[NuovoLaboratorio] @ FBI vs INDY?: GENOVA2001*Irak/ESF2004 e…

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Autore: info@forumdelteatro.org
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Oggetto: [NuovoLaboratorio] @ FBI vs INDY?: GENOVA2001*Irak/ESF2004 e altro

A che bel colpo prendere quei dischi... e quanta gente soddisfatta...


AGGIORNAMENTI:
http://www.forumdelteatro.org/breve.php3?id_breve=96

forumdelteatro.org

* * *

da l'Unità online

http://www.unita.it/index.asp?SEZIONE_COD=HP&TOPIC_TIPO=&TOPIC_ID=38364


L'Fbi precisa: il sequestro del server di Indymedia voluto dall'Italia
di Valentina Petrini

«Sul server sequestrato a Rackspace, la società che mette in rete Indymedia,
erano contenute tutte le informazioni relative al caso di Genova. Siamo molto
preoccupati». Laura Tartarini è un avvocato del Genova Legal Forum. La
raggiungiamo telefonicamente per farci spiegare i motivi del sequestro e il
perché del coinvolgimento italiano in questa vicenda. «Purtroppo non sappiamo
molto – ci spiega – Oltre alle poche cose diffuse dall’Fbi non c’è stata fatta
nessun altra comunicazione». A Genova sabato mattina gli operatori di Indymedia
e gli avvocati si sono riuniti per capire come muoversi. Già da un pò era in
programma questo meeting e venerdì si è deciso di incentrarlo sulla vicenda del
sequestro del server. «Due nostri colleghi sono partiti immediatamente per
Londra –aggiunge Laura Tartarini- Siamo in contatto e speriamo di potervi al
più presto dire di più».

Cala il silenzio sulla vicenda Indymedia, il sito che dà voce al movimento
antimperialista. Silenzio anche da parte del governo italiano, che secondo
quanto affermato da un agente dell’Fbi, Joe Parris, intervistato dalla France
Presse, sarebbe direttamente coinvolto. Come? L’Italia insieme alla Svizzera
avrebbe chiesto all’Autorità giudiziaria americana di intervenire per oscurare
Indymedia. L’ordine di sequestro, quindi, non è partito dagli Usa (che a quando
pare hanno solo mantenuto fede agli accordi di collaborazione tra l’America e
il nostro paese).

«L'intervento -ha detto l’agente Parris- e' stato fatto a nome di paesi terzi».
Parris ha anche precisato che questi "paesi terzi” sono l'Italia e la Svizzera
e ha aggiunto che l'iniziativa del ministero della Giustizia americana non e'
stata altro che «un aderire agli obblighi legali contenuti nei nostri trattati
di assistenza reciproca».

La sospensione delle attività locali dei siti di Indymedia rischia, a questo
punto, di diventare un giallo. Giovedì scorso, lo ricordiamo, gli agenti
dell’Fbi si sono presentati presso le sedi americana e inglese di Rackspace,
l’azienda che fornisce i server che ospitano molti siti locali di Indymedia,
per eseguire un ordine ben preciso: farsi consegnare, immediatamente, i server
web di Indymedia.

Questi i siti attualmente disabilitati: Amazzonia, Uruguay, Andorra, Polonia,
West Massachusetts, Nizza, Nantes, Lilles, Marsiglia (vale a dire, come
specificano quelli di Indymedia, tutta IndyMedia Francia) Euskal Herria (Paesi
Baschi), Liegi, Antwerpen (vale a dire tutto il Belgio), Belgrado, Portogallo,
Praga, Galizia, Italia, Brasile, Regno Unito e per finire Germania. La
Rackspace, parlando con volontari di Indymedia, ha dichiarato di «non poter
fornire ad Indymedia alcuna informazione riguardante questo ordine di
sequestro».

Nel sito italiano di Indymedia un comunicato informa i navigatori di quanto
accaduto: «Giovedì 7 Ottobre 2004, alle 18 circa, l’Fbi si è presentata presso
la sede statunitense e quella inglese di Rackspace, l'azienda presso la quale
risiedono i server che ospitano molti siti locali di Indymedia, fra cui
Italy.indymedia.org. Gli agenti hanno richiesto il sequestro delle due macchine
ed hanno preteso la consegna dei dischi, portandoseli quindi via. Attualmente
non abbiamo informazioni ulteriori, nemmeno sui motivi che hanno portato a
questa operazione. Siamo in attesa di tornare online con una macchina di
riserva, avendo attualmente perso molto del materiale presente su Indymedia».

E dal mondo politico arriva l’interrogazione parlamentare urgente del senatore
dei Verdi, Fiorello Cortina, che chiede al governo di chiarire il ruolo del
nostro paese nella vicenda che ha portato alla chiusura del server inglese
della rete di Indymedia. «Ho rivolto una interrogazione urgente al governo
italiano e al ministro Stanca affinché - prosegue Cortiana – si attivino per
garantire sia la riapertura del server che la tutela dei diritti di
comunicazione sulla rete. Questa violazione della libertà di pensiero e di
espressione arriva proprio mentre è ancora aperta la conferenza mondiale sulla
società dell'informazione promossa dall'Onu, a Ginevra nel 2003, e che si
concluderà a Tunisi nel 2005».

La notizia del coinvolgimento dell’Italia nel sequestro dei server che
permettono a Indymedia di essere in rete, ha subito messo in moto la machina
politica. Dopo i Verdi anche Rifondazione interviene: «Pisanu spieghi perché ha
chiesto l'intervento dell'Fbi per chiudere i siti Indymedia». È quanto chiede
in una nota Alfio Nicotra portavoce di Rifondazione nel Forum Sociale
Europeo. «Se corrisponde al vero quello che hanno dichiarato i funzionari
dell'Fbi, il Ministro dell'Interno deve dirci come questo atto di censura
globale sia compatibile con i principi costituzionali di libertà di espressione
e d'informazione».

Il 15 ottobre inoltre avrà inizio il Forum sociale europeo di Londra al quale
parteciperanno, dalle prime stime, circa cinquantamila delegati da tutto il
continente. Già ai tempi del G8 di Genova, nel luglio 201, gli operatori di
Indymedia avevano avuto problemi con le forze dell’ordine che volevano
sequestrare computer e attrezzature

Nicotra, dopo aver annunciato interrogazioni urgenti dei gruppi parlamentari
del suo partito sia a livello nazionale che europeo per porre fine al sequestro
ed ottenere spiegazioni su questa vergognosa operazione afferma che «il Prc è
solidale con i mediattivisti e disponibile, congiuntamente con le altre realtà
del movimento, ad una immediata mobilitazione in difesa della libertà di
informazione».




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