Scrive fernanda <fernanda.lc@???>:
> ----- Original Message -----
> From: fernanda
> To: forumgenova@???
> Sent: Monday, October 18, 2004 4:27 PM
> Subject: lezioni di ordine pubblico in Iraq
> dalla Repubblica di oggi.
> Nassiriya,si studia il G8 di Genova. Le immagini degli scontri per addestrare
> la polizia antisommossa irachena.
> In vista delle elezioni di gennaio e dei possibili disordini che le
> accompagneranno, i carabinieri di stanza a Nassiriya hanno deciso di mostrare
> agli "allievi" del nascente corpo delle teste di cuoio, "il peggio che può
> succedere". Si sono fatti mandare da Roma le cassette con i disordini del G8
> di Genova 2001 e le hanno proiettate. A scopi didattici. "Dobbiamo preparare
> Ogni commento è supperfluo, non credete?
> fernanda
Sono in accordo!
A questo proposito allego un mio vecchio articolo (uscito su Liberazione) per
sottolineare ancora una volta che ogni utilizzo di lacrimogeni ("stile G8") da
parte dei militari ed eserciti è bandito dalla Convenzone sulle Armi Chimiche.
PS. piccolo consiglio: per leggere l'articolo "ipocrisia chimica", oramai
datato, basta sostituire le parole "esercito degli stati uniti" con la
parola "carabinieri"...e il gioco è fatto!
Grazie per l'attenzione.
Edoardo Magnone
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Ipocrisia chimica
Edoardo Magnone
Liberazione 4 maggio 2003
Per due volte i marines statunitensi hanno sparato a Falluja sui dimostranti
pacifici uccidendo 16 persone e ferendone più di 40. Il crimine sarebbe stato
molto più grave se i militari avessero deciso di usare i loro Riot Control
Agents (agenti per il controllo dell'ordine pubblico) come già ipotizzato dal
segretario alla Difesa Donald Rumsfeld e come autorizzato dal presidente
George W. Bush. Dopo tutti gli orrori che abbiamo visto questo sarebbe stato
un vero e proprio "crimine contro l'umanità".
Infatti in questo caso la colpa dell'eccidio sarebbe aggravata dall'uso in
tempo di guerra di armi chimiche bandite dalla Convenzione sulla proibizione
dello sviluppo, produzione, immagazzinamento ed uso di armi chimiche e sulla
loro distruzione (Chemical Weapons Convention o Cwc).
La firma di Parigi
La Convenzione (Parigi, 13 gennaio 1993) ha unito 174 paesi determinati ad
agire, come si legge nel preambolo, al fine di «raggiungere un effettivo
progresso verso il disarmo generale e completo sotto uno stretto ed effettivo
controllo internazionale, inclusa la proibizione e l'eliminazione di tutti i
tipi di armi di distruzione di massa;
convinti che la completa ed effettiva
proibizione dello sviluppo, produzione, acquisizione, immagazzinaggio,
detenzione, trasferimento ed uso di armi chimiche e loro distruzione,
rappresenta un passo necessario verso il conseguimento di tali obiettivi
comuni».
Già dal primo articolo della Cwc vengono definiti gli obblighi generali
relativi agli agenti per il controllo dell'ordine pubblico, specificando
che «ciascuno Stato parte s'impegna a non usare agenti chimici di ordine
pubblico quale metodo di guerra». Quindi questi agenti (per esempio
lacrimogeni a base di Cs) sono consentiti per azioni di "law enforcement" ma
non in caso di guerra. Il divieto assoluto di usare queste sostanze
chimiche «quale metodo di guerra» ha lo scopo, come emerge dai lavori che
precedettero la stesura della Convenzione, di creare un deterrente al rischio
dell'escalation di una guerra chimica su grande scala. Vale quindi quello che
fu detto già alla Conferenza di Ginevra del 1925: se non è possibile abolire
tecnicamente la possibilità di guerra chimica, bisogna abolire l'idea di
guerra chimica, occorre che l'uomo, e soprattutto chi ha la responsabilità del
comando, si persuada che non ha mai senso ricorrere alle armi chimiche e
batteriologiche. Sarebbe il suicidio morale, altre che fisico, dell'umanità.
Armi "non letali"?
