aumentate le riserve monetarie, raggiungendo un record storico ed una
condizione invidiabile: il debito estero é inferiore alle riserve. Ció
spiega, in parte, l'accresciuto protagonismo regionale del Venezuela che, da
solitaria voce dissonante di qualche anno fa, si é convertito in propulsore
dell'integrazione regionale attorno ad un asse Brasilia-Buenos
Aires-Caracas, preludio della confluenza tra MERCOSUR e CAN. Questa è la
barriera contro il progetto di annessione delle economie del continente all'ALCA.


All'arrivo di Chavez al governo -nel 1999- il prezzo del barile di petrolio
era sprofondato a 8 dollari. Il presidente venezuelano rilanció la politica
di regolazione dei volumi di greggio da immettere sul mercato, riuscendo a
far resuscitare l'OPEC e silenziare la litigiositá dei paesi produttori
arabi. Venne fissata una fascia di oscillazione dei prezzi da un minimo di
22 ad un massimo di 28 dollari, tuttora vigente.
Questa politica ha garantito all'erario pubblico straordinari flussi
monetari. Quel che é una virtú all'interno, é un peccato mortale agli occhi
degli Stati Uniti e del settore che è stato estromesso dal potere politico.
Il connubio tra questi due fattori si basa su antichi interessi comuni che
risalgono all'epoca del crollo del colonialismo spagnolo.

Il vecchio gruppo che aveva nelle proprie mani l'industria statale del
petrolio, dirigendola come fosse una proprietá privata del loro clan,
era -ed é- partigiano di una estrazione illimitata, e di non regolare l'offerta.
Ma i numeri danno loro torto: il barile é passato da 8 dollari (cosa
eccellente per gli USA e i tecnocrati) agli attuali 38! Conviene sorvolare
sul fatto che concessero addirittura uno sconto di 2 dollari per barile agli
USA con un contratto della durata ventennale: un paese non-industrializato
finanzia la prima economia del mondo!

La battaglia per il controllo del petrolio é di grande rilevanza strategica,
visto che sta al primo posto nella determinazione del prodotto interno
lordo. Chi controlla il petrolio ha in mano i cordoni della borsa e
controlla l'intero paese. E' comprensibile, quindi, come il controllo di
questo autentico Stato nello Stato abbia trasceso i confini della lotta
politica e sia diventato uno scontro sociale frontale.
Scontro tra un modello di paese mono-esportatore, dipendente non solo nei
manufatti industriali e tecnologici (ma persino nell'80% del consumo
alimentare) e un progetto di sviluppo di una economia rivolta a soddisfare
direttamente le necesità interne.
Il modello neocoloniale -battezzato sdegnosamente "stazione di benzina a sud
di Miami-
ha riprodotto costantemente la dipendenza totale: i petro-dollari in entrata
uscivano rapidamente per importare persino zucchero, fagioli, mais e
fagioli. Tutto ció in un paese dalle grande distese verdi, incolte e ricche
di risorse ídriche. La dipendenza è un modello economico pianificato dall'esterno
che, in questo caso, tralascia deliberatamente di utilizzare un suolo
fertile e generoso.



La rendita petrolifera era appannaggio di una minoranza sociale ostile a
gettare le basi di una industrializzazione primaria, rivolta al mercato
interno e all'esportazione a quello andino-caraibico. Questa borghesia
"compradora" ha sempre preferito riempire i containers a Miami e dedicarse
ai commerci, altamente lucrativi vista l'inesistenza dei controlli doganali
e fiscali.

L'irruzione bolivariana e di Chavez sulla scena, segnano la fine del
bipartitismo del franchising locale dell'internazionale socialista e
democristiana, e con esso declina un modello che dalla dipendenza era
degenerato in una dilagante corruzione, scandalosamente scialacquatore,
popolarmente battezzato come "Venezuela saudita". Questo ciclo rimase ferito
a morte nel febbraio del 1989, quando in tutti i centri urbani si estesero a
macchia d'olio i saccheggi sistematici, in risposta ad un "pacchetto di
aggiustamenti" decretato dall'FMI. Il "Caracazo" (chiamata così la rivolta
di Caracas - ndr.) costó qualche migliaio di morti.
Il re era nudo, si inabissó la "Venezuela saudita": non era piú possibile
continuare con quel tipo di modello economico e politico che -per
sussistere- era condannato ad indebitarsi sempre piú ed escludere
radicalmente settori sempre più ampi della società.

