Racconti dal Vero
presenta
IL MANIFESTO DEGLI AUTORI
  
PER IL RILANCIO DEL DOCUMENTARIO
COME GENERE CINEMATOGRAFICO
Cari amici,
la redazione di Racconti dal vero e Apollo 11, in quanto sede romana di 
Doc/it, vi invita a sottoscrivere l'appello redatto da una 
rappresentanza dei documentaristi italiani, che sarà presentato alla 
stampa sabato 23 ottobre nella giornata conclusiva degli Stati Generali 
del Documentario che si terranno presso la Cineteca Comunale di Bologna, 
durante il dibattito con i rappresentanti del Dipartimento dello 
Spettacolo, di Istituto Luce e delle principali case di distribuzione 
italiane tra cui Bim, Mikado, Lucky Red, Fandango, Pablo.
L'appello che vi proponiamo ha una sua ragion d'essere: in questa Italia 
piena di storie da raccontare (e, non a caso, "C'è un Paese da 
raccontare" è il titolo che abbiamo dato al dibattito di sabato 23 
ottobre agli Stati Generali), non solo non ci sono le risorse 
finanziarie sufficienti per fare del buon cinema, ma non esiste ancora 
una strategia comune che faccia entrare una volta per tutte il 
documentario, specie quello di creazione, nella grande famiglia del Cinema.
Oltretutto, spesso succede che quei funzionari della televisione 
pubblica che dovrebbero essere gli interlocutori più accreditati, non 
sono addetti ai lavori ma manager in quota al proprio partito di 
appartenenza, che magari l'anno prima gestivano qualche altro settore 
della "cosa pubblica" a fine mandato si ritroveranno a gestirne un 
altro. Quindi spiegar loro cos'è un film documentario - "d'autore", poi 
- al contrario di quanto succede in altri paesi europei con gli addetti 
al documentario delle relative televisioni pubbliche (commisioning 
editors), risulta impresa ardua.
E spesso viene da pensare che forse non hanno interesse a che si 
racconti il Paese reale, così com'è, al di là dei ritratti che vengono 
propinati da telegiornali e realityshow...
Sperando che nel frattempo gli interlocutori del servizio pubblico 
radio-televisivo si ravvedano e si appassionino... e nell'attesa e nella 
speranza che anche il Dipartimento dello Spettacolo e l'Istituto Luce si 
assumano le loro responsabilità, gli autori di documentari guardano al 
cinema, ai suoi produttori/distributori che quel mestiere fanno e non lo 
fanno provvisoriamente, essendo quindi interlocutori "a lunga 
conservazione" e non "a termine". Molti di loro sanno cos'è un 
documentario, ne hanno già prodotti alcuni, talvolta accettando la sfida 
di farli uscire sul grande schermo, anche perché sensibili e attenti 
alla nuova onda creativa dei documentari stranieri che incassano non 
poco nelle sale.
Vi chiediamo, dunque, di sottoscrivere il nostro appello; un appello 
(finalmente!) senza cahiers de doleance, ma, piuttosto, accorato e 
propositivo.
Per aderire è sufficiente inviare una mail, indicando nominativo e 
attività a: 
info@???  o  segreteria@???
<
mailto:Info@documentaristi.it>
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mailto:Info@documentaristi.it>
APPELLO
C'è un Paese da raccontare...
Cosa è accaduto e cosa sta accadendo al documentario italiano? La 
situazione che stiamo vivendo è curiosa, quasi schizofrenica. Da un lato 
si fa un gran parlare di "Cinema del reale", grazie anche all'effetto 
Moore, ma non solo. Nascono scuole, seminari, festival, iniziative 
editoriali... il Ministero (anche se non sappiamo ancora quando sarà 
operativa la modifica) alla fine ha deciso di comprendere i filmdoc tra 
quelli finanziabili col Fondo Unico per lo Spettacolo, accogliendo i 
dossier al posto delle sceneggiature; dopo anni e anni di false 
partenze, finalmente arriva ARTE su Raisat; e, ancora, le Film 
Commission regionali comprendono per tempo che forse una "no-fiction" 
sul territorio è meglio di un generico film... .Tutte cose che fanno 
pensare a una effettiva (ri)nascita del documentario in Italia.
Dall'altra parte, però, registi, produttori e distributori sono in 
difficoltà, perché, in fondo a tutto, le cose sono ancora ferme. E sul 
documentario, poi, esiste una indubbia confusione, conseguenza di una 
mancanza di cultura su questo genere cinematografico, così come non 
accade in altri paesi europei.
Insomma, mentre il Cinema del reale diventa modello di riferimento 
internazionale, tanto da trovare spazio anche nelle sale 
cinematografiche, da noi manca ormai qualsiasi referente istituzionale 
in grado di avviare "normali" percorsi produttivi.
Mai come in questo periodo è stata grande la distanza fra i discorsi e 
le effettive pratiche del documentario. Le glorie in stile Palma d'oro 
od Oscar al documentario sembrano non sfiorare un paese "orgoglioso" di 
esportare fiction televisiva ma spesso incapace di gettare sguardi 
originali sulla propria, ricchissima storia e sulla propria, complessa 
contemporaneità.
Mentre i rari documentari prodotti con difficoltà dagli autori italiani 
trovano riscontro anche all'estero, la possibilità di produrre, 
distribuire e vedere Cinema del reale nelle nostre televisioni ha 
raggiunto i suoi minimi storici.
Intanto c'è un Paese da raccontare: perché c'è un grande desiderio di 
conoscere, per una necessità etica, perché la memoria di un popolo si 
alimenta anche con le storie della realtà.
Ma se il piccolo schermo diventa sempre più piccolo per i documentaristi 
italiani, un segnale d'incoraggiamento sembra provenire dal grande 
schermo, grazie al coraggio e alla sensibilità di alcuni 
produttori/distributori che, attenti anche a quanto succede negli altri 
mercati, hanno dimostrato di credere nel Cinema del Reale.
I documentaristi italiani chiedono
Ai produttori e ai distributori cinematografici: che si impegnino sempre 
più a realizzare parte delle loro produzioni investendo sul cinema 
documentario.
Al Ministero dei Beni e delle attività culturali: che, nell'avviare la 
nuova Legge del cinema, consideri acquisita l'idea che un documentario è 
una produzione cinematografica a tutti gli effetti, pur godendo di 
specificità che ne rendono particolari le fasi dei sopralluoghi, di 
scrittura e delle riprese.
Al servizio pubblico nazionale televisivo: di non tradire la rilevante 
missione culturale, base stessa dell'esistenza della 
RAI-radiotelevisione italiana, per avviare un dipartimento di produzioni 
e di coproduzioni documentarie (come negli altri broadcaster europei e 
americani), diretto da responsabili di settore competenti, ai quali 
rivolgersi per progetti indipendenti valutati esclusivamente in virtù 
della loro qualità.
Alle reti televisive private: che nella leggerezza di strutture dotate 
di minori vincoli produttivi, comprendano che il documentario è parte 
integrante di qualsiasi palinsesto televisivo, anche se di carattere 
commerciale.
All'Istituto Luce: che rafforzi la sua opera di produzione di cinema 
documentario, incrementando i progetti con le produzioni indipendenti e 
gli sforzi distributivi a livello nazionale e internazionale.
        Il primo firmatario è Vittorio De Seta
        Il testo dell'appello e il dibattito agli Stati Generali è
        curato da:
        Agostino Ferrente, Gianfranco Pannone, Marco Bertozzi, Enrica
        Colusso, Giovanni Piperno, Leonardo Di Costanzo,
        Mariangela Barbanente, Gustav Hofer, Maria Teresa Tringali,
        Alessandro Rossetto, Paolo Pisanelli
        Coordinamento Valentina Brero, Lorenzo Burlando
        Segreteria Margaret Sgaramella
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