Mentre tali armi spesso sono definite "non letali" in realtà possono diventare
mortali ed essere usate per uccidere il soldato nemico. L'esempio più tipico
di quest'ultima condotta bellica è nella guerra del Vietnam; in particolare
gli Stati Uniti usarono gas lacrimogeni (Cs) e agenti defolianti (Agent
Orange) per snidare gli avversari nascosti (costruzioni, trafori, tunnel,
foreste) e ucciderli. Hanoi aveva protestato molte volte per l'impiego di
lacrimogeni affermando che in taluni casi questi agenti risultano mortali.
Nell'ottobre 2002, dentro il teatro di Mosca, le forze speciali russe hanno
usato agenti chimici (forse incapacitanti "non letali") i cui tragici effetti,
oltre che essere tristemente impressi nelle nostre menti, si faranno sentire
anche a distanza di mesi o anni. In tale occasione morì, per sostanze "non
letali", circa il 15% degli ostaggi.
La Convenzione, sottoscritta dagli Stati Uniti (con risoluzione esecutiva del
Senato degli Stati Uniti, 105th Congresso, 1st Session, S. Exec. Res. 75),
distingue la natura delle diverse armi prese in esame, indicando le seguenti
categorie: le armi chimiche, i composti chimici tossici, i precursori, i
sistemi chimici binari e gli agenti per il controllo dell'ordine pubblico.
Rientra in quest'ultima classe ogni composto chimico «che può produrre
rapidamente negli esseri umani irritazione sensoria o effetti fisici
inabilitanti che scompaiono dopo un breve periodo di tempo a seguito della
cessazione dell'esposizione». Quindi, al fine dell'applicazione della
Convenzione, le armi chimiche che procurano effetti irreversibili (o protratti
nel tempo) non possono essere considerate agenti per il controllo dell'ordine
pubblico.
Rischi di escalation
Le cose potrebbero precipitare da un momento all'altro. La potenziale
violazione statunitense della Cwc acquista un nuovo significato in quella che
è diventata l'aggressione anglo-americana in Iraq e per l'evolversi della
strategia bellica nelle ultime settimane. Infatti, lo svolgimento di nuove
manifestazioni anti-americane può spostare il fronte della guerra "preventiva"
dai deserti alle città, dal soldato al civile, dalla difesa contraerea
irachena alla manifestazione di dissenso. Questo inasprimento ed allargamento
del conflitto deve portare alla denuncia del potenziale utilizzo di armi non
convenzionali da parte dell'esercito statunitense. Una tragica escalation
nell'aggressività bellica con armi chimiche è da scongiurarsi in difesa della
popolazione civile irachena che ne pagherebbe le conseguenze per molti anni.
L'uso delle armi chimiche antiuomo, quali sono gli agenti per il controllo
dell'ordine pubblico, da parte dell'esercito degli Stati Uniti per ristabilire
l'ordine pubblico in Iraq, in violazione dei protocolli internazionali, deve
suscitare naturali inquietudini e indignazione dalla comunità politica e
civile; l'interesse comune dovrebbe essere rivolto a rafforzare le Convenzioni
esistenti per la non proliferazione delle armi chimiche e non promuovere,
invece, la loro violazione.
Se l'interpretazione "elastica" utilizzata dagli Stati Uniti, per quanto
riguarda il chiaro significato degli articoli presenti nei protocolli della
Cwc, dovesse essere tollerata dalla comunità internazionale per una sola
nazione, allora il pericolo potrebbe crescere in modo esponenziale in quanto
si verrebbe a creare un pericolosissimo precedente mondiale di proliferazione
di queste armi e del loro utilizzo in guerra. Anche per questi motivi, tutti i
paesi che firmarono il protocollo dovrebbero urgentemente denunciare le
attuali violazioni.
Difesa dei civili
La Cwc, prevedendo le verifiche multilaterali, la distruzione delle vecchie
armi (incenerimento diretto o neutralizzazione con reazione chimica),
l'assicurazione per ogni stato membro che subisce la minaccia delle armi
chimiche di ottenere l'immediata assistenza da parte di tutti gli altri stati
membri, lascia ancora molti punti da approfondire, rivedere o implementare.
L'utilizzo da parte degli Stati Uniti di un solo lacrimogeno in questo
contesto bellico rappresenta una chiara violazione della Convenzione sulle
armi chimiche, un crimine contro l'umanità da condannare con voce ferma in
difesa della popolazione civile e una lesione al tessuto democratico
internazionale difficilmente suturabile.
Come è stato ricordato giustamente da centinaia di scienziati
nell'anniversario della ratifica, la Cwc «riflette il desiderio del mondo che
gli sviluppi delle scienze chimiche e biochimiche vengano usate esclusivamente
per il bene dell'umanità».
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