Il "Caracazo" è stata la prima insurrezione di massa contro l'FMI e
rappresentó una diga contro cui si infranse posteriormente l'onda espansiva
del neoliberismo. Il definitivo crack bancario in cui lo Stato dovette
sacrificare preziose risorse economiche per coprire le malefatte del settore
finanziario, fu il colpo di grazia ad una classe politica e ad un blocco
dominante che -con una rigida ed autoritaria esclusione della sinistra e
delle maggioranze sociali- avevano retto i destini del Venezuela per 40
anni.

Il governo bolivariano di Hugo Chavez si affrettó ad approvare una riforma
agraria che penalizzava le terre oziose, lasciate all'abbandono e non
coltivate. Due milioni di ettari sono stati assegnati a cooperative e
piccoli produttori, rispondendo al clamore generale di giustizia che non
tollerava l'improduttivitá del ricco suolo. La sovranitá alimentare, ossia l'abbattimento
progressivo delle importazioni agro-alimentari é un obiettivo strategico
sostenuto con stanziamenti finanziari per le cooperative e i piccoli
produttori.
Sono state proibite le coltivazioni transgeniche e si punta ad una
autosufficienza caratterizzata da sementi 100% naturali. In questo processo,
un centinaio di dirigenti contadini sono stati assassinati dai paramilitares
colombiani assoldati dai proprietari terrieri nelle sterminate regioni
agricole lungo la frontiera.

La nuova legge sugli idrocarburi riafferma la proprietá statale del
petrolio, elevandola al rango costituzionale: per privatizzare bisogna
cambiare la Costituzione. Lo sfruttamento delle incalcolabili risorse
energetiche situate alla foce dell'Orinoco é stato aperto alle compagnie
private straniere. Non solo alle compagnie USA, come avveniva nel passato,
ma anche a quelle russe, norvegesi ecc, iniziando una salutare
diversificazione dei patners e dei mercati. La legge ha quintuplicato la
percentuale che le multinazionali devono versare allo Stato.

Il bilancio per l'istruzione e la sanitá é il piú elevato del continente. E'
stata creata dal nulla una rete di assistenza medica preventiva nei settori
urbani poveri e in quelli rurali, in virtú di un convengo di interscambio
con Cuba.
Per quella parte preponderante della popolazione esclusa dal sistema
sanitario, é la prima volta che dispongono di un medico in ogni quartiere.
Il riflesso positivo si concretizza nella diminuzione del 30% nell'afflusso
nelle strutture ospedaliere.



In questo momento, il 30% della popolazione é impegnata negli studi, sia nel
ciclo della scolarizzazione normale, come nelle campagne di alfabetizzazione
e per completare il ciclo pre-universitario. Molti dei partecipanti ricevono
una borsa di studio equivalente ad un salario minimo. Si tratta di uno
sforzo di grande valore sociale, e comporta una sfida organizzativa condotta
al di fuori delle inefficienti istituzioni scolastiche tradizionali.
Per garantire il diritto allo studio a tanta gente, é stato indispensabile
creare una rete ex novo. Si doveva, infatti, neutralizzare le vecchie mafie
sindacali che -grazie ad un privilegio corporativo che garantisce il salario
anche quando scioperano- hanno costantemente sabotato il sistema educativo
pubblico. Non garantiscono nemmeno 200 giorni di studio all'anno.

La politica salariale del governo si é sinora contraddistinta,
principalmente, con la reintegrazione dell'inflazione nel salario minimo.
Questi sono i lineamenti concreti di questa terribile "dittatura comunista",
colpevole di perseguire un progetto di sviluppo nazionale non ortosso, non
proiettato verso l'esterno, ma orientato a soddisfare prioritariamente il
mercato interno. L'eterodossia bolivariana ostacola i monopoli nazionali e
stranieri, incoraggia ed appoggia la piccola industria, le coperative, e
privilegia gli investimenti produttivi di lungo periodo, al posto di quelli
volatili nella girándole delle borse.

Il cocetto di "riformismo" é estraneo al lessico e all'orizzonte concettuale
dei vecchi e anchilosati gruppi oligarchici, mentalmente colonizzati,
accaniti seguaci del "tutto e subito". Non hanno mai accettato il nuevo
corso, sottovalutando sistemáticamente la forza del nuovo blocco sociale che
si é formato, e si sono illusi di recuperare il potere politico con la
sovversione, il golpismo e il vassallaggio.
In un primo momento riscorsero alla soluzione tradizionale del classico
colpo di Stato. Sbagliarono i conti: 50 generali fascistoidi non poterono
coinvolgere l'istituzione militare nell'avventura antidemocratica. L'unitá
civico-militare non é un semplice slogan, ma un principio che plasma e rende
peculiare il nuevo assetto di potere venezuelano. L'oligarchia perse cosí
tutti i dirigenti ad essa adepti nelle fila delle forze armate

Nove mesi dopo, per arrivare alla restaurazione imboccarono la strada della
guerra economica, del sabotaggio, con l'ammutinamento dei tecnocrati del
petrolio, serrata padronale e taglio delle linee dei rifornimenti alimentari
alle cittá. L'ammontare dei danni che causarono furono come quelli di una
guerra: 10 miliardi di dollari, con una caduta del 28% del prodotto lordo.
La popolazione non reagí come avevano sognato le elites : non vi furono né
violenza, né saccheggi, non venne nemmeno proclamato lo stato di emergenza.
La gente si autorganizzò per strappare alle forze della restaurazione ogni
spazio sociale, agendo dal basso, ed imponendo il ritorno alla legalità in
ogni scuola, fabbrica, centro di distribuzione, ufficio pubblico ecc.
Il prezzo che dovette pagare la destra fu la perdita del controllo del
gioiello della corona: espulsione dall'industria petrolifera e sgretolamento
del monopolio dei grossisti del settore alimentario. Molti protagonisti
della serrata non ressero due mesi di inattivitá e fu bancarrota per i
piccoli industriali.
Il colpo piú duro, peró, arrivó con il decreto di blocco cambiario e il
controllo delle importazioni. L'arma della fuga di capitali venne cosí
vanificata. Nel trimestre precedente alla serrata, infatti, avevano
concimato il terreno della destabilizzazione trafugando ben 4 miliardi di
dollari.

Il potere economico e mediatico, gran parte del ceto medio, con il sostegno
della metropoli imperiale, fanno quadrato, resistono con ogni
mezzo -soprattutto illegale- e persistono nello scontro frontale con la
nuova istituzionalitá con l'obiettivo di creare artificialmente l'ingovernabilitá.
Gli spazi di manovra del governo bolivariano che gli hanno permesso di
sfuggire parzialmente a questa morsa mortale, sono garantiti dall'appoggio
di una straordinaria rete sociale di movimenti e dalla lealtá dell'esercito
alla Costituzione..
Senza di questo, e senza l'invidiabile rendita petrolifera, il conflitto tra
le elites e le maggioranze sociali si sarebbe giá concluso a favore delle
prime.

Questi sono anche i ristretti margini dentro cui possono muoversi le forze
del cambiamento nei paesi latinoamericani, quando arrivano al potere
politico attraverso le regole della democrazia rappresentativa. La lezione
che viene dal Venezuela indica gli ostacoli e le strettoie che si presentano
per la conformazione di una nuova egemonia sociale: il potere economico non
esita a far ricorso all'illegalità e alla violenza. E conta con l'avallo,
copertura e finanziamento degli Stati Uniti e il succube silenzio degli
europei.

E' una lezione che insegna molto, ma non tutto, dato le molteplici
differenze di varia natura che esistono nelle varie geografie sociali e
nazionali, tantomeno puó essere elevato a modello. Tra l'altro perché la
partita in Venezuela é ancora aperta.