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Autore: Gabriele Focosi
Data:  
Oggetto: [Forumlucca] Diamanti provenienti da zone di conflitto: l'industria della gioielleria continua a tenere gli acquirenti all'oscuro
COMUNICATO STAMPA
CS143-2004

DIAMANTI PROVENIENTI DA ZONE DI CONFLITTO: L'INDUSTRIA DELLA GIOIELLERIA
CONTINUA A TENERE GLI ACQUIRENTI ALL'OSCURO

Amnesty International e Global Witness hanno presentato oggi un rapporto
che illustra i risultati di un'indagine condotta nel settore della
gioielleria, sia tra i distributori che i venditori al dettaglio,
sull'impegno all'autoregolamentazione per sostenere il Processo Kimberley
- lo schema internazionale di certificazione creato per combattere il
commercio dei diamanti provenienti da zone di conflitto.

I risultati dell'indagine indicano che l'industria dei diamanti non e'
riuscita a tener fede all'impegno, preso nel gennaio 2003 dai propri
rappresentanti, di fornire garanzie scritte sulla provenienza delle pietre
ed attuare un codice di comportamento per sostenere lo schema di
certificazione Kimberley.

L'indagine presso le principali aziende e i gioiellieri negli Stati Uniti
e nel Regno Unito ha evidenziato che fra le aziende che hanno risposto,
meno di una su quattro ha applicato una politica chiara sui 'diamanti dei
conflitti' e meno della meta' dei gioiellieri interpellati hanno potuto
offrire al consumatore un'assicurazione efficace che i diamanti venduti
non provenissero da zone di conflitto.

Il dati presentati oggi fanno parte di un'indagine ampia condotta fra piu'
di 800 rivenditori e fornitori contattati in Australia, Belgio, Francia,
Germania, Paesi Bassi, Svizzera e Italia. Finora soltanto in 52 hanno
risposto con informazioni sulla loro politica. In Italia, su 152 imprese e
associazioni di categoria contattate, solo 5 hanno risposto dichiarando di
essere costrette a fidarsi di quanto affermato dai propri grossisti e
invocando un maggiore controllo da parte dello Stato italiano al momento
dell'importazione.

'I risultati dell'indagine sono molto deludenti e indicano che, sebbene
cresca la consapevolezza del legame fra diamanti illegali e conflitti
sanguinosi, una maggioranza significativa dei rivenditori di gioielli
continua a non essere in grado di fornire garanzie sulla provenienza delle
pietre' ? ha dichiarato Giuseppe Piras, responsabile per i diritti
economici, sociali e culturali della Sezione Italiana di Amnesty
International.

Amnesty International e Global Witness nutrono seri dubbi circa
l'efficacia del World Diamond Council nel realizzare questi obiettivi;
occorre adottare misure urgenti per accertare che questo organismo
intensifichi il coordinamento e il controllo delle azioni dell'industria
per combattere i 'diamanti dei conflitti'. E' ormai chiaro che, per essere
veramente efficace nel sostegno degli obiettivi del Processo Kimberley, la
regolazione deve muoversi oltre la sfera volontaria.

Amnesty International e Global Witness stanno inoltre invitando i governi
aderenti al Processo Kimberley ad accertarsi che l'industria dei diamanti
realizzi completamente il proprio codice di comportamento, come richiesto
dal Processo stesso. 'Abbiamo forti dubbi sul fatto che il Governo
italiano si sia attivato affinche' cio' avvenga' ? ha aggiunto Piras.

Secondo le due organizzazioni, solo lo sforzo congiunto degli Stati e di
tutti i settori dell'industria e del commercio dei diamanti potra'
garantire all'acquirente di stare acquistando un gioiello che non sia
stato causa di tremende sofferenze e gravi violazioni dei diritti umani.

FINE DEL COMUNICATO
Roma, 18 ottobre 2004

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Amnesty International - Gruppo Italia 201 Lucca - www.amnesty.luccanet.com