[Consumo critico - Milano Social Forum] Solo 15 mesi al Peak…

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Autore: andrea_cip@libero.it
Data:  
Oggetto: [Consumo critico - Milano Social Forum] Solo 15 mesi al Peak Oil
Solo 15 mesi al Peak Oil
di Adam Porter da CounterCurrents

Peak oil è il termine con cui si indica il dato empirico in base al quale
ogni giacimento di petrolio può essere sfruttato, aumentando
progressivamente la produzione, fino a un limite massimo che pressappoco
coincide con la metà delle disponibilità originarie del giacimento. Dopo il
peak oil, le quantità estratte e commercializzate cominceranno a diminuire
inesorabilmente. Ebbene, dice Ali Bakhtiari, analista di questioni
petrolifere: “il peak oil arriverà tra il 2006 ed il 2007. Mancano solo 15
mesi. A quel punto, nessuno può sapere cosa accadrà. Eccetto il sicuro
aumento del prezzo del petrolio. E nessuno sarà in grado di fermarlo.”
In un mondo dominato dall’autocensura, solo i più audaci osano parlare
chiaro. Ma in un mondo che va avanti grazie all’energia a basso costo, con
tutte le conseguenze che ciò comporta, solo coloro che danno più valore
alla loro integrità che al loro portafoglio si meritano di essere ascoltati.

Lo scorso aprile un uomo lo ha fatto. Si tratta dell’iraniano Ali
Bakhtiari, analista ed esperto di questioni energetiche e petrolifere. Si è
alzato in piedi e ha fatto una previsione che lo avrebbe potuto rendere
ridicolo.

“Entro la fine dell’anno vedremo il prezzo del petrolio salire a 50$ al
barile” disse al pubblico dell’assemblea annuale dell’Association for the
Study of Peak Oil (ASPO) a Berlino.

Prevedere che si sarebbero raggiunti prezzi “da record” era ammissibile, ma
fissare esattamente il prezzo era tutta un’altra cosa. Ma ora, mentre
l’Opec, le principali nazioni industriali e l’Arabia Saudita ripetono
insistentemente che “non c’è alcun problema”, le affermazioni di Bakhtiari
sono più che giustificabili.

“E’ quello che ho detto in aprile, che saremmo arrivati a 50$ entro la fine
dell’anno. Ed è successo addirittura tre mesi prima”, dice sorridendo,
“penso che sia stata un previsione piuttosto azzeccata”.

Il problema è che l’aumento del prezzo del petrolio rappresenta
indubbiamente una minaccia economica. Non per i super ricchi, ovvero l’uno
per cento della popolazione globale, né per i super poveri, ovvero il 50%
della popolazione mondiale che vive con meno di 2 dollari al giorno. A
essere minacciati sono tutti gli altri, più o meno tre miliardi di persone.

“Temo che il prezzo salirà ancora” dice Bakhtiari con preoccupazione.
“Speravo che sarebbe rimasto attorno ai 40 dollari. Penso che, a quel
livello, le economie avrebbero potuto far fronte al problema, ma ora il
prezzo del petrolio è fuori controllo.”

Il punto della discussione è che invece pianificare un metodo di
sfruttamento del petrolio, il futuro di queste risorsa biologica di alto
valore è stato lasciato nelle mani dei fondamentalisti del mercato
economico. Il crollo del prezzo del petrolio negli anni novanta, così come
la debolezza del dollaro, ha fatto sì che il vero valore del petrolio fosse
incredibilmente basso.
Pertanto né le grandi compagnie petrolifere, né le nazioni produttrici,
erano interessate a spendere miliardi di dollari in nuovi investimenti,
visto che non c’erano profitti a breve termine.

Nessuno era interessato a investire miliardi di dollari per migliorare il
rendimento del carburante, visto che ciò non avrebbe portato profitti a
breve termine. Perché nessuno fosse interessato a spendere miliardi
nell’energia solare, eolica ed a idrogeno, è impossibile a dirsi.
“Le grandi economie si stanno abituando adesso ai 40 dollari al barile.
Abbiamo superato quella barriera sia a livello finanziario che psicologico,
ma se passiamo subito a 50 dollari, la situazione non è delle migliori”.

Per completare questo tipo di riflessione, bisogna aggiungere il fatto che
il petrolio è stato sfruttato in modo tale da poter dire con certezza che
non c’è più futuro per questa risorsa energetica.
Ironicamente, proprio questa avidità nello sfruttamento, dovuta alla
domanda sempre crescente negli Stati Uniti, Cina e India, potrebbe
esacerbare il problema.

Bahktiari, comunque, non pensa che i prezzi rimarranno per sempre
nell’intervallo tra i 40 ed i 50 dollari. Anzi, pensa che questa situazione
non durerà per molto. Afferma che i prezzi siano guidati da un fenomeno
assai più preoccupante.

“Nessuno è più in grado di controllare i prezzi. Per esempio, tutti hanno
sempre pensato che l’OPEC fosse in grado di manovrare la domanda. Ma ciò fa
parte del passato. Ora è il fenomeno del peak oil a dirigere il tutto. Il
peak oil sta conducendo l’aumento dei prezzi, e la domanda non è più al
centro della questione. Stiamo entrando in una nuova era, e questo è solo
il principio”.

L’idea del peak oil è questa: non appena si sarà esaurita la metà del
petrolio disponibile originariamente sul pianeta, una domanda massiccia,
combinata con il conseguente rallentamento delle forniture, creerà un
brutale aumento dei prezzi
Il fenomeno del peak oil equivale, a livello economico, a una ghigliottina.
E la corda a cui è appesa la lama che minaccia le nostre teste verrà
lasciata senza avvertimento.

I politici, le nazioni produttrici, le grandi compagnie petrolifere e gli
stati consumatori non hanno intenzione di annunciare la loro disfatta. Non
sarebbe una buona mossa per gli affari, o per la rielezione, o per entrambe
le cose.

“Se non ci fosse alcun problema, allora non ci sarebbe neanche un aumento
dei prezzi”, spiega Bakhtiari.
“Se fosse vero che non c’è motivo di preoccuparsi, visto che c’è ancora
petrolio in abbondanza e l’OPEC e Yukos o chiunque altro, sono in grado di
pomparne ancora di più, allora non ci sarebbero problemi né aumento del
prezzo. Il mercato non sarebbe per nulla preoccupato”.

Mentre Bakhtiari ammette che le previsioni sono pericolose, le sue
ricerche, fino ad ora estremamente accurate, affermano che il peak oil deve
ancora arrivare. Come per l’uragano Ivan che soffia dall’oceano, possiamo
per ora solo percepire le prime raffiche di vento.

“Penso che il peak oil arriverà tra il 2006 ed il 2007. Ma, mancano solo 15
mesi, tutto qua. A quel punto, nessuno può sapere cosa accadrà. Eccetto il
sicuro aumento del prezzo del petrolio. E nessuno sarà in grado di fermarlo.”

Fonte: http://www.countercurrents.org/peakoil-porter031004.htm
Tradotto da Anna Temellini per Nuovi Mondi Media

http://italy.indymedia.org/news/2004/10/662319.php