In mezzo a felpe, mascherine, premi e cotillons, ciclofficine, sequestri di hard disk, occupazioni, pioggerellina che salva gli assessori capitolini all'ambiente e mobilità, io mi prendo la briga di ricordarvi il signor Cristoforo Colombo!
Off topic? Non credo più di tanto, e comunque lo faccio prendendo a prestito le parole di Noam Chomsky.
LA FABBRICA DEL CONSENSO (1984)
Qualche settimana fa, durante le vacanze per il Thanksgiving Day, sono andato in gita in un parco nazionale insieme a un gruppo di amici e parenti. A un tratto ci siamo trovati di fronte una pietra tombale su cui era incisa questa iscrizione:"Qui giace una donna indiana, una Wampanoag; la sua famiglia, la sua tribù e la sua terra la offrirono affinché questa grande nazione potesse crescere e prosperare".
Naturalmente non è del tutto esatto dichiarare che la popolazione indigena offrì se stessa e òa propria terra per quel nobile scopo. In realtà i nativi furono massacrati, decimati e dispersi durante uno dei più grandi genocidi nella storia umana. Studi recenti ipotizzano che in America Latina ci fossero circa 80 milioni di nativi quando Colombo, come si usa dire, "scoprì" il continente, e altri 12-15 milioni a nord del Rio Grande. Nel 1650, circa il 95% della popolazione latinoamericana era stata spazzata via e quando gli Stati Uniti arrivarono a definire i propri confini, al loro interno sopravvivevano soltanto 200mila nativi.
In breve, un genocidio di massa su scala gigantesca che celebriamo ogni ottobre con il Colunbus Day, giorno dedicato a un discreto sterminatore di popoli.
Centinaia di cittadini americani, persone oneste e ben intenzionate, passano regolarmente davanti a quella lapide e ne leggono l'iscrizione apparentemente senza reazioni, fatta eccezione, forse, per un certo senso di soddisfaziobne perché finalmente il sacrificio dei popoli nativi riceve il meritato riconoscimento, il che si presume rappresenti il motivo per cui la lapide fu eretta. Forse reagirebbero in modo diverso se in visita ad Auschwitz o a Dachau si trovassero di fronte una lapide su cui fosse scritto:"Qui giace una donna ebrea, la sua famiglia e la sua terra la offrirono affinchè questa grande nazione potesse crescere e prosperare".
Saluti a tuttu.